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Delitto Garlasco: “Impossibile stabilire se Alberto Stasi colpevole o innocente”

La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza che lo scorso 18 aprile ha riaperto il processo per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto del 2007. Per i giudici occorre una rilettura e rivisitazione di tutti gli indizi a carico di Alberto Stasi.
A cura di Susanna Picone
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I giudici della Corte di Cassazione, dopo aver annullato lo scorso aprile la sentenza di assoluzione emessa nei confronti di Alberto Stasi, unico indagato per l’omicidio a Garlasco di Chiara Poggi, hanno depositato le motivazioni che riaprono il processo. La Cassazione fa sapere che nei confronti di Stasi (assolto in primo e secondo grado) non è possibile “pervenire a un risultato, di assoluzione o di condanna, contrassegnato da coerenza, credibilità e ragionevolezza”. Secondo quanto stabilito dalla I Sezione penale della Suprema Corte, il verdetto che aveva assolto nel 2011 Stasi dall’accusa di omicidio volontario della fidanzata ha “un approccio non coerente ai principi della prova indiziaria” e segue un “non corretto percorso metodologico”. Gli elementi indiziari sono considerati, secondo i giudici della Cassazione, in maniera isolata “e avulsi dal loro contesto”. E così la Cassazione ha riaperto il processo accogliendo il ricorso del procuratore di Milano e dei familiari della vittima dando il via libera a una serie di “integrazioni probatorie” per fare luce sul delitto di Garlasco.

Approfondire perizia capello e tracce dna sulla bicicletta – Secondo quanto hanno stabilito gli ermellini, l’appello bis dovrà approfondire le mappature di tracce ematiche lungo la scala della cantina della villetta di Chiara Poggi, l’esame del capello trovato in una delle mani e della vittima, e un approfondimento del dna di Chiara trovato sui pedali della bicicletta del suo fidanzato Alberto Stasi. È stato disposto anche un altro accertamento sulla bicicletta in possesso dalla famiglia Stasi e ulteriori riscontri devono essere fatti anche sull’assenza di alibi dell’imputato durante i 23 minuti compresi tre le 9.12 e le 9.35 della mattina dell’omicidio.

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