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La morte della Regina Elisabetta II

Carlo III e quegli scatti d’ira davanti alle telecamere: cosa ci dice il linguaggio del corpo del re

Le prime apparizioni di Re Carlo III hanno fatto discutere per i suoi comportamenti non proprio regali. Che cosa ci dice il suo comportamento non verbale?
A cura di Anna Vagli
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Carlo, l’eterno erede, è diventato re. Ma le sue prime apparizioni istituzionali hanno già fatto discutere. Lontano dalla compostezza della madre, e svaniti i segni del dolore e della perdita per il lutto, nella sua nuova veste di sovrano Carlo ha lasciato trasparire tratti caratteriali e di personalità mai conosciuti prima. Difatti, dove non sono arrivate le parole, a parlare per lui sono stati i gesti.

Gesti azione e gesti atteggiamento

I gesti, i movimenti compiuti con la parte superiore del corpo, con le braccia e con le mani, rappresentano la parte più importante della comunicazione tra gli esseri umani. È infatti con i gesti che esprimiamo tutte le sfumature delle nostre emozioni.

Senza perdersi troppo in inutili tecnicismi, si distinguono i “gesti-azione”, quelli compiuti volontariamente per comunicare un’intenzione, un’emozione, come ad esempio indicare o salutare. Questi si differenziano da quelli che possiamo definire “gesti atteggiamento”, che rivelano la parte più profonda di un individuo, ma che non vengono espressi verbalmente.

Ma con il linguaggio del corpo. Del resto, già Freud diceva: “Nessuna persona può mantenere un segreto. Se le sue labbra restano mute parleranno le sue dita”.

Chi è davvero Re Carlo III

In questi giorni abbiamo visto un uomo completamente diverso da quello stoico ed emotivamente isolato di tutti questi anni. Forse ora non in grado di tenere a bada le proprie emozioni negative.

Anche quando si è trovato ad affrontare momenti epocali come quello della proclamazione e quello della firma nel libro dei visitatori al castello di Hillsborough, residenza dei reali nell’Irlanda del Nord. In questo caso, appare difficile giustificare gli atteggiamenti di Carlo. Se non, pur rimanendo nel campo delle ipotesi, argomentando in termini di frustrazione e, al contempo, di affermazione del proprio potere.

Mi spiego. L’ex principe del Galles ha impiegato settantaquattro anni per salire al trono. Su di lui pende l’eredità ingombrante di Elisabetta II e i più ampi consensi al seguito di suo figlio William.

E di questo Carlo ne è perfettamente consapevole. Presente al castello, dopo aver sbagliato a scrivere la data nel libro dei visitatori, si è alzato flettendo leggermente le spalle e sul suo mento si è potuta notare una leggera spinta verso l’esterno.

Dal punto di vista dell'analisi comportamenti, si tratterebbe di segni riconducibili all’inappagamento e al profondo senso di rabbia che incontrovertibilmente potrebbe attraversarli. Nonostante sia lui adesso il re.

Emblematico è il modo con il quale ha battuto il calamaio sul tavolo. Dal punto di vita del linguaggio non verbale, il nuovo re con quel gesto ha volutamente cercato di aumentare l’impatto visivo rispetto a ciò che stava accadendo – relativamente all’errore sulla data – per ribadire ai presenti, e non solo, che è lui il re.

In soldoni, è come quando un animale rizza il pelo per cercare di apparire più grosso e quindi più temibile.

Non encomiabili, oltre al modo con il quale si è rivolto al personale, sono state anche le modalità con le quali si è rapportato con la regina consorte.

E non solo perché (sicuramente) contrarie al protocollo e all’etichetta di Corte. Al disappunto espresso nei confronti della moglie Camilla, rea di aver evidenziato l’errore da lui commesso, è infatti seguito il gesto di colpire il tavolo con il calamaio pieno di inchiostro.

Decisamente lontano lo smarrimento e il dolore visibile nel primo discorso alla Nazione. Re Carlo III ha forse acquisito pienamente coscienza che mai riuscirà a smarcarsi dalla definizione di eterno secondo. Non solo subordinato alla madre, ma anche al figlio William. Che la maggior parte vorrebbe già come sovrano.

La firma all’atto di proclamazione e il disgusto del re

Del resto, sulla stessa falsariga si era posto l’atteggiamento di Carlo III al momento della sua proclamazione. Nel momento in cui giurava fedeltà al suo popolo, firmando il relativo atto, ha fatto dispoticamente cenno ai segretari presenti di togliere dal tavolo un astuccio contenente penne stilografiche.

Un movimento di stizza accompagnato da una mimica facciale che fugava ogni dubbio. Nello specifico, ha assunto – mentre imperiosamente chiedeva di togliere l’astuccio con le penne – l’espressione del disgusto: Carlo ha rovesciato la bocca verso il basso e ha arricciato il naso. Le sue sopracciglia si sono abbassate creando delle rughe verticali sulla fronte. Evidenziando proprio l’emozione di disappunto del re.

Non proprio un bel biglietto da visita per l’ex principe del Galles. La regina Elisabetta, in settant’anni di regno, mai è stata vista o sentita rivolgersi come Carlo alle persone che, a vario titolo, le gravitavano intorno.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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