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Cosa sta succedendo in Israele secondo l’Ispi: “Attacco suicida Hamas, reazione Netanyahu sarà durissima”

Una “follia”, un “attacco suicida” basato “sull’idea sbagliata che Israele fosse divisa e impreparata”. Così si spiega l’offensiva di Hamas rivolta questa mattina al territorio israeliano, con il lancio di migliaia di razzi e l’invasione con uomini armati. Ugo Tramballi, esperto di Ispi, ha spiegato a Fanpage.it come potrebbe svilupparsi il conflitto e quali conseguenze potrebbe avere.
A cura di Luca Pons
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Nelle prime ore della mattina di oggi, sabato 7 ottobre 2023, il territorio di Israele è stato colpito da migliaia di razzi, mentre diversi militanti palestinesi entravano nel sud del Paese attraversando la frontiera di Gaza. Poco dopo il comandante di Hamas, Muhammad Al-Deif, ha rivendicato l'attacco, dichiarando la "rivoluzione" e invitando tutti i palestinesi armati a unirsi allo scontro. L'operazione è stata chiamata "Alluvione Al-Aqsa", per il grande numero di razzi fatti cadere. Al-Aqsa è una delle moschee più sacre presenti a Gerusalemme. Ugo Tramballi, esperto di Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ha risposto alle domande di Fanpage per chiarire quanto sta succedendo.

Ugo Tramballi
Ugo Tramballi

Quello di Hamas sembra un attacco programmato da molto, ce lo si poteva aspettare?

Sì, sicuramente per come sta avvenendolo sembra un attacco programmato da tempo, e la cosa che stupisce è che i servizi segreti israeliani non avessero individuato e scoperto questi preparativi. Mi sembrava di vedere sul campo che siano stati preparativi piuttosto vasti: raramente si è visto un tentativo di invasione da parte di Gaza del territorio israeliano.

Quale il motivo dietro un'offensiva del genere?

È difficile: sembra una follia, una cattiva valutazione della realtà politica. Non ci sono ragioni, anzi in questi ultimi anni Hamas aveva dimostrato una specie di moderazione, naturalmente per i canoni dell'islamismo palestinese. Si era sempre tenuto in disparte dall'estremismo, per esempio dalla Jihad islamica, aveva cercato comunque una dimensione politica, aveva fatto diversi compromessi con Israele, tramite la mediazione di Egitto e Qatar. Compromessi per migliorare la qualità della vita dei palestinesi, perché anche Hamas a Gaza aveva un debito di credibilità e di consenso visto come vive la popolazione palestinese lì. Soprattutto con il governo precedente, quello di Lapid, c'era stato una specie di incontro di interessi fra Israele a Hamas: una risposta alle esigenze di sicurezza di Israele la poteva dare solo Hamas, e una risposta alle esigenze di miglioramento della qualità di vita dei palestinesi la poteva solo dare Israele. Quindi sembrava che ci fosse un cammino lento, un po' come successe per l'Olp negli anni Settanta, Ottanta, Novanta. Invece sembra che non sia assolutamente così.

Cosa potrebbe cercare di ottenere Hamas scatenando una nuova guerra?

È un'operazione suicida, perché alla fine poi Israele probabilmente raderà al suolo una volta di più una buona parte di Gaza: c'è una sproporzione gigantesca di forze militari. Temo che dietro la decisione ci sia stata una cattivissima valutazione della realtà e di Israele, che era sempre stato un po' il timore di Israele. Una valutazione sbagliata su quello che sta succedendo all'interno di Israele: lo scontro fra i democratici e l'attuale governo, che spinge il Paese sempre più verso destra e verso una specie di Stato religioso, il fatto che i soldati riservisti rifiutassero di essere richiamati in segno di protesta contro le decisioni illiberali di questo governo. Hamas può aver pensato che per questo Israele fosse diventata debole. Spesso in Hamas c'è una tendenza al massimalismo politico, e io non riesco a immaginare che sia altro: la convinzione di trovare Israele impreparata.

All'inizio in effetti è stato così.

Sì, nelle prime ore Israele era impreparata, visto cosa stanno facendo. Ma Hamas la pensava così impreparata da ottenere una vittoria militare. Ho visto che hanno anche fatto appello a Hezbollah: sarebbe una follia. Anche Hezbollah ha fatto diverse valutazioni politiche gravemente sbagliate nella sua storia, ma data la situazione economica del Libano non credo che Hezbollah interverrà.

