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Pordenone, minacce, stalking e bugie dietro l’omicidio di Trifone e Teresa

A ottobre è stata fissata la prima udienza del processo per l’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati uccisi in auto a Pordenone il 17 ottobre 2015. Il militare di Somma Vesuviana è l’unico accusato del duplice delitto. Dietro l’omicidio una spirale di bugie, molestie e minacce.
A cura di Angela Marino
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Ragone e Patrone arrestati per l'omicidio di Pordenone
Ragone e Patrone arrestati per l'omicidio di Pordenone

È stato fissata per il prossimo 10 ottobre alla Corte d'assise di Udine la prima udienza del processo a Giosuè Ruotolo, imputato per l'omicidio di Trifone Ragone (28 anni) e Teresa Costanza (30 anni), la coppia di fidanzati giustiziata a colpi di pistola nel parcheggio del palasport di Pordenone il 17 marzo del 2015. Stralciata, invece, la posizione di Maria Rosaria Patrone, la 24enne fidanzata di Giosuè, accusata di favoreggiamento. Per lei ci sarà un giudizio separato. Gli avvocati di Ruotolo, Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, hanno 15 giorni di tempo per chiedere il rito alternativo.

L'omicidio dei fidanzati di Pordenone

Il delitto è avvenuto nel palasport Crisafulli di Pordenone il 17 marzo del 2015. I due ragazzi sono stati trovati morti all'interno della loro auto nel parcheggio antistante l'edificio. I due sono stati uccisi con quattro colpi di una Beretta 765 alla testa. Inizialmente si era pensato a un omicidio-suicidio, ma gli esami successivi hanno invece svelato l'orrore dell'omicidio. Teresa, 30 anni, si era laureata in Bocconi di Milano e lavorava come broker. Trifone, 29 anni, era un militare e un atleta. I due stavano insieme da un anno.

I sospetti sul commilitone

Caporalmaggiore dell'Esercito, il 26enne di Somma Vesuviana (Napoli) Giosuè Ruotolo viene accusato dopo i primi mesi di indagine dell'assassinio dei due fidanzati. Ruotolo è un commilitone di Trifone e suo ex coinquilino. Nel settembre 2015 il suo nome viene inserito nel registro degli indagati per la morte dei due giovani. Il movente del delitto poggerebbe, secondo gli inquirenti, sul conflitto esistente tra i due ex commilitoni che avrebbe portato, alcune settimane prima dell'omicidio, a una rissa tra i due militari. Ruotolo, viene arrestato il 7 marzo e condotto nel carcere di Belluno, da dove si professerà sempre innocente.

Chi è Maria Rosaria Patrone 

In questa vicenda cruciale è il ruolo di Maria Rosaria Patrone, 24 anni, originaria di Somma Vesuviana e fidanzata di Ruotolo. È accusata di favoreggiamento perché, ipotizza la Procura friulana, non avrebbe preso parte attiva all'assassinio. Ma quale è stato il contributo della 24enne al delitto? Secondo gli inquirenti la ragazza sarebbe stata a conoscenza del conflitto tra i due, ma non solo, nutrendolo in parte, in un rapporto patologico con il compagno in cui l'odio per la coppia veniva condiviso, tanto che la stessa Maria Rosaria avrebbe partecipato all'attività di stalking nei confronti della fidanzata di Trifone.

I messaggi anonimi a Teresa Costanza

Secondo quanto accertato dalle indagini, a condurre alla lite sarebbero state le molestie alla trentenne Teresa Costanza. Proprio Giosuè Ruotolo avrebbe utilizzato un falso profilo Facebook creato ad hoc per mandare dei messaggi a Teresa Costanza. Il contenuto dei messaggi, attribuiti a una donna chiamata Annalisa, riguardava le presunte infedeltà del fidanzato.

"Ciao, penso che sei la ragazza di Trifone. Volevo dirti che il tuo ragazzo si vede ancora con me. Io sto con lui perché mi piace molto, ti volevo solo avvisare. Tu sei una bella ragazza ma sono più bella io".

"Cornuta" scrive ancora l'anonima molestatrice, che altri non è, secondo gli inquirenti, che Giosuè Ruotolo, intenzionato a destabilizzare infastidire la ragazza del commilitone. Le indagini degli inquirenti dimostrano infatti che l'invio dei messaggi proveniva da un computer della caserma in cui alloggiava il militare di Somma Vesuviana. Sarebbe stata proprio la scoperta delle molestie alla fidanzata a spingere Trifone al duro confronto con il commilitone sfociato poi in lite. Dei messaggi molesti era conoscenza Maria Rosaria Patrone. Né è prova il fatto che la ragazza avesse raccomandato alle amiche di non fare parola del profilo Facebook anonimo. Secondo gli inquirenti sarebbe stata proprio la giovane "nel patologico rapporto con il proprio ragazzo" a convincerlo a "gestire un vero e proprio servizio di persecuzione telematica".

Il movente

Smascherata dal commilitone l'attività di stalking era partita la minaccia di una denuncia durante la famosa lite sfociata in rissa. Il rischio, se le autorità avessero approfondito e verificato la provenienza dei messaggi, inviati dalla caserma, sarebbe stato quello dell'interruzione del percorso nell'esercito. Una carriera stroncata. Proprio questa possibilità, secondo gli inquirenti, sarebbe uno de motivi scatenanti dei propositi omicidi del giovane.

Il 7 novembre è attesa la sentenza nel processo a carico di Josuè Ruotolo, per il quale il pm ha chiesto la condanna all'ergastolo. L'ex fidanzata, invece, sarà giudicata in un altro procedimento.

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