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Egitto, l’esercito: “sgomberate piazza Tahrir o scatteranno gli arresti”

L’esercito egiziano in un comunicato lancia un ultimatum e chiede la fine delle manifestazioni e degli scioperi.
A cura di Cristian Basile
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L'esercito egiziano sta cominciando a stancarsi dei manifestanti che si rifiutano di abbandonare la piazza e di nuovo ha chiesto che alla gente di tornare nelle proprie case onde evitare soluzioni drastiche come la repressione e gli arresti. In effetti durante i 18 giorni di proteste e ancora oggi la posizione delle forze armate è stata piuttosto ambigua, ora a favore della gente, ora contro. In piazza Tahrir, epicentro delle proteste che hanno portato alle dimissioni di Mubarak, sono ancora diverse centinaia le persone che restano accampate, in quanto, secondo la televisione, anche se i dirigenti dell'opposizione si sono dimostrati soddisfatti per le decisioni adottate nelle ultime ore dai militari che hanno ereditato il potere di Mubarak, ancora ci sono delle domande che per i manifestanti non hanno trovato risposta.

Per l'esercito egiziano però, adesso la cosa più importante è calmare gli animi di coloro che hanno protestato fino ad oggi contro il regime per iniziare a disegnare la bozza di quella che sarà la transizione che il paese aspetta con ansia. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni dichiarate, sono molti i dubbi che attanagliano gli egiziani e, se l'esercito non dovesse mantenere le promesse di democrazia, potrebbe scoppiare una nuova ondata di proteste che l'Egitto difficilmente riuscirebbe a sopportare. Un segnale positivo, però, è che gli attivisti pro-democrazia hanno applaudito  l'annuncio di ieri delle forze armate di sciogliere il parlamento, sospendere la costituzione e proporre un referendum. Nonostante questo, persiste l'incertezza sul grado di influenza che i militari cercheranno di avere nella ristrutturazione di un nuovo governo, dopo aver appoggiato per anni un governo corrotto e oppressivo.

Non è nemmeno chiaro il grado di libertà che l'esercito permetterà durante il periodo di transizione che potrebbe durare almeno sei mesi. Le due grandi domande adesso sono: da chi sarà composta la commissione costituzionale per redigere la nuova costituzione e quali sono le garanzie che il cammino scelto sarà quello corretto? Per adesso però si respira ottimismo e  le dichiarazioni di ieri sono state di grande sollievo per quanti temevano che il sistema democratico, dopo le dimissioni di Mubarak, venisse ostacolato dall'esercito.

"Le dichiarazioni dell'esercito ci soddisfano. Dobbiamo aver un dialogo con il Consiglio Militare per iniziare il cammino verso la transizione" ha affermato Ayman Nour, uno dei leader della rivolta contro Mubarak.

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