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Il caso banca popolare di Bari

Popolare di Bari, gli audio dello scandalo erano usati per rassicurare i clienti

Gli audio pubblicati in esclusiva su Fanpage.it, opportunamente tagliati, erano usati dai middle manager della Popolare di Bari per tranquillizzare la clientela preoccupata di un imminente crac dell’istituto. La scoperta in alcune chat dei dipendenti della banca. Una conferma in più che il sistema è malato dalla testa ai piedi.
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Alcuni stralci dell’audio della riunione tenuta dal presidente e dall’amministratore delegato di Banca Popolare di Bari e ricevuto in esclusiva erano utilizzati, prima della pubblicazione dell’inchiesta su Fanpage.it, subdolamente dal personale della banca per tranquillizzare i clienti. Un lavoro di “fine editing” da parte dei manager intermedi per confezionare un prodotto di marketing criminale al fine di calmierare i clienti preoccupati dai rumor sull’imminente default della banca.

È quanto emerge da alcune chat di gruppo formate da dipendenti di BPB e riferitoci da uno dei partecipanti alla conversazione collettiva. Una conferma di quanto sostengo da tempo: il sistema è malato dalla testa ai piedi. Non solo i top manager sono affetti da un male incurabile. Loro sono sicuramente i portatori del virus che però, per oltre un ventennio, ha finito per infettare l’intero organigramma della malafinanza.

Perché nell’organigramma delle bad bank c’è un preciso e ferreo protocollo da rispettare. A stabilire le direttive, la linea guida è il top management. I mega direttori galattici, direbbe Fantozzi, le figure dirigenziali più alte, che utilizzano “formule” etiche solo di facciata per presentare piani strategici e commerciali che poi nel segreto di riunioni carbonare, come dimostra l’inchiesta di Fanpage.it, vengono smentite. Insomma scrivono nei regolamenti e nella corrispondenza ufficiale che “non bisogna vendere spazzatura a chi non capisce nulla di finanza”, salvo poi dirti in una riunione a porte chiuse che “ciò che occorre è tranquillizzare il cliente”.

Al piano inferiore, però, nella terra di mezzo, troviamo gli area manager o direttori di distretto, gli intermedi (il middle management). Questi ultimi sono quelli che vigilano, che pressano, che “molestano” (perdonatemi il termine, è forte per darvi la sensazione) affinché ciò che è stato deciso venga messo in pratica. Ma per realizzarlo trasformano il contenuto etico, scritto, in contenuto verbale, subdolo e immorale. Nulla di scritto.

Gli intermedi non ascoltano ragioni, pretendono dai loro sottoposti che le direttive siano applicate con ferocia e per farlo creano un’atmosfera tesa, un clima asfissiante. Ecco, gli intermedi fanno parte del mondo di mezzo, quel mondo che ho abitato per più di 20 anni.

Se viene rimosso e commissariato il top management, ma non cambia quello di mezzo, nulla può cambiare. Sembra una citazione di un film ma non lo è. Bisogna “essere punitivi” anche con loro, con quelli di mezzo, perché sono quelli che giocano sporco. Sono abituati ad agire in modo subdolo e cinico, non smetteranno mai di farlo. La politica invece continua a parlare solo di misure repressive nei confronti del top management.

Il low management (direttori di filiale e consulenti), ultimo anello della catena manageriale, è invece accerchiato e spinto in condizioni estreme dai colonnelli del mondo di mezzo. Il raggiungimento del budget e degli obiettivi diventa maniacale attraverso pratiche da lavaggio dei cervelli. Quelli che oggi ho deciso di chiamare “ultimi” sono continuamente raggiunti da messaggi di controllo del pensiero. Il plagio psicologico è perseguito attraverso mail incessanti e insistenti, chat personalizzate, ricorrenti dati aggiornati, report sugli andamenti. Molto è detto, soprattutto a voce, perché le parole non lasciano tracce, nessuno può “screenshottarle”.

Non puoi stimare, supporre, ritenere: devi applicare assolutamente! Ma quando non hai il tempo di pensare, sapete cosa succede? Sbagli. La fretta, la pressione e il lavoro inducono all’errore. L’errore degli ultimi. Gli unici che saranno poi effettivamente puniti. Ti chiedono (ti impongono) di vendere prodotti ad alta marginalità, ad alto profitto solo per la banca. Lo fai. Magari sbavi per l’urgenza, la furia, l’aggressività, qualche piccolo premio.

Ad un certo punto, quasi come se nel frattempo avessero abitato un altro pianeta, il top management (presidente, amministratore delegato, direttore generale) si accorge dell’errore. Ed inizia a minacciarti facendoti sentire sulle tue spalle il peso del fallimento della banca, quasi a convincerti che poi ti sei quasi meritato il premio finale. Quello di andare a casa come “esubero” .

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