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Evasione, l’Istat: aumenta il lavoro irregolare, l’economia sommersa vale il 12% del Pil

L’Istat ha reso noto i dati del report “L’economia non osservata nei conti nazionali”. L’aumento dei lavoratori irregolari (+0,7% rispetto al 2016) ha segnato una ripresa di un fenomeno che nel 2016 si era attenuato (-0,7% rispetto al 2015). L’economia non registrata complessivamente vale 211 miliardi ed è pari al 12,1% del Pil.
A cura di Francesco Di Blasi
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Nel 2017 tre milioni e 700mila lavoratori in Italia erano in condizione di non regolarità. È il dato più recente, maturato nelle rilevazioni dell'Istat degli ultimi anni e che oggi è stato reso noto nel report “L’economia non osservata nei conti nazionali”. L'aumento dei lavoratori irregolari (+0,7% rispetto al 2016) ha segnato una ripresa di un fenomeno che nel 2016 si era attenuato (-0,7% rispetto al 2015). I dati non sorprendono del tutto perché, come si legge nel report dell'Istituto di statistica, il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è considerato una componente strutturale del nostro mercato del lavoro. I non regolari sono considerati coloro che non rispettando le normative in materia fiscale e contributiva e risultano non visibili direttamente dai dati di cui dispone l'Istat.

Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza percentuale dei lavoratori annui non regolari sul totale, risulta invece stabile nell'ultimo biennio, registrando un 15,5% sia nel 2016 che nel 2017 per effetto di un andamento del mercato del lavoro parallelo tra quantità di lavoratori non regolari e regolari. Mentre nel periodo 2014-2017 calcolato dall'Istat gli irregolari sono aumentati di 59 mila unità (+1,6%) mentre i regolari sono cresciuti maggiormente, di 603 mila unità (+3,1%) e questo ha fatto registrare un complessivo leggero calo del tasso di irregolarità tra il 2014 e il 2017, passando dal 15,6% al 15,5%.

Nel complesso il 2017 ha fatto registrare 211 miliardi di euro di economia non registrata, pari al 12,1% del Pil. Una cifra composta da 192 miliardi provenienti dall'economia sommersa e da circa 19 miliardi provenienti da attività illegali. Pur essendo cifre molto alte, viene confermata la tendenza alla riduzione dell'incidenza sul Pil della componente non osservata dell'economia dopo il picco del 2014 che era stato del 13%.

Il sommerso è concentrato soprattutto nel settore del commercio con un valore che si aggira sopra il 40%. Nello specifico, il 41,7% viene rilevato nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio e attività alberghiere e di ristorazione. Ma l'incidenza del sommerso è molto alta anche nella categoria degli altri servizi alle persone, cioè servizi sociali e socio assistenziali, in cui è pari al 12,3%.

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