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Pensioni

Pensioni, la riforma per superare quota 100: stessi requisiti ma con tagli all’assegno

Entro la fine del 2021 il governo dovrà mettere a punto una riforma delle pensioni per superare la quota 100. La proposta sul tavolo – che nei prossimi giorni verrà discussa coi sindacati – è quella di lasciare i requisiti quasi invariati, ma di tagliare l’assegno circa del 3% per ogni anno di anticipo. Intanto si punta a prorogare, nell’immediato, l’Ape sociale e l’Opzione donna.
A cura di Stefano Rizzuti
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Da una parte le misure da approvare nell’immediato, entro la fine dell’anno. Dall’altra una vera e propria riforma previdenziale che aiuti a superare la quota 100. Il governo si muove su queste due direttrici in vista dei prossimi incontri con i sindacati. Il primo sarà quello di martedì 8 settembre, che servirà soprattutto a fare il punto sulla prossima legge di Bilancio in tema di pensioni. Il secondo, previsto per il 16 settembre, con un occhio al futuro e al superamento della quota 100. Il primo obiettivo, quello immediato, è l’estensione dell’Ape sociale e dell’Opzione donna. Poi c’è da definire il piano per il futuro.

Pensioni, la proposta per superare la quota 100

La riforma delle pensioni potrebbe arrivare con una legge delega entro la prima metà del 2021. I tempi non sono poi così larghi, dovendo approvare un provvedimento entro la fine dell’anno per evitare lo scalone che si verrebbe a creare a inizio 2022 con la fine della quota 100. C’è una prima proposta sul tavolo, che sembra non dispiacere al ministero del Lavoro: si tratta di un meccanismo flessibile che consentirebbe di uscire dal lavoro a partire da 62 o 63 anni, sempre con almeno 38 anni di contributi versati. Come con la quota 100, quindi. Ma con una differenza sostanziale, ovvero con l’introduzione di una penalizzazione che renderebbe il sistema un contributivo puro.

Il trattamento previdenziale verrebbe quindi ridotto del 2,8-3% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia stabilita per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni. Questa ipotesi, inoltre potrebbe essere messa in campo per gestire le crisi aziendali conseguenti all’emergenza Covid, insieme agli ammortizzatori sociali. L’idea sembra piacere anche ai sindacati, che sono partiti dal progetto di quota 41 – quindi pensionamento con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età – ma che potrebbero puntare a una flessibilità in uscita diversa.

I costi della riforma delle pensioni

Che l’ipotesi messa in campo sia questa o un’altra ci sarebbero da valutare i costi delle proposte. Inoltre, altro obiettivo è quello di ripristinare l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita per le pensioni anticipate, attualmente bloccato fino al 2026. Sicuramente il governo punta a utilizzare i 3-4 miliardi di minor spesa della quota 100, sempre che non vengano impiegati in altro modo. Ma la riforma delle pensioni deve essere attuata in tempi rapidi, non arrivando a ridosso della fine del 2021. Anche perché l’Italia l’ha annunciata all’Ue, secondo quanto scritto nel Programma nazionale di riforma presentato a Bruxelles.

Manovra, si punta a proroga Ape sociale e Opzione donna

Nell’immediato gli obiettivi in campo previdenziale riguardano invece la manovra. Sicuramente si punta a prorogare l’Ape sociale, con l’estensione ad altre categorie di lavoratori gravosi. Proroga probabile anche per l’Opzione donna, con un allargamento che tenga conto anche dei casi di part time verticale. Più difficile, invece, che ci siano aperture nei confronti della proposta dei sindacati di allargare la platea dei pensionati che usufruiscono della 14esima. Più probabile, invece, il ripristino dell’Ape volontaria o aziendale, chiusa dopo un periodo di sperimentazione. Si permetterebbe così una maggiore flessibilità in uscita per chi ha 63 anni e almeno 20 di contributi, con un costo per le casse dello Stato pari a zero.

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