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In Messico due giornalisti uccisi in otto giorni: è il posto più pericoloso al mondo per i reporter

Il fotoreporter Margarito Martinez è stato ucciso subito dopo essere uscito di casa a Tijuana; Josè Luis Gamboa è stato accoltellato vicino al porto di Veracruz.
A cura di Davide Falcioni
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Margarito Martinez, fotoreporter messicano ripetutamente minacciato dai narcotrafficanti, è stato assassinato ieri a mezzogiorno nei pressi della sua casa di Tijuana, città distante una manciata di chilometri dal confine con gli Stati Uniti. Il fotografo, collaboratore di diverse testate giornalistiche messicane, specializzato nelle tematiche sulla criminalità organizzata locale, aveva già subito un’aggressione con un'arma da fuoco, secondo il comunicato stampa del ministero regionale. Martinez, 49 anni, era stato minacciato a dicembre da alcuni blogger, ha affermato l'Ong YoSiSoyPeriodista, che dalla sua fondazione chiede alle autorità rigorose misure di protezione per i giornalisti.

La Procura generale messicana ha annunciato l'apertura di un'inchiesta: "La liberà di espressione, in tutte le sue forme, è un diritto fondamentale dei cittadini".  Nello stato di Veracruz, la Commissione di Stato per la protezione dei giornalisti ha chiesto alla Procura di applicare il "protocollo di indagine per reati contro la libertà di espressione" dopo l'omicidio di un altro giornalista, Josè Luis Gamboa, accoltellato il 10 gennaio nel porto della città. La vittima, secondo una fonte locale, non lavorava più come cronista bensì come analista di social media. Non aveva una "storia di aggressioni" o "minacce" e non era sotto protezione, secondo la commissione.

Per il terzo anno consecutivo, nel 2021 il Messico è stato il paese più pericoloso per i giornalisti secondo un rapporto di Reporter Senza Frontiere, secondo cui lo scorso anno ben sette cronisti sono stati uccisi in relazione al loro lavoro, più di quanti ne sono stati assassinati dai talebani in Afghanistan. A inasprire ulteriormente gli animi sono state anche le dichiarazioni pubbliche del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, che ha ripetutamente attaccato i giornalisti critici con il governo definendoli bugiardi.

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