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Opinioni

Fisco: dopo le bastonate (forse) arriva una prima carota

L’esecutivo Monti pare intenzionato a rilanciare la riforma del fisco più volte preannunciata ma mai realizzata dal governo Berlusconi. Per gli italiani qualche soldo in più in tasca, per l’Italia una spinta alla crescita.
A cura di Luca Spoldi
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Mario Monti

Dopo le pesanti stangate che nel 2011 hanno avuto un impatto quantificato in 75 miliardi di euro tra nuove entrate e tagli alla spesa (portando a 460 miliardi di euro circa il totale delle “correzioni di bilancio” apportate negli ultimi 20 anni dai governi italiani), il 2012 potrebbe portare finalmente la più volte annunciata ma mai realizzata riduzione del carico fiscale italiano. In questo senso gli occhi sono puntati sul prossimo Consiglio dei Ministri di venerdì, quando potrebbero secondo fonti di stampa essere varati due provvedimenti, un decreto legge contenente le misure più urgenti e un disegno di legge per i provvedimenti a più largo respiro legati alla sospirata riforma fiscale.

Di riforma per la verità si era iniziato a parlare già lo scorso anno quando l’ex ministro Giulio Tremonti aveva dichiarato più volte di voler ridurre da cinque a tre le aliquote fiscali, secondo uno schema molto lineare: 20%, 30%, 40%. La prima aliquota avrebbe dovuto essere applicata ai redditi inferiori ai 15-20 mila euro e il governo sembra orientato a introdurre proprio questa prima riforma coi provvedimenti attesi per il fine settimana. Ad oggi, occorre ricordarlo, l’Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) prevede che da zero a 15 mila euro si paghi il 23% (ossia da zero a 3450 euro), da 15 mila euro (e un centesimo) a 28 mila euro il 27% (quindi da 3450 a 6960 euro), da 28 mila euro (e un centesimo) a 55 mila euro il 38% (quindi da 6960 a 17220 euro), da 55 mila euro (e un centesimo) a 75 mila euro il 41% (quindi da 17220 a 25420 euro) e sopra tale soglia il 43% (quindi almeno 25420 euro più il 43% per la parte di reddito imponibile eccedente la i 75 mila euro).

Se venisse portata l’aliquota minima dal 23% al 20% il risparmio per i contribuenti si tradurrebbe in una cifra tra zero e 450 euro annui massimi, un beneficio che varrebbe per tutti i 41,8 milioni di contribuenti italiani ma che sarebbe massimo per circa la metà di costoro, ossia coloro i quali dichiarano meno di 15 mila euro (gli ultimi dati, del 2009 riferiti all’anno d’imposta 2008, parlano di quasi 21 milioni di contribuenti in tale situazione, a fronte di un imponibile medio di 18.873 euro). Tenendo conto che già per l’Irpef 2010 si sono avute esenzioni relative ai redditi inferiori ai 4.800 euro (per i lavoratori autonomi), ovvero agli 8 mila euro (per i lavoratori dipendenti che hanno lavorato 12 mesi l’anno) o ancora fino a 7.500 o 7.750 euro per i pensionati (di età inferiore ovvero superiore ai 75 anni), si può stimare che l’effetto netto per le casse dello stato sarebbe di circa 5,8-6 miliardi in meno di entrate, posto che tutte le altre esenzioni e detrazioni non mutino rispetto all’attuale quadro generale.

In soldoni significherebbe, per chi ha un reddito da 7.500 a 15.00 euro, godere di un risparmio di tasse tra i 225 e i 450 euro annui; sopra tale soglia il beneficio resterebbe identico in termini assoluti, ma la sua incisività scenderebbe dal 3% del reddito imponibile sino a meno dello 0,45% per i contribuenti dotati di un reddito imponibile pari o superiore ai 100 mila euro annui. Calcoli che ovviamente andrebbero invece rifatti del tutto nel caso in cui si procedesse subito (o progressivamente) alla rimodulazione delle aliquote così come ipotizzata a suo tempo dall’ex ministro Tremonti (ipotesi che vedeva gli stessi benefici ora descritti per i redditi fino a 15 mila euro, una sostanziale indifferenza per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro, che per la compensazione legata all’innalzamento dell’aliquota dal 27% al 30% finirebbero col beneficiare tra 450 e  60 euro a fine anno, in modo inverso al crescere dell’imponibile e poi risparmi crescenti in cifra assoluta tra i 2 mila e i 3.500 euro circa per i contribuenti finora negli scaglioni più elevati), il cui “costo complessivo” per le casse dello stato in termini di minori entrate era circa il doppio, attorno ai 13 miliardi di euro l’anno.

Poiché come ogni manovra anche questa riforma (che potrebbe essere accompagnata da altre misure “di contorno” come una maggiore tolleranza degli scostamenti del reddito d’impresa rispetto alle medie “previste” dagli studi di settore, scostamento che se oggi supera il 10% fa scattare automaticamente accertamenti indipendentemente dalla fase di ciclo economico e dai suoi effetti sui risultati di settore e d’azienda) dovrebbe trovare una copertura, a cosa si potrebbe guardare per garantire la tenuta dei conti e rassicurare gli altri paesi membri di Eurolandia? Ai recuperi d’imposta legati all’inasprimento della lotta contro l’evasione, che attualmente sono stimati attorno agli 11 miliardi di euro di maggiori entrate all’anno a regime.

Una previsione che porta a pensare che la riforma non potrà che essere graduale e “dal basso”, anche per gli evidenti riflessi positivi in termini di consumi (e risparmio) e dunque potenzialmente di crescita, quella crescita che continua a essere il vero problema che sta a cuore agli italiani anche se non sembrano averlo del tutto capito alcuni degli inquilini dei “palazzi” della politica, immersi in elucubrazioni sull’opportunità di questa o quella riforma elettorale o giudiziaria. Ma anche, ed è questo il fatto nuovo (insieme all’autorevolezza e al rispetto che giorno dopo giorno il premier Mario Monti sta riguadagnandosi da parte di partner “ostici” come Francia e Germania), una previsione che solo pochi mesi fa sarebbe stata giudicata quanto meno azzardata e che invece oggi viene ritenuta credibile. Che dopo il tempo delle bastonate sia arrivato il momento di usare un po’ di carota per tentare di far muovere l’economia italiana? Speriamo.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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