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L’inferno dei migranti a Malta: minori e fragili in prigione, cure negate e zero assistenza

Negli ultimi anni a Malta accoglienza è diventata sinonimo di detenzione. Un nuovo report denuncia come i migranti che sbarcano nell’isola (sempre meno, le autorità maltesi hanno smesso di rispondere alle richieste di soccorso) finiscano nei centri di detenzione. Dove i loro diritti umani sono seriamente compromessi.
A cura di Annalisa Girardi
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Più e più volte le Ong che prestano soccorso ai migranti in mare hanno denunciato come il governo maltese non rispondesse alle loro richieste di aiuto. Le autorità di Malta ignorano le chiamate dei barconi in difficoltà, lasciando piuttosto che la Guardia Costiera di Tripoli li intercettasse e riportasse in Libia, un Paese dove i diritti umani non vengono rispettati.È il Centro europeo per i rifugiati e le persone migranti a denunciarlo. Negli ultimi anni, specialmente dopo gli accordi tra Italia e Libia, nel Mediterraneo sono rimaste solo le navi umanitarie e tanto Malta quanto l'Italia si sono spesso voltate dall'altra parte di fronte ai flussi di persone che arrivavano via mare dal continente africano. Da guerre, violenze, povertà e fame, però, non si smette di scappare. Moltissime persone hanno continuato a imbarcarsi in un viaggio pericolosissimo nella speranza di una vita dignitosa in Europa, anche se presto, all'arrivo, si sono dovute scontrare con un sistema di accoglienza che ha presto ridimensionato le aspettative. E l'ultimo report AIDA (Asylum Information Database, gestito dal Consiglio europeo peri i rifugiati e le persone migranti, ECRE) denuncia come a Malta accoglienza si traduca in detenzione, per chi arriva nell'isola.

Nel 2018, in concomitanza con la politica dei porti chiusi promossa dal governo gialloverde in Italia, gli sbarchi a Malta sono aumentati significativamente. Tre anni prima una revisione della normativa sull'accoglienza e l'asilo, aveva cancellato l'automatismo tra un provvedimento di allontanamento e detenzione. Ma con l'aumento degli sbarchi la situazione è velocemente deteriorata e da quell'estate tutti i migranti soccorsi in mare, anche i richiedenti asilo che chiedevano di essere ricollocati in altri Paesi, vengono di fatto detenuti.

I migranti che sbarcano a Malta finiscono nei centri di detenzione: il report

Anche famiglie, persone vulnerabili o minori, che non dovrebbero ritrovarsi nelle strutture di detenzione, ci finiscono per periodi anche piuttosto lunghi: secondo il report, da uno a tre mesi. A Malta esistono tre centri di detenzione: Safi Barracks, Lyster Barracks (chiuso però temporaneamente nel 2021) e China House. Qui i migranti vengono "privati della loro libertà personale senza alcuna base giuridica, arbitrariamente e per lunghi periodi in condizioni che appaiono al limite del trattamento disumano e degradante". C'è poi anche un quarto centro, il Marsa Initial Reception Centre, che non è totalmente considerato un centro di detenzione: ci sono infatti delle zone da cui si può entrare e uscire, ma ne esiste anche una dove le persone sono detenute senza possibilità di andarsene.

Nel 2020, prosegue il report, la stragrande maggioranza di migranti sbarcati a Malta sono stati trasferiti immediatamente nei centri di detenzione senza alcuna giustificazione legale. Queste persone sono state semplicemente detenute, senza che venisse fornito loro alcun documento o alcuna spiegazione su quanto stesse accadendo. Informazioni che venivano allo stesso negate alle organizzazioni che si occupano di difendere i diritti dei migranti. Persone che avevano sofferto prima l'inferno in Libia e si erano poi imbarcate in un viaggio pericolosissimo rischiando la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale, una volta arrivate a Malta sono state rinchiuse in un centro di detenzione, senza alcuna possibilità di uscire, senza sapere perché o per quanto.

