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Il Messico in rivolta per Ingrid Escamilla: uccisa, scuoiata e sventrata dal compagno

Ingrid Escamilla, 25 anni, è stata pugnalata a morte, scuoiata e sventrata dal suo compagno nella loro casa lo scorso 9 febbraio. Il caso in Messico ha generato una protesta popolare di massa per l’esposizione del corpo martoriato della vittima da parte di alcuni media locali, venuti in possesso delle foto della scena. “Basta fare spettacolo delle nostre morti”. Il tabloid Pasala aveva titolato le immagini cruente con la didascalia: “Tutta colpa di Cupido”.
A cura di Angela Marino
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Pugnalata a morte, scuoiata e sventrata dal suo compagno. La storia di Ingrid Escamilla, 25 anni, uccisa al culmine dell’ennesima dall’uomo con cui viveva nella loro casa di Città del Messico, è il caso che sta infiammando il Paese. Non solo perché una giovane donna è stata assassinata e il suo corpo profanato, ma soprattutto per quanto è successo dopo. Un video girato dalla polizia nella casa dove Erik Francisco N., il 46enne femminicida, aveva estratto le budella della vittima, è stato diffuso in rete scatenando le proteste di tutta la popolazione. Non solo, alcuni giornali locali hanno pubblicato le immagini del massacro, tra cui ‘Pásala', che ha titolato la foto della scena ‘È stata colpa di cupido”, scatenando l’indignazione degli attivisti per i diritti umani e dell’opinione pubblica.

Ingrid Escamilla con il compagno
Ingrid Escamilla con il compagno

Il delitto di Città del Messico

I fatti sono avvenuti due settimane fa nella casa della coppia. Erik Francisco N., 46 anni, ingegnere con un matrimonio finito e una denuncia per violenza domestica alle spalle e Ingrid Escamilla, 25 anni, originaria di Nuevo Necaxa e dipendente di un’azienda del posto, avevano iniziato da poco una già burrascosa relazione. Tra i due c’erano forti tensioni e liti violente, tanto che la ragazza si era rivolta alla polizia per denunciare i maltrattamenti, salvo poi ritirare la denuncia. Il 9 febbraio, stando a quanto ricostruito dalle indagini, i due stavano litigando furiosamente. Sarebbe stata proprio Ingrid a brandire, per difendersi, il coltello che Erik le ha sottratto e usato contro di lei. L’ha pugnalata alla gola tre volte, poi, nel tentativo di disfarsi del corpo della ragazza ha iniziato a scuoiarlo e sventrarlo degli organi, gettando alcuni di essi in una fogna. Poco dopo, sporco di sangue e trafelato, ha telefonato all’ex moglie per confidarle cosa aveva fatto a Ingrid. È stata la donna a inviare sul posto i soccorsi.

Le foto del massacro sui giornali: "Colpa di Cupido"

Fino a questo punto il copione per quanto truce e inumano, segue quello canonico di ogni delitto, con l’evento, la scoperta e i rilievi. Ma è proprio in questo contesto che qualcuno degli operatori forensi ha divulgato immagini del corpo e della scena poi finite in rete. Immagini scattate e riprese sulla scena del massacro dove erano ancora presenti i resti. A scatenare l'indignazione, soprattutto sui social, il titolo ‘La culpa la tuvo Cupido’ (la colpa è di Cupido, ndr), associato dal giornale ‘Pásala‘ alle immagini proprio mentre sui social netowrk andava in scena un battage di segno contrario in favore del bello contro l'orrore, con la condivisione di foto di tramonti, fiori, mani intrecciate, associate agli hashtag #IngridEscamilla e #JusticeForIngrid. Negli stessi giorni una folla indignata si è riunita davanti alla sede della redazione de ‘La Prensa' al grido di "Trasformate le nostre morti in uno spettacolo" e si è scagliata contro i giornalisti. La manifestazione, alla fine, si è sciolta pacificamente, ma ha restituito al Paese il segno profondo di un clima che sta cambiando soprattutto a causa della la proposta del governo di derubricare il reato di femminicidio a omicidio.

La protesta popolare nel nome di Ingrid

Anche le istituzioni sono intervenute in una questa vicenda. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha stigmatizzato la linea dei media. Quanto alla fuga di notizie, l’ufficio del procuratore di Città del Messico ha messo in piedi un’indagine per trovare gli operatori forensi che hanno diffuso video e foto. Nel mirino, dopo i fatti, sono finiti sei persone, tra polizia e pubblici ministeri. Potrebbero essere soggetti a una sanzione penale o amministrativa, a seconda del livello di responsabilità. Sui social, intanto, continua la mobilitazione per la strage delle donne. Dagli scenari emersi dagli ultimi dati pubblicati dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), si evince che il posto meno sicuro per una donna è proprio la sua casa.

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