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Un anno dopo l’assalto a Capitol Hill: la destra è ancora pronta a difendere il privilegio bianco

Un anno dopo l’assalto al Congresso Donald Trump non è presidente ma il trumpismo non è finito. La società americana è più polarizzata che mai e l’estrema destra più aggressiva e attiva che mai.
A cura di Valerio Renzi
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Un anno fa l'assalto al Congresso a Washington Dc, quando attivisti di gruppi di estrema destra come i Proud Boys, seguaci della religione del complotto QAnon e sostenitori di Donald Trump sono riusciti a fare irruzione a Capitol Hill dando la caccia ai deputati democratici. In tutto saranno cinque i morti. I manifestanti avevano l'obiettivo di impedire la convalida dell'elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti, fomentati dal presidente sconfitto determinato a non riconoscere la sconfitta parlando di brogli. I mesi successivi hanno mostrato chiaramente il ruolo dell'ormai ex presidente e dei suoi collaboratori nel dirigere e sostenere le manifestazioni, salvo sconfessare le violenze a posteriore.

Il momento più alto e drammatico dello scontro tra Trump e il sistema democratico non è stato però l'ultimo atto del trumpismo. Jake Angeli, lo "sciamano" simbolo della rivolta è stato condannato a 41 mesi di carcere e appare redento, ma l'immagine che lo ritrae prendere possesso del Congresso è stampata ormai nell'immaginario collettivo. Prima di tutto la stagione politica che ha portato il magnate alla Casa Bianca ha avuto diversi effetti duraturi nella politica statunitense.

Il primo è senza dubbio l'ulteriore spostamento a destra del Partito Repubblicano, con eletti al Congresso e nei parlamenti degli Stati che sostengono apertamente posizioni suprematiste, fanatici delle armi e seguaci di QAnon. Non scordiamoci che la rivolta di Capitol Hill era indirizzata si contro i democratici, ma forse ancora di più contro la maggioranza dei deputati repubblicani pronti a ratificare l'esito del processo elettorale. È ormai un dato di fatto che Trump e i suoi volevano davvero invalidare le operazioni di voto e impedire l'elezioni di Joe Biden, e questo non è accaduto sopratutto grazie alle resistenze del vice presidente Mike Pence, facendo deflagrare la piazza.

Mattia Diletti è docente all'Università Sapienza di Roma ed esperto di politica statunitense, sottolinea come "l'assalto del 6 gennaio 2021 è stato solo un capitolo di uno scontro decennale e non ancora concluso, che vede opporsi da una parte l‘America bianca che, per ragioni economico-sociali e politico-culturali, non vuole cedere la propria centralità e il proprio potere, e dall'altra la capacità delle donne, delle minoranze e dei movimenti progressisti di conquistare consenso e cambiare la società". Insomma Capitol Hill non è sta la fine né l'inizio, ma solo una tappa di una lunga battaglia interna alla società statunitense, uno scontro dai toni sempre più accessi e violenti, tanto che molti non esitano a parlare di "guerra civile".

Il network politico e mediatico che ha sostenuto Trump, cresciuto e organizzatosi durante gli anni di Obama, radicalizzando progressivamente le posizioni della destra mainstream, conquistando spazi in canali come Fox News, combattendo violentissime guerre culturali su internet con la nascita dell'Alt Right, manifestando anche nelle strade contro l'Obama Care, opponendosi a movimento come Black Lives Matter e alla sinistra nei campus. Poi il trionfo con la vittoria del 2016. Una galassia fuori e dentro il Partito Repubblicano che continua a mobilitarsi contro il "pericolo socialista", contro le istanze dei movimenti antirazzisti, per la giustizia sociale e climatica e i diritti delle persone Lgbtq+. Le istanze di questo mondo non sono più un'anomalia – preoccupante o bizzarra – ma sono a pieno titolo parte del dibattito e della mobilitazione politica, e questa è la seconda duratura conseguenza della stagione Trump. "Dopo l'assalto al Congresso – sottolinea ancora Diletti – ci si aspettava quanto meno che si aprisse un dibattito, un'autocritica nel partito Repubblica, fosse pure solo per convenienze. Invece la struttura culturale e politica del trumpismo è intatta: il Gop è un partito per la maggior parte trumpiano. Base e dirigenti sostengono che i fatti gravi siano avvenuti il giorno del voto il 3 novembre, con i presunti brogli, e non il 6 gennaio con le violenze di Washington".  

Con l'avvento dell'amministrazione Biden non è scomparso neanche il complottismo e lo stile paranoico della politica americana. Per dare un'idea: lo scorso 3 novembre centinaia di persone hanno atteso a Dallas il manifestarsi di Jennedy Junior, il figlio minore di John Fitzgerald Kennedy, il presidente statunitense ucciso nel 1963, che perse la vita in un incidente areo nel 1999. Secondo una fazione dei seguaci di QAnon sarebbe dovuto tornare per guidare la lotta contro il deep state. Nonostante Trump non abbia sconfitto i nemici della destra americana smascherando la loro trama segreta, le teorie del complotto funzionano proprio perché riescono a riadattare la realtà a loro piacimento, e così nessun "grande risveglio" è arrivato ma ci sono molte spiegazioni che rendono ancora la trama del complotto valida.

Sul piano squisitamente politico istituzionale i democratici hanno vinto le elezioni presidenziali, ma rischiano presto di perdere le elezioni di midterm e la maggioranza al Congresso. Questo grazie soprattutto al redistricting, ovvero il ridisegno dei collegi elettorali che avviene ogni dieci anni e che i repubblicani in molti stati stanno sfacciatamente provando a rivedere a loro favore. Negli ultimi due anni sono diciannove gli stati a guida repubblicana che hanno emanato ben trentatré leggi sul voto, rivedendo i collegi ma anche complicando l'iscrizione ai registri elettorali e l'accesso al volo, con il fine di scoraggiare i segmenti di popolazione che quando votando tradizionalmente votano per i democratici, come le zone povere a maggioranza afroamericana.

"La società americana è tutt'altro che pacificata, e le elezioni del 2024 saranno ancora più polarizzate di quelle del 2020, con una destra sempre più aggressiva e determinata. L'idea che i democratici vogliano rubare il potere al popolo americano è inossidabile ormai in tantissimi elettori", spiega Diletti. Un anno dopo i conflitti che attraversano la società americana sono dunque intatti. E da qua al prossimo appuntamento presidenziali non  potranno che approfondirsi ulteriormente, anche per l'immobilismo in cui versa l'amministrazione di Joe Biden, finora incapace di rispondere davvero alle istanze di cambiamento con riforme incisive.

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Quattro libri per saperne di più: 

Leonardo Bianchi, Complotti! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto, Minimum Fax

Guido Caldiron, Wasp. L'America razzista dal Ku Klux Klan a Donald Trump, Fandango Libri

David Neiwert, Alt-AmericaL'ascesa della destra radicale nell'era di Trump, Minimum Fax

Angela Nagle, Contro la vostra realtà. Come l'estremismo del web è diventato mainstream, Luiss University Press

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