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C’è scritto “Champagne”, ma in realtà è soda: distrutte in Francia 35mila bottiglie

I funzionari della dogana di La Havre (Francia) hanno eseguito l’ordine arrivato dopo l’appello del Comité Champagne, che vigila sul corretto uso della prestigiosa etichetta “Champagne”. Un mese fa, in Belgio, distrutte oltre duemila bottiglie della statunitense “Champagne of Beer”.
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“Couronne Fruit Champagne”. Foto tratta da Twitter, Direction générale des douanes
“Couronne Fruit Champagne”. Foto tratta da Twitter, Direction générale des douanes

“Couronne Fruit Champagne”, si leggeva sull’etichetta delle bottiglie. Ma il contenuto all’interno altro non era che una bevanda gassata, che nulla aveva a che fare con lo Champagne, né come sapore, né come regione di provenienza.

Queste le motivazioni che hanno portato alla distruzione di 35mila bottiglie della bibita da parte dei funzionari della dogana della cittadina francese di La Havre, nota per il suo porto sulla Manica.

Il carico di bottiglie, proveniente da Haiti, era stato sequestrato all’arrivo sul suolo francese, nell’ottobre 2021, dalle autorità: il liquido di un colore arancione acceso non rispettava i requisiti per potersi chiamare “Champagne”.

Infatti, l’utilizzo di questo titolo segue delle regole ben precise: solo ed esclusivamente i vini frizzanti prodotti nella regione vinicola francese denominata, appunto, Champagne (nell’area nord-orientale del Paese) possono usare questo nome.

“Couronne Fruit Champagne”. Foto tratta da Twitter, Direction générale des douanes
“Couronne Fruit Champagne”. Foto tratta da Twitter, Direction générale des douanes

Si tratta di una denominazione d’origine protetta, regolata dall’etichetta ufficiale di protezione dei prodotti agroalimentari France's Appellation d'Origine Contrôlée (AOC): “L’uso della denominazione Champagne per prodotti differenti è illegale e punibile. L’obiettivo è quello di trarre vantaggio dall’immagine del nome Champagne. Questo tipo di utilizzo contribuisce a indebolire la reputazione della denominazione”, ha denunciato Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne.

Nell’ottobre 2022, un anno dopo il sequestro, il Tribunale di Parigi aveva sancito non solo che le bottiglie di soda di origine haitiana non potevano essere vendute nel mercato francese, ma che queste andavano necessariamente distrutte, poiché la loro denominazione non rispettava la normativa AOC.

Prima di questa sentenza, comunque, il prodotto era stato sottoposto a un’altra investigazione da parte del France's Directorate for Competition, Consumption and the Repression of Fraud a causa di un presunto uso eccessivo di acido benzoico, un conservante usato per i generi alimentari.

La recente distruzione delle 35mila bottiglie di “Couronne Fruit Champagne”, comunque, non rappresenta un caso isolato: questa arriva solo un mese dopo la confisca e la successiva eliminazione in Belgio, sempre a seguito della richiesta del Comité Champagne, di oltre duemila bottiglie di una birra statunitense, “colpevole” di chiamarsi “Champagne of Beer”.

Lo stesso, rigido regolamento vale per altri prodotti di origine controllata, come la Feta greca, lo Stilton britannico e pure il nostro Parmigiano.

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