Israele quindi non sarà colta divisa e impreparata come forse sperava Hamas?

No, infatti già quando stavano arrivando i primi razzi non solo gli organizzatori dell'ennesima manifestazione del sabato sera di Israele hanno annunciato la sospensione delle proteste, ma tutti quei soldati riservisti che fino ad ora avevano rifiutato di essere richiamati sono già di nuovo in servizio. Perché quando tu metti in discussione la sicurezza di Israele, Israele non guarda in faccia a nessuno.

Hamas è l'unica organizzazione presente a Gaza?

No, ma sono sicuramente quella di gran lunga predominante. Questa operazione è di Hamas, poi ha aderito subito anche la Jihad islamica perché non sperava altro.

È l'inizio di una nuova guerra?

A meno che non ci sia un'estensione con l'intervento di Paesi come l'Iran, o di organizzazioni come Hezbollah, credo che sarà come negli ultimi episodi di conflitto fra Gaza e Israele: una questione di giorni. Però non abbiamo mai visto Hamas fare cose di questo genere. C'erano state in passato infiltrazioni attraverso i tunnel, che poi sono stati tutti chiusi. Ci sono stati lanci di razzi abbastanza frequenti, ma lanci di razzi in poche ore in questo numero e l'infiltrazione di uomini armati dentro una città israeliana, non si era mai visto. È difficile dire quanto durerà. Nella tradizione questi conflitti durano poco, perché c'è una sproporzione militare enorme e poi perché Egitto e Qatar intervengono per cercare una mediazione. Alla fine non serve a nessuno nella regione una violenza di questo genere, non serve nemmeno alla democratizzazione di Israele.

Come reagirà il governo israeliano di Benjamin Netanyahu?

È ovvio che questo governo di destra ne approfitterà. Se gli israeliani vanno sul pesante quando viene messa in discussione la loro sicurezza, non riesco a immaginare cosa farà questo governo che è in molti modi legittimato a reagire. L'abbiamo visto fare delle porcherie inaudite nei territori palestinesi, in Cisgiordania. Ma in questo caso dove sono totalmente legittimati a difendersi non riesco a immaginare cosa succederà.

L'attacco avrà un effetto negativo per Netanyahu, perché il Paese è stato effettivamente colto impreparato, o lo rafforzerà?

Giusto il 6 ottobre si celebrava l'anniversario della guerra del Kippur. Quella guerra fu condotta malissimo da Golda Meir e dal suo governo, che dopo la fine del conflitto cadde. Con la guerra del Libano del 2006, il governo di Ehud Olmert entrò in crisi proprio per la cattiva gestione del conflitto. È possibile che ci siano effetti negativi, ma certamente questo governo cercherà di usare il conflitto a suo vantaggio. Hamas ha dato un assist a Netanyahu, che deve solo pare il tap in. Gli ha offerto la possibilità di rivendicare una vittoria che potrebbe essere decisiva: dopo quello che sta facendo Hamas, credo che Israele non si fermerà ai soliti violentissimi bombardamenti, forse farà anche qualcosa di molto più radicale. Sicuramente potrebbe partire una campagna di uccisioni di tutti i capi politici e militari di Hamas. E quindi potrebbe anche arrivare un rafforzamento di questo governo di destra.

L'attacco può essere collegato all'accordo che Israele e Arabia Saudita stanno cercando di raggiungere?

Difficile dirlo, ma non credo. Certo un conflitto tra Israele e palestinesi rende più difficile per l'Arabia Saudita fare un accordo per il riconoscimento di Israele. Però probabilmente sarà un conflitto a tempo determinato. Le difficoltà di questo accordo non hanno nulla a che vedere con i palestinesi e con Hamas, sono principalmente sul nucleare, su quello che gli americani devono fare. Anche sul fatto che il governo israeliano è esitante: Netanyahu vorrebbe questo accordo perché gli serve per una vittoria all'interno del Paese, sotto sotto la pressione dei democratici, però è anche vero che se accetta di fare un accordo con l'Arabia Saudita poi questa pretenderà che si riprenda il negoziato di pace con la Palestina, e lì il suo governo cadrebbe immediatamente.

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