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“Marcia su Varsavia”: dilaga la protesta contro la legge sull’aborto, in migliaia in corteo

Centinaia di migliaia di persone arrivate da tutta la Polonia stanno prendendo parte alla “Marcia su Varsavia” indetta dal movimento “Lo sciopero delle donne” in difesa del diritto d’aborto. “I diritti dell’uomo sono nostri, boia ai fascisti”, si legge in uno dei tanti striscioni. Da giorni nel Paese si registrano cortei di protesta contro la legge che vieta l’aborto anche in casi di grave malformazione.
A cura di Susanna Picone
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Centinaia di migliaia di persone giunte in queste ore stanno prendendo parte alla "Marcia su Varsavia" indetta dal movimento "Lo sciopero delle donne" in difesa del diritto d'aborto. La manifestazione – che ha portato nella capitale donne e uomini da tutta la Polonia – è iniziata in tre piazze dalle quali partono tre diversi cortei che si dovrebbero incontrare all'incrocio centrale, vicino al Palazzo della cultura. Le forze dell'ordine in assetto anti sommossa seguono la protesta. In Piazza della Città vecchia un gruppo di estrema destra ha tentato di scontrarsi con i manifestanti, ma i facinorosi sono stati isolati.

Poco prima dell'inizio della Marcia su Varsavia è arrivata la notizia di una iniziativa del presidente Andrzej Duda, il quale avrebbe proposto una nuova legge che consentirebbe l'aborto nei casi di patologie letali del feto, mentre resterebbe il divieto per altre malformazioni embrionali. La proposta è stata per ora rifiutata dalla piazza. Si manifesta nelle stesse ore anche a Stettino, Lublino e Kielce. "I diritti dell'uomo sono nostri, boia ai fascisti", uno degli slogan apparsi sugli striscioni in corteo. "Sono qui per fare qualcosa per me e per mia figlia, ci tolgono i nostri diritti!", ha detto una donna ai giornalisti. "Non ci fermeremo, non ci fate paura con l'esercito e la polizia per le strade", così ancora Marta Lempart, leader del movimento "Lo sciopero delle donne".

Da giorni è alta la tensione in Polonia e ci sono cortei di protesta. Migliaia di persone sono già scese in piazza per partecipare alle manifestazioni in circa 100 località del Paese per protestare dopo la decisione della Corte costituzionale che vieta l'aborto anche in casi di grave malformazione e malattia irreversibile del feto. Manifestanti hanno fatto irruzione anche in molte chiese e hanno interrotto le funzioni religiose, gridando lo slogan “Questa è guerra” e reggendo tra le mani cartelli con scritte come “Preghiamo per il diritto all’aborto” e “Tortura”.

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