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Repressione, carcere e violenza, così Putin mette a tacere i manifestanti in Russia

Continuano le manifestazioni in Russia per dire no alla guerra in Ucraina mentre cresce la repressione violenta della polizia. “Chi viene arrestato è tacciato di appartenere a gruppi estremisti e d’opposizione – spiega la ong russa Ovd-info a Fanpage.it – e rischia condanne a partire da sei anni e mezzo di carcere”.
A cura di Chiara Ammendola
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Nella sola giornata di ieri sono state arrestate in Russia almeno cinquemila persone. Sono state fermate dalla polizia per essere scese in piazza a manifestare il proprio dissenso alle scelte del governo di Putin e dire no alla guerra. La repressione nei confronti di chi manifesta in Russia è altissima e negli anni la situazione è peggiorata come denuncia l’organizzazione non governativa Ovd-info: "Dal 2012 ci sono state continue restrizioni da parte delle autorità verso chi manifesta – ha spiegato a Fanpage.it Grigory Durnovo, attivista della ong – con la pandemia e l'introduzione di nuove e più restrittive norme per quanto riguarda gli assembramenti tutto è diventato impossibile. La polizia se ne approfitta per giustificare l'uso della violenza e i manifestanti ora vengono marchiati come oppositori ed estremisti, rischiando condanne a partire da sei anni di carcere". Secondo la ong dal 24 febbraio ad oggi sono più di 13mila le persone arrestate in Russia per aver manifestato contro la guerra, e i numeri sono destinati a crescere così come la pericolosità delle accuse nei confronti di chi non sceglie il silenzio.

Di cosa si occupa Ovd-info e perché è importante il suo lavoro? 
Il nostro progetto è nato nel 2011 e ha come obiettivo quello di garantire l'informazione e soprattutto fornire supporto a chiunque venga arrestato in Russia durante le manifestazioni. Crediamo fortemente nell'importanza dell'informazione perché aiuta, a volte salva anche, ed è per questo che forniamo i nomi di tutti coloro che vengono arrestati, di dove vengono tenuti e soprattutto forniamo loro assistenza legale. Inoltre ci occupiamo della stesura di report che monitorano e denunciano la repressione violenta delle forze di polizia.

Cosa sta accadendo in Russia in questi giorni? 
Le persone stanno scendendo in piazza ogni giorno dall'inizio di questa guerra per manifestare. E quotidianamente centinaia, spesso migliaia, di persone vengono arrestate in tutto il Paese. Abbiamo molto lavoro da fare perché innanzitutto tentiamo di aiutarle fisicamente e poi teniamo traccia di tutti così da poter diffondere le informazioni corrette su quanto sta accadendo qui in Russia, cosa non facile.

Perché chi manifesta in Russia viene arrestato? 
In Russia c'è una forte contraddizione tra quello che dice la nostra Costituzione rispetto al diritto a manifestare il proprio pensiero e le regole, molto restrittive, sulle manifestazioni pubbliche e i cortei. Di fatto se si vuole organizzare una manifestazione bisogna chiedere il permesso alle autorità locali che difficilmente lo concedono, quindi qualsiasi tipo di corteo è considerata illegale: è una violazione della Costituzione. E questa situazione negli anni è solo peggiorata, dal 2012 ad oggi ci sono state continue restrizioni e dinieghi rispetto alla possibilità di manifestare in strada. E poi con la pandemia e l'introduzione di nuove e più restrittive norme per quanto riguarda gli assembramenti tutto è diventato impossibile. Le autorità se ne approfittano e gli organizzatori di questi cortei vengono bollati come oppositori, rischiando molto.

