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Si possono realizzare nuovi progetti senza cementificare? Hotel di design per dare una seconda vita a edifici storici

Allo spazio FMG di Milano si affronta una riflessione critica sulla necessità di non consumare più territorio per le nostre metropoli attraverso il racconto di tre esempi virtuosi.
A cura di Clara Salzano
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Mandarin Oriental Hotel

Il restauro degli edifici storici, il loro recupero e reinserimento nel tessuto della città e della società, che rappresenta uno degli elementi chiave della buona architettura, è un tema molto discusso in architettura. Oggi stiamo vivendo un decisivo salto di scala e di mentalità, passando dalla tradizionale formula della sostituzione e del restauro edilizio, che ha fatto la fortuna e la vitalità dei nostri centri storici, a processi più complessi e diffusi di ricostruzione e rigenerazione dell'esistente su scala metropolitana. La mostra “Second life. Gli Hotel del nuovo millennio”, a cura di Luca Molinari e Simona Galateo fino al 22 febbraio in programma allo Spazio FMG per l’Architettura di Milano, riflette sul riutilizzo di edifici storici che riprendono vita e si aprono al pubblico: «Un modo di pensare al costruito sul costruito riutilizzando risorse che già esistono, senza consumo di ulteriore territorio» spiega Luca Molinari. Questa è la tesi, dimostrata attraverso l’esposizione di tre esempi virtuosi.

lobby atrium with skywalk, Mandarin Hotel

Il Mandarin Hotel di Barcellona è un albergo situato nel centralissimo Paseo de Gràcia, nel cuore dell’ Eixample di Cerdà, all’interno di un edificio della metà del Novecento sede del Banco Hispano Americano. Il progetto è frutto di un concorso vinto dall’architetto spagnolo Carlos Ferrater la cui chiave di intervento si trova nella particolare natura morfologica del Paseo de Gracia. Il tracciato urbanistico di Cerdà, storico architetto-urbanista barceloneta, sfrutta la vecchia strada che collegava Barcellona con Villa de Gràcia. Il passaggio dal Paseo ha un carattere itinerante man mano che sorgono edifici rilevanti per la città. Questa situazione diviene ancora più eccezionale quando l'edificio offre al passante la possibilità di entrarvi, come ad esempio La Pedrera di Gaudí, il cui piano terra è per il visitatore come un prolungamento del percorso esterno. Per questo motivo l'intervento di Ferrater prevede l’eliminazione dei limiti tra il Paseo e l’interno dell’edificio tramite il prolungamento del Paseo stesso attraverso un “passeggiata architettonica” che introduce lo spazio pubblico nell’hotel. È una sorta di esperienza architettonica senza