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Sea Eye, cosa è successo prima dello sbarco e perché è stato impedito ai migranti di scendere subito

Sessanta persone sono rimaste bloccate sulla nave Sea Eye 5 per 20 ore, nei pressi del porto di Pozzallo, perché le autorità avevano concesso l’ok allo sbarco ma solo ai migranti ritenuti ‘fragili’, e avevano ordinato alla nave Ong di proseguire la traversata verso Taranto con tutti gli altri. Dopo uno stallo che si è protratto per tutta la giornata di ieri, prolungando inutilmente le sofferenze dei naufraghi, e due evacuazioni mediche, tutti i migranti sono scesi a terra. A bordo c’erano anche 7 minori.
A cura di Annalisa Cangemi
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Lo sbarco dei 60 migranti a bordo della nave umanitaria tedesca Sea Eye 5, salvati in mare a circa 60 miglia a nord di Tripoli. è terminato ieri sera, ma le operazioni si sono protratte più del previsto. La nave Ong, partita da Licata il 12 giugno aveva salvato 58 adulti e 7 minori. Poi dopo un'evacuazione medica di tre donne, erano rimasti a bordo 55 adulti e 7 minori, tra cui due ragazzine.

Lo sbarco dei migranti in teoria era atteso ieri mattina ora di pranzo, intorno alle 13:30, orario in cui era previsto che la nave della Ong arrivasse al porto di Pozzallo (Ragusa). Ma i ritardi hanno cominciato ad accumularsi, e non sono stati subito chiari i motivi. In un primo momento infatti, come ha denunciato l'Ong sui social, le autorità avevano assegnato come porto quello di Taranto, in Puglia, a circa 48 ore di distanza dal punto in cui si trovava l'imbarcazione con 65 migranti a bordo. Poi, grazie alle pressioni arrivate anche dal governo tedesco, era stato indicato Pozzallo.

Il problema delle tante ore di navigazione necessarie per arrivare a Taranto era stato sollevato dall'ong, e in particolare dal capitano della nave e dal comando della missione, i quali avevano evidenziato i limiti tecnici di una simile traversata, spiegando che la Sea Eye 5 non è progettata viaggi di più giorni con decine di sopravvissuti a bordo.

"L'MRCC tedesco ha promesso telefonicamente che avrebbe sollecitato l'evacuazione e la scelta di un porto più vicino alle autorità italiane e maltesi. Anche il capitano della Sea Eye 5 ha contattato direttamente l'MRCC di Roma e ha richiesto un porto più vicino", ha raccontato su X il presidente di Sea Eye Gorden Isler.

A quel punto è iniziato un primo braccio di ferro. Dopo l"evacuazione medica d'emergenza che ha riguardato tre donne ferite, che avevano inalato vapori del carburante e avevano ustioni da idrocarburi, portate dalla Guardia Costiera a Lampedusa nella serata di sabato, la richiesta della nave di ricevere l'indicazioni di un porto sicuro più vicino è stata negata "per l'assenza di problemi meteorologici o tecnici", ha raccontato Gorden Isler. Solo nella notte tra sabato e domenica, alle 2:59, Roma ha concesso lo sbarco a Pozzallo. Sembrava quindi che lo stallo fosse stato superato. E invece la nave si è trovata in una situazione di stand-by e incertezza, che è continuata per tutta la giornata di ieri.

Cosa è successo alla nave Sea Eye e perché lo sbarco dei migranti è stato ritardato

Alla nave Sea Eye 5 non è stato infatti accordato il permesso di attraccare subito, una volta arrivata nelle vicinanze del porto di Pozzallo. È rimasta così bloccata per 20 ore a circa sette miglia nautiche dalla costa in attesa di ricevere l'autorizzazione allo sbarco.

Stando a quanto ricostruito dal sindaco di Pozzallo, "per ordini superiori", l'intenzione delle autorità sarebbe stata quella di far sbarcare soltanto i soggetti fragili, e di far proseguire per Taranto la nave con tutti gli altri migranti per completare le operazioni. Ma la nave Ong si è rifiutata di eseguire l'ordine, per ragioni di sicurezza, ritenendo appunto pericoloso il trasferimento dei naufraghi verso una destinazione così lontana. E lo stallo è proseguito per tutta la giornata fino a sera, anche dopo un'ulteriore evacuazione medica, intorno alle 20.30, che ha riguardato una ragazza nigeriana al nono mese di gravidanza trasferita in banchina a bordo di una motovedetta e poi portata dal 118 all'ospedale Baglieri Maggiore di Modica insieme al marito.

"A parte il fatto che non si capisce chi dovrebbe certificare la presunta fragilità, ma se così fosse non sarebbe assolutamente accettabile questa opinabile decisione. In un momento così delicato e particolare della vita di milioni di esseri umani nel Mediterraneo, una decisione così rigida diventerebbe assolutamente incomprensibile. Fateli sbarcare tutti nella città di Giorgio La Pira. È questa l'unica decisione che deve assumere un governo civile ed umano", ha scritto in una nota ieri pomeriggio il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna, lanciando un appello.

Dopo un lungo tira e molla, la vicenda si è conclusa solo alle 21.30 di ieri sera, quando la nave finalmente è riuscita ad attraccare alla banchina nel porto di Pozzallo. Sono scesi i 53 naufraghi rimasti a bordo, 39 uomini e 14 donne, oltre ai 7 minori. A molti migranti sono state riscontrate ustioni da idrocarburi. I casi di scabbia per oltre un terzo delle persone soccorse hanno resa necessaria la sanificazione della nave. Finché non verrà completata, la Sea Eye 5 non potrà lasciare Pozzallo e tornate in missione nel Mediterraneo.

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