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Corsa dei tori finisce nel sangue, tre morti incornati in Spagna in 24 ore

Tre persone sono morte in Spagna dopo essere state colpite dai tori durante il “Bous al carrer”, famosa festa della Comunità Valenciana dove si svolge la tradizionale corsa.
A cura di Ida Artiaco
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Quella che doveva essere una festa si è trasformata in tragedia in Spagna, dove tre persone sono state uccise incornate dai tori in 24 ore e in 3 città diverse.

È successo nel corso della cosiddetta "Bous al carrer", festa famosa della Comunità Valenciana, dove si è tenuta nei giorni scorsi la tradizionale corsa dei tori. L'ultima vittima, un 56enne originario di Albacete, è deceduta martedì notte nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Fe de València, dove era arrivato in condizioni critiche dopo essere stato colpito da un toro a Picassent.

Sempre martedì scorso è stata denunciata la morte di un altro uomo colpito dai tori durante i festeggiamenti del Bous al carrer a Meliana, tenutosi il sabato precedente, mentre la terza vittima è un turista francese che stava prendendo parte ai festeggiamenti a Pedreguer, a pochi passi da Alicante: è rimasto ferito l'8 luglio scorso ed è deceduto dopo 9 giorni di ricovero in rianimazione.

Impressionanti le immagini di quanto successo: in un filmato, in particolare, si vede un uomo, che si trovava dietro un blocco in mezzo alla strada, essere scaraventato in aria dal toro: ha riportato una lesione cerebrale traumatica. In un altro caso l'animale ha perforato il polmone della persona rimasta uccisa.

Già il 3 luglio scorso, durante i festeggiamenti di Puçol, un minore di 14 anni è rimasto gravemente ferito in un episodio simile, anche se è già guarito. L'età minima per poter accedere ai luoghi delle feste con le corse dei tori è di 16 anni, motivo per cui il ministero della Giustizia ha aperto un fascicolo di inchiesta.

In totale, quest'anno 478 persone sono rimaste ferite in questi eventi, che di solito si concludono con l'uccisione dei bovini nell'arena. Il gruppo animalista Pacma è tornato a chiedere la proibizione di quella che ha definito una tradizione "crudele e pericolosa" che può "mettere in pericolo la vita dei cittadini e infliggere abusi agli animali".

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