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Gli amici del 14enne ferito alla Galleria a Napoli: “Ci ha spinti per salvarci”

Salvatore, il ragazzino rimasto ferito da un pezzo di pietra che si è staccato dalla Galleria Umberto I di Napoli, in qualche modo si sarebbe accorto del pericolo e avrebbe tentato di allontanare gli amici che erano con lui.
A cura di Susanna Picone
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Sono critiche le condizioni di Salvatore Giordano, il ragazzino di 14 anni rimasto ferito sabato pomeriggio in via Toledo a Napoli, dopo che dei pezzi di cornicione si sono staccati dalla Galleria Umberto e l’hanno colpito. Il giovane, originario di Marano, è ricoverato all'ospedale Loreto Mare ed è in coma farmacologico. A poche ore dalla tragedia sono i suoi amici, quelli che insieme a Salvatore avevano deciso di trascorrere un pomeriggio spensierato in città, a ricostruire quanto accaduto. Il giovane rimasto ferito in qualche modo si sarebbe accorto di quanto stava per accadere e avrebbe tentato di allontanare i suoi amici dal pericolo. “Ci siamo sentiti spingere alle spalle – racconta uno degli amici di Salvatore al quotidiano Il Mattino -. Poi un rumore sordo, una gran botta. Il tempo di voltarci e il nostro amico era già a terra, riverso in una pozza di sangue”. Salvatore era arrivato a Napoli insieme a dieci amici, tutti adolescenti. Giovani che hanno raccontato di preferire solitamente pub e pizzerie della loro città, ma che approfittando delle vacanze e per festeggiare gli esami di terza media superati con ottimi voti avevano scelto anche altre mete, come il Vomero e il centro di Napoli.

Il drammatico racconto degli amici del 14enne ferito a Napoli

“Eravamo divisi in due gruppi – raccontano Francesco, Simone e Gennaro – Eravamo in quattro accanto a Salvatore e procedevamo in direzione di piazza del Plebiscito. Volevamo raggiungere a piedi la zona del lungomare, magari fermandoci in qualche bar della zona per assistere a qualche minuto della gara dei Mondiali Argentina-Belgio”. Lo avevano fatto anche la scorsa settimana. Il racconto dei ragazzi è drammatico: “Mi sa che si è accorto delle pietre che si staccavano da lì sopra mentre si specchiava nello schermo del suo telefonino per aggiustarsi i capelli. Eravamo nei pressi della galleria Umberto, quando mi sono sentito spingere con forza verso la strada. Ero quello più vicino a Salvatore. Mi sono voltato, l'ho visto a terra e mi sono precipitato verso di lui. Gli ho chiesto come si sentisse, ho cercato di scuoterlo, ma lui non rispondeva alle mie sollecitazioni. Aveva gli occhi sbarrati e attorno a lui c'era molto sangue. Dopo pochi secondi si sono avvicinati alcuni passanti, che mi hanno allontanato ed hanno allertato i soccorsi”.

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