L'anno scorso sono sbarcate nell'isola 838 persone (contro le appena 32 di questa prima metà dell'anno). Il numero delle persone detenute, sottolinea il report, è pressoché lo stesso. Una volta finito il periodo di detenzione, tra l'altro, molte avrebbero anche avuto serie difficoltà a farsi restituire i propri beni, confiscati all'arrivo, come soldi, telefoni o gioielli. Secondo le regole sull'accoglienza, i migranti minori che sbarcano nell'isola non dovrebbero mai essere detenuti: di fatto, non solo questo accade, ma finiscono nei centri con centinaia di adulti, senza alcun accesso a programmi di educazione, attività ricreative o semplicemente senza poter giocare in un cortile.

Le condizioni nei centri di detenzione

Diverse organizzazioni hanno denunciato le condizioni all'interno dei centri di detenzione. Questi normalmente sono ricavati da caserme militari, dove mancano le adeguate condizioni igieniche e sanitarie. Spesso non c'è riscaldamento d'inverno o ventilazione d'estate, sono spazi sovraffollati e le persone non hanno alcuna privacy. In alcuni casi una doccia è dovuta bastare anche a un centinaio di persone. In altri i migranti detenuti non hanno accesso a spazi esterni: questo vuol dire che possono passare anche settimane e settimane senza respirare aria fresca o passare qualche momento sotto la luce naturale del Sole.

I tentativi di suicidio o episodi di autolesionismo, purtroppo, non mancano. La Camera degli psicologi di Malta ha scritto, riguardo alle condizioni a cui sono sottoposti i migranti nei centri di detenzione: "Le persone che risiedono nei centri di detenzione hanno vissuto esperienze traumatiche per cui dovrebbero aver diritto ai più alti livelli di cura", aggiungendo che "essere sottoposti ulteriormente a condizioni poco dignitose potrebbe essere più di quanto possano sopportare". Non è raro che qualcuno cerchi di farsi del male. E, di conseguenza, non è raro che i migranti detenuti nei centri vengano mandati presso gli ospedali psichiatrici dell'isola. Ma anche di fronte a testimonianze di sofferenza estrema, non sempre vengono accettati: nel 2021 un sindacato di infermieri ha accusato i migranti di "ferirsi di proposito per essere trasferiti al di fuori dei centri di detenzione", chiedendo al tempo stesso agli ospedali di non accettarli.

Pestaggi e isolamento forzato, le denunce di tortura nei centri

Non mancano nemmeno le denunce da parte delle su episodi di uso della forza contro i migranti da parte degli agenti che lavorano nei centri. Negli ultimi anni ci sono stati diversi tentativi di fuga dai centri di detenzione. Che, se non si fosse capito arrivati fin qui, sono sostanzialmente delle prigioni. Nel 2020 durante una rivolta (per cui cinque giovani migranti, di cui tre al tempo minorenni, furono condannati a diversi anni di carcere) alcuni richiedenti asilo cercarono di scappare dal centro di Safi. Una guardia di sicurezza aprì il fuoco contro uno di loro, ferendolo lievemente. Secondo quanto affermato dal ministero dell'Interno maltese, gli agenti non sarebbero autorizzati a portare armi all'interno delle strutture.

L'anno scorso diversi migranti detenuti ai centri di Safi e Lyster hanno denunciato a organizzazioni e istituzioni episodi di tortura, tra testimonianze di pestaggi e isolamento forzato, ma anche negazione delle cure mediche. Alcune persone hanno raccontato di essere state picchiate con dei cavi elettrici. Un report dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani del maggio 2021, dopo analisi condotte tra il gennaio 2019 e il dicembre 2020, ha confermato queste accuse, sottolineando che le autorità maltesi non sarebbero riuscite ad assicurare condizioni dignitose sia per quanto riguarda il soccorso in mare che l'accoglienza vera e propria.

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