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Turchia, morta l’attivista per i diritti umani Ebru Timtik dopo 238 giorni di sciopero della fame

Dopo 238 giorni di sciopero della fame per  protestare contro il suo arresto e la condanna con l’accusa di terrorismo, è morta l’avvocatessa turca Ebru Timtik. Si trovava in ospedale, dove era stata ricoverata dopo il trasferimento dalla prigione numero 9 a Silivri. David Sassoli: “Non ha mai rinunciato, fino alla fine, al suo grido di libertà”.
A cura di Ida Artiaco
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Non ce l'ha fatta dopo 238 giorni di sciopero della fame per  protestare contro il suo arresto e la condanna a 13 anni di reclusione con l'accusa di terrorismo. E' morta la notte del 27 agosto scorso Ebru Timtik, 42 anni e famosa avvocatessa dei diritti umani di origine turca, arrestata nei mesi scorsi con altri colleghi dell'Associazione degli avvocati progressisti impegnati nella difesa di oppositori di Erdogan a loro volta accusati di terrorismo. Si trovava in ospedale, dove era stata ricoverata dopo il trasferimento dalla prigione numero 9 a Silivri. La vicenda ha fatto il giro del mondo. "Ebru non ha mai rinunciato, fino alla fine, al suo grido di libertà. Un grido che nella comunità internazionale tutti devono sentire, un grido che non deve passare sotto silenzio", ha scritto su Facebook il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ricordando l'attivista, che nella sua carriera si è anche battuta contro le violenze sessuale subite dalle donne.

L'arresto e la morte di Ebru Timtik

Timtik faceva parte dell'Associazione contemporanea degli avvocati, specializzata nella difesa di casi politicamente delicati. Le autorità turche accusano il gruppo di essere legato all'organizzazione marxista-leninista radicale Dhkp-C, che avrebbe commesso diversi attacchi ed è definito "terrorista" da Ankara e dai suoi alleati occidentali. La 42enne aveva difeso in particolare la famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto nel 2014 per le ferite riportate durante le proteste antigovernative a Gezi Park nel 2013. Con l'accusa di terrorismo l'attivista insieme ad altri 18 colleghi è stata poi arrestata 18 mesi fa. Il 14 agosto scorso, la Corte costituzionale turca aveva respinto la richiesta di rilascio a scopo precauzionale sia per lei sia per il collega Aytaç Ünsal, entrambi in sciopero della fame da febbraio, nonostante le loro condizioni di salute fossero già molto critiche in assenza "di un pericolo critico per la loro vita o la loro integrità morale e materiale con il rigetto della richiesta per il loro rilascio". Giovedì, il People’s Legal Bureau (Halkın Hukuk Bürosu, Hkk) ha annunciato via Twitter che l'avvocatessa era stata sottoposta a massaggio cardiaco dopo un arresto cardiocircolatorio, chiedendo a tutti i colleghi e al personale di riunirsi davanti al Bakırköy Dr. Sadi Konuk Hospital. Ma poco dopo sempre l’Hkk ha annunciato il decesso della donna, mentre Ünsal si trova al momento presso il Kanunu Sultan Süleyman Training and Research Hospital di Istanbul. Era arrivata a pesare solo 30 chili. "E' morta da martire", si legge nel messaggio diffuso sui social network, ricordando come la Ebru avesse iniziato la sua protesta per reclamare "un giusto processo". Dura anche la reazione dell'opposizione del governo guidato da Erdogan. "Ebru Timtik è stata fatta morire sotto i nostri occhi", ha twittato Sezgin Tanrikulu, deputato del Chp, il partito secolarista che si oppone al presidente turco. "L’abbiamo persa a causa della coscienza cieca della giustizia e della politica. Il suo unico desiderio era di avere un processo equo e onesto", ha aggiunto.

I precedenti

L'avvocatessa e attivista è la quarta persona a morire quest'anno in seguito al digiuno alla morte. Il 3 aprile è deceduta Helin Bölek, solista del gruppo musicale Grup Yorum, dopo 288 giorni senza cibo. Il 7 maggio l'ha seguita il bassista della band Ibrahim Gökçek dopo 11 mesi di sciopero della fame. Il 24 aprile la stessa sorte è toccata all'attivista Mustafa Koçak che non mangiava da 296 giorni. Infine, è toccato a Timtik, mentre il collega Ünsal, che aveva cominciato con lei la protesta a febbraio, si trova al momento presso il Kanunu Sultan Süleyman Training and Research Hospital di Istanbul in condizioni critiche.

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