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Russia contro Usa: “Attacco chimico in Siria? I resoconti sono un fake”

All’indomani del massacro con le armi chimiche nella città di Khan Sheikhun non sono ancora chiare le responsabilità: per Stati Uniti, Turchia e le principali ONG a sganciare le bombe è stata l’aviazione siriana. Per Mosca, invece, ad esplodere è stato un magazzino di armi chimiche dei ribelli. La Siria invece punta il dito contro Regno Unito e Francia. I Caschi Blu: “Abbiamo provato a spogliare e lavare i bambini ma non c’è stato nulla da fare”.
A cura di Davide Falcioni
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La notizia di un nuovo massacro con l'utilizzo di armi chimiche in Siria ha sconvolto il mondo: dopo sei anni di guerra, centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi è stato l'attacco di ieri a Khan Sheikhun, città della provincia di Iblid, a riaccendere i riflettori sul conflitto e generare l'indignazione dei comuni cittadini come dei governi. Il bilancio ufficiale dei morti non è ancora noto, ma più fonti parlano di almeno 58 vittime accertate, 11 dei quali bambini. In questo quadro, anche definire chi ha sganciato le bombe appare assai complicato.

Mentre le principali capitali e Ong puntano il dito sull'aviazione di Assad spalleggiata da quella russa, Damasco nega categoricamente e Mosca rilancia: "Nessun raid, solo un arsenale ribelle colpito dalle bombe". Secondo il ministero degli esteri russo "non è stato un attacco con armi chimiche condotto dall'aviazione siriana: le armi chimiche erano contenute in un arsenale dei ribelli che è stato colpito dall'attacco aereo di Damasco". E ancora: "Gli Usa hanno presentato una risoluzione al consiglio di sicurezza dell'Onu basandosi su dei rapporti falsi", ha detto la portavoce del ministero, Maria Zakharova, citata dalle agenzie. E in merito alla bozza di risoluzione presentata da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti al Consiglio di sicurezza dell'Onu, Zakharova dice che "complica i tentativi di una soluzione politica alla crisi, è anti-siriana e può portare a una escalation in Siria e nell'intera regione". Da parte sua, la Siria ha accusato oggi la Gran Bretagna, la Francia, la Turchia e l'Arabia Saudita di essere responsabili, assieme ai qaidisti siriani, del presunto attacco chimico. Lo ha detto oggi il vice ministro degli esteri siriano Faysal Miqdad.

E c'è anche la Turchia ad alimentare le tensioni. Secondo Ankara l'attacco sarebbe stato compiuto dall'aviazione del regime siriano: il  portavoce del ministero degli Esteri turco, Huseyin Muftuoglu, ha "portato all'attenzione" delle ambasciate di Russia e Iran che si tratta di "una violazione molto grave degli accordi per il cessate il fuoco", ricordando "le responsabilità degli altri due Paesi garanti" della tregua di Astana e spiegando che "violazioni del genere mettono estremamente a rischio la prosecuzione del cessate il fuoco".

Da parte degli Stati Uniti, invece, vi è la convinzione che a sganciare le bombe al gas Sarin sia stato il governo guidato da Bashar al Assad. Malgrado ciò. l'amministrazione guidata da Donald Trump esclude l'intervento sul campo per favorire un cambio di regime in Siria: non si tratterebbe per Washington di una opzione fondamentale, dal momento che il governo di Assad è una "realtà politica" riconosciuta a livello internazionale. Donald Trump, tuttavia, non perde l'occasione per puntare il dito direttamente sul suo predecessore Barack Obama: "Nel 2012 disse che avrebbe stabilito una ‘linea rossa' contro l'uso di armi chimiche, poi non fece nulla" in Siria.

Mentre i principali tori del teatro di guerra siriano si rimpallano responsabilità e colpe, la Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Siria ha aperto le indagini sul bombardamento, ricordando che "l'uso di armi chimiche come gli attacchi deliberati contro strutture mediche equivale a crimini di guerra ed a gravi violazioni del diritto umanitario internazionale". Gran Bretagna e Francia hanno chiesto un incontro di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che è stato fissato per domani alle 10 locali (le 16 in Italia).

"Avevano la bava alla bocca, sanguinavano dal naso. Abbiamo tentato, li abbiamo spogliati per eliminare gli abiti contaminati, li abbiamo lavati con l’acqua, li abbiamo rianimati ma per tanti di loro non c’era più niente da fare". Majd Khalf è un membro dei Caschi Blu di Idlib, portavoce della protezione civile creata dall’opposizione siriana. Al Corriere della Sera racconta il dramma del raid in Siria e gli sforzi, purtroppo risultati inutili, per salvare le vittime dell'attacco chimico. "I bombardamenti aerei sono iniziati tra le 7 e le 8 di questa mattina (ieri per chi legge, ndr)", continua Majd. "Era l’inferno, c’erano corpi ovunque. I bambini sopravvissuti sono tutti ancora in stato di choc". L'ipotesi più accredita è che sia stato usato il gas sarin. "Non sappiamo ancora che tipo di gas abbia usato il regime, avremo informazioni più precise tra qualche giorno ma molti pazienti non presentavano odore di gas clorino e avevano le pupille strettissime", spiega Majd.

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