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Opinioni

Otto cose che stanno portando il Regno Unito verso il fascismo

Nell’arco di 48 ore il governo, incaricato di portare il paese fuori dall’UE, ha annunciato una serie di provvedimenti per colpire gli immigrati nel paese. Mentre nelle città continua la ondata di aggressioni razziste.
A cura di Michele Azzu
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Sono bastate 48 ore per cambiare per sempre il volto del Regno Unito. Per trasformare, una volta per tutte, il carattere civile e democratico di un paese storicamente difensore dei diritti in un colosso d’argilla animato dalla xenofobia, dalle minacce e dal razzismo. Un gigante della paura, sì, ma dalla gambe instabili: la Sterlina ha infatti toccato la sua valutazione più bassa da 31 anni a questa parte.

Mentre la Sterlina crolla, in poco più di due giorni il governo britannico della conservatrice Theresa May – succeduta a David Cameron a seguito del referendum in cui il 52% della popolazione ha scelto di abbandonare l’Unione Europea – ha annunciato una serie di provvedimenti volti a colpire, se non ad annientare, la presenza e il benessere degli immigrati nel paese.

Con particolare riguardo a quelli provenienti dalla vicina Europa, che ora vengono usati – dichiaratamente – dal governo come “moneta di scambio” nelle trattative con la Brexit, come ha affermato in queste ore il ministro Liam Fox. “O ci date le condizioni che chiediamo o rimanderemo 3 milioni di persone a casa”, sembra questo il messaggio poco celato del governo di destra all’Unione Europea.

Prima è arrivato il censimento (facoltativo) per tutte le scuole dell’obbligo britanniche in cui si è richiesto alle famiglie di specificare la provenienza dei bambini nelle classi. Ora, il ministro degli interni, Amber Rudd, dichiara che il governo chiederà alle aziende di identificare i propri dipendenti stranieri. Il motivo? “Svergognare le compagnie che non assumono personale britannico”.

Poi sarà la volta di dottori ed infermieri: il ministro della sanità, Jeremy Hunt, ha affermato che nei prossimi anni il governo provvederà a formare abbastanza medici ed infermieri britannici per sostituire la grande presenza di personale straniero nel sistema sanitario del paese. “I dottori stranieri potranno rimanere ad interim”, ha dichiarato il premier May, che ha dunque minacciato in maniera subdola il licenziamento futuro di queste persone.

Non basta. Il governo ha annunciato di voler tagliare i permessi di studio per gli stranieri. E il ministro del commercio internazionale Liam Fox, uno dei tre incaricati di gestire la Brexit, ha pubblicamente ammesso che l’incertezza del futuro dei cittadini europei nel paese: “È uno dei nostri assi nella manica”, suscitando lo sdegno della politica internazionale.

Ora, provate ad immaginare di essere un emigrato italiano, da 20 anni, 10 o anche meno anni nel paese, che ha sempre e regolarmente pagato le tasse. Un medico che per lavoro salva la vita alle persone, che ha comprato casa, si è sposato e ha figli che frequentano le scuole pubbliche, oppure anche solo uno studente che ha speso qualche migliaio di Euro per studiare nel paese, pagando nel frattempo affitti da capogiro.

Dopo anni di sforzi e di capitali spesi nell’economia del Regno Unito, un governo ti viene a dire che a breve potresti dover lasciare il paese. Che potrebbero decidere di toglierti il lavoro per darlo a un cittadino britannico. Che la tua azienda deve fare il tuo nome se non vuole essere colpita nell’immagine. Che i tuoi figli devono dichiarare di essere stranieri a scuola. E che anche se hai studiato in Inghilterra devi lasciare il paese prima possibile.

La situazione è drammatica. Nel Regno Unito, a seguito del referendum della Brexit, si è registrato un forte incremento dei reati violenti contro gli stranieri: asiatici, arabi ed europei (in particolare polacchi). Secondo la polizia metropolitana ci sono stati 2.300 reati in 38 giorni solo a Londra. Lo scorso settembre un cittadino polacco è stato ucciso per strada da un gruppo di adolescenti nella cittadina di Harlow, mentre pochi giorni dopo a Milton Keynes una donna incinta è stata aggredita e ha in seguito perso il bambino.

Insomma, non c’è da scherzare. Abbiamo allo stesso tempo la più grande ondata di aggressioni contro gli stranieri del paese ed un governo che vuole applicare le leggi più nazionaliste del dopoguerra. In seguito alle critiche, il governo britannico è in parte tornato indietro in merito alla possibilità di deportare in futuro i cittadini europei, e in merito alle liste per le aziende (si faranno comunque ma senza svergognare pubblicamente l'azienda). Ma ormai queste minacce sono state ripetute troppe volte perché la questione si possa chiudere con un comunicato stampa.

A breve, il mezzo milione di italiani che si stima vivano nel Regno Unito – 250.000 solo a Londra – potrebbe vivere tempi duri. E così i circa 4.000 medici che lavorano nella sanità britannica, e le migliaia di studenti che studiano nel paese. Si calcola che assieme alla Germania, l’Italia sia la terza comunità di immigrati dall’Unione Europea dopo rumeni e polacchi, e i numeri crescono ogni anno. Vediamo, nel dettaglio, i provvedimenti che stanno portando il Regno Unito sull’orlo di un moderno fascismo anti-immigrati.

  1. Le liste per identificare i lavoratori stranieri. Il ministro degli interni Amber Rudd, ha annunciato che il governo desidera introdurre l’obbligo per le aziende di stilare liste in cui identificare i proprio dipendenti stranieri. Il motivo? “Svergognare – questa la parola usata dal ministro – i datori di lavoro che non assumono personale britannico”. La proposta, che è stata resa pubblica dal ministro alla conferenza del partito conservatore a Birmingham servirà a “Prevenire che gli immigrati prendano lavori che i britannici potrebbero svolgere”. Il governo intende inoltre rendere più dura la legge, già i vigore, per cui un’azienda deve pubblicizzare un annuncio di lavoro per 28 giorni nel Regno Unito, prima di farlo all’estero.
  2. Le liste per identificare i bambini stranieri a scuola. Ha suscitato grande preoccupazione la richiesta del ministero dell’educazione di un censimento nazionale delle scuole dell’obbligo, dai 2 ai 19 anni, in cui specificare la nazionalità e il luogo di nascita degli studenti. Il rischio, secondo le associazioni, è che gli insegnanti possano trasformarsi in controllori di frontiera, e che i sentimenti anti-immigrati possano diffondersi fra gli studenti, come è già accaduto in numerosi episodi a seguito del referendum per la Brexit. La paura, inoltre, è che il ministero dell’educazione possa trasferire i dati raccolti al ministero dell’interno, per ragioni di sicurezza nazionale. Alcune scuole, inoltre, hanno recepito male l’ordinanza, spingendosi fino a chiedere ai genitori di mostrare il numero di passaporto dei bambini.
  3. Licenziare i medici stranieri ed europei per assumere britannici. Il premier Theresa May ha affermato durante una trasmissione della BBC che il personale medico di origine straniera del sistema sanitario nazionale, fortemente composto da europei, potrà rimanere nei propri posti di lavoro solamente “ad interim”, e cioè per un periodo limitato fino a quando non ci sarà sufficiente personale britannico pronto a sostituirli. L’annuncio shock è arrivato poco dopo che il ministro della sanità, Jeremy Hunt, aveva reso pubblica l’intenzione del governo di rendere la sanità nazionale più “autosufficiente” rispetto al personale straniero, formando 1.500 nuovi dottori. “Vogliamo più medici britannici nei nostri ospedali”, ha detto il ministro. Al momento, si calcola che circa 4.000 medici italiani lavorino nel Regno Unito.
  4. Il Ministero degli Esteri ha chiesto alla London School of Economics di non ammettere gli accademici non-britannici nello studio sugli effetti della Brexit. Il governo avrebbe chiesto agli accademici della più prestigiosa università britannica di economia, di escludere i ricercatori stranieri dagli studi commissionati riguardo gli effetti della Brexit. La LSE ha dovuto notificare questa richiesta ai propri ricercatori via email. Il Ministero degli Esteri ha risposto alla stampa adducendo a ragioni di sicurezza, per via delle informazioni sensibili presenti nelle ricerche in questione.
  5. Il governo dichiara pubblicamente di volere usare i cittadini europei nel paese come “moneta di scambio”. Lo ha affermato il ministro del commercio internazionale, Liam Fox. “Lo status incerto dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito è uno dei nostri assi nella manica”, ha detto Fox alla conferenza del partito conservatore. Fox ha inoltre aggiunto, come più volte espresso dal premier May, che nessuna garanzia di poter rimanere nel paese dopo la Brexit sarà fornita ai cittadini europei. In seguito, il Ministero degli Interni ha smentito questa dichiarazione in un comunicato stampa, ma la minaccia è stata ormai ripetuta troppe volte dal governo per poter passare inosservata. Si calcola che nel paese, su 3 milioni di immigrati europei, siano circa mezzo milione gli italiani.
  6. Una “orribile” impennata dei reati violenti contro gli stranieri da dopo il referendum. Così ha definito l’improvviso aumento di aggressioni contro gli immigrati, il commissario della Polizia Metropolitana Britannica (MET), Sir Bernard Hogan-Howe, in una recente audizione nei palazzi del governo di Londra. “Abbiamo visto negli ultimi giorni questi reati subire un calo, ma temiamo non sarà possibile tornare ai livelli pre-referendum”. Nei 38 giorni successivi al referendum del 25 giugno la città di Londra ha registrato 2.300 reati contro gli stranieri, a differenza dei 1.400 dei 38 giorni precedenti. Gli ultimi dati rilasciati dal Consiglio Nazionale della Polizia Britannica parlano di un incremento del 49% dei reati di odio. Un mese fa nella cittadina di Harlow un immigrato polacco è stato picchiato a morte per strada da un gruppo di adolescenti, poi arrestati. A Milton Keynes una donna incinta, aggredita da due uomini, è stata picchiata ed ha perso il bambino. Le aggressioni, ormai, non si contano più. I premier di Polonia e Repubblica Ceca hanno lanciato l’allarme al governo britannico, e così anche il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker.
  7. Tagli al numero dei permessi di studio e di lavoro nel paese. Il ministro degli interni Amber Rudd ha inoltre dichiarato che il governo procederà alla riduzione dei permessi di studio, assieme all’introduzione di un fondo da 140 milioni di sterline per il controllo dell’immigrazione. La ragione sarebbe la stessa di cui sopra, e cioè evitare che: “Gli immigrati prendano il lavoro che potrebbero fare i britannici”. Meno studenti significa meno immigrati, secondo il governo May.
  8. Chi affitterà casa ad immigrati illegali rischia il carcere. Il governo ha annunciato l’intenzione di volere introdurre dal prossimo dicembre il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per i padroni di casa che coscientemente affittano un immobile a immigrati non in regola.
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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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