Alexei Navalny, dal carcere, ha fatto un chiaro appello a tutta la popolazione russa: "Scendete in strada e dite no alla guerra"
E in molti hanno risposto al suo appello, ma sono tanti anche coloro che hanno iniziato a manifestare spontaneamente. Il punto è che tutte queste persone vengono additate come estremiste. E la Procura generale qualche giorno fa è stata chiara: chiunque risponda agli appelli di oppositori sarà accusato di appartenere a movimenti estremisti, di fatto sarà considerato un terrorista, un oppositore del governo. Il riferimento è ovviamente a Navalny. È una minaccia ed è un nuovo livello di censura verso il quale ci siamo spinti.

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Quindi cambia l'accusa e cambiano anche le pene
Si rischiano condanne a partire da sei anni di carcere. Prima l'accusa mossa in caso di arresto era di disordini, ed è un tipo di accusa che può essere giustificata, se così possiamo dire. Ora chi viene arrestato rischia di essere accusato di far parte di organizzazioni politiche bannate in Russia, e quando non ci sono prove purtroppo sappiamo che la polizia riesce a trovare collegamenti che nemmeno esistono. Quanto può essere difficile costruire un'accusa del genere?

Chi sono le persone che stanno manifestando in strada? 
Sono civili, sono perlopiù persone che non vogliono questa guerra, che si vergognano di quanto sta accadendo in Ucraina. Non sono parte di nessuna organizzazione, né in riferimento a Navalny né ad altri dissidenti. E con l'approvazione della legge da parte della Duma che punisce chiunque parli della guerra in un modo diverso da come vuole il governo, la censura aumenta e così la repressione nei confronti di chi vuole far sentire la propria voce.

Si è anche parlato di una proposta di legge per inviare nel Donbass a combattere i manifestanti arrestati
Sì, ma pensiamo che si tratti di una minaccia, una ulteriore modalità di repressione. Di fatto non ci sono basi per approvare una legge del genere, perché credo che i termini possano essere incostituzionali. Ma dinanzi a una legge non approvata ce n'è un'altra non scritta per cui spesso i ragazzi arrestati durante i cortei dalla polizia una volta rilasciati, poco dopo vengono chiamati alle armi. Coincidenze?

La repressione della polizia non è solo dura ma anche violenta: cosa accade a chi viene arrestato durante una manifestazione?
Le conseguenze sono diverse: la violenza che vedete è praticamente all'ordine del giorno. A Mosca e San Pietroburgo ci sono stati gli scontri più duri e la polizia non fa differenza tra donne, uomini, bambini, anziani, tra chi è pacifico e chi è violento, chi espone striscioni e cartelli e chi manifesta in silenzio. A volte è capitato che venissero arrestate persone che semplicemente si sono trovate a camminare dove si stava tenendo una manifestazione. Quando si viene arrestati si viene portati in commissariato senza acqua né la possibilità di andare in bagno: molti vengono lasciati lì per una notte da soli senza la possibilità di chiamare nessuno. Il giorno dopo si viene portati davanti a un giudice che la maggior parte delle volte conferma l'arresto in attesa del processo e della successiva condanna: in quel caso cerchiamo di fornire assistenza legale.

Quante persone sono arrestate finora? 
Purtroppo è impossibile dare dati certi, anche perché ogni giorno i numeri cambiano. Ma secondo i dati raccolti dai miei colleghi dal 24 febbraio ad oggi sono più di 13mila le persone arrestate in Russia per aver manifestato contro la guerra, solo 5mila ieri in decine di città. I numeri delle persone i cui arresti sono stati confermati dal giudice sono invece più difficili da stabilire, proprio a causa degli alti numeri di questi giorni. Numeri che hanno spinto la polizia a portare le persone arrestate in centri di detenzione fuori città: le carceri sono piene e così o si passano notti intere in commissariato o si viene portati nei centri di prima accoglienza destinati agli stranieri, senza nessun tipo di supporto.

Quali sono i sentimenti in Russia rispetto a questa guerra? 
La situazione per noi è tremenda. Siamo sotto choc, è una sensazione orribile. Mi è molto difficile parlarne e forse non ne ho nemmeno il diritto.

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