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Pensioni, per il superamento di quota 100 due ipotesi in campo: quali sono e cosa prevedono

A fine 2021 scadrà la quota 100, l’anticipo pensionistico introdotto – in via sperimentale – dal primo governo Conte. L’attuale esecutivo sta quindi valutando due opzioni per modificare il ritiro anticipato dal lavoro: la prima è la quota 102, mentre la seconda è la quota 41. Andiamo a vedere cosa prevedono entrambe e in cosa si differenziano.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’addio alla quota 100 è ormai quasi cosa certa. Detto e ribadito da più parti all’interno del governo, la pensione anticipata sembra destinata a scomparire al termine della sperimentazione di tre anni che si concluderà a fine 2021. Motivo per cui l’esecutivo sta lavorando a una nuova riforma pensionistica che eviti quello scalone che si verrebbe a creare tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022: chi non maturerà i requisiti per la quota 100 prima del gennaio 2022, infatti, si troverebbe ad aspettare fino a cinque anni rispetto a chi i requisiti li ha maturati solo qualche giorno prima, aderendo alla quota 100. Per superare l’anticipo pensionistico introdotto dal governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle le proposte in campo sono due: la quota 102 o la quota 41, quest’ultima un sistema che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età, anche se l’assegno sarebbe più basso rispetto all’attuale pensione anticipata. Come ricorda il Corriere della Sera, infatti, la pensione anticipata fa perdere dal 3% al 14% sull’assegno mensile.

Pensioni, come funzionerebbe la quota 102

L’ipotesi più probabile e su cui maggiormente si concentrano governo e sindacati in occasione dei tavoli dedicati alla riforma pensionistica è quella della quota 102. Entrerebbe in campo dal 2022 e modificherebbe i requisiti della quota 100: non più 62 anni di età ma 64. Gli anni di contributi versati, invece, resterebbero 38. Cambierebbe solo il requisito relativo all’età. Ci sarebbe, però, un’altra importante modifica, riguardante la riduzione dell’assegno. Che secondo un’elaborazione di Progetica potrebbe essere tagliato dal 4% al 15%.

La quota 41: l’altra ipotesi di anticipo pensionistico

La quota 41 ad oggi è in realtà già in vigore, ma solamente per alcune specifiche categorie di lavoratori. Si tratta, innanzitutto, dei cosiddetti precoci, ovvero coloro i quali hanno versato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del 19esimo anno di età. Altro requisito è quello di appartenere a specifiche categorie, come quelle dei caregiver, degli invalidi civili, dei disoccupati di lungo corso, di chi compie lavori gravosi e usuranti. L’idea del governo è quella di inserire tra queste categorie i lavoratori fragili, ma anche chi è ritenuto non idoneo al lavoro e chi è impegnato in settori in cui il rischio di contagio da Covid è più alto, come per la sanità e i trasporti. La quota 41, quindi, consisterebbe in un anticipo rispetto all’attuale pensione anticipata, prevista per le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi e per gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi versati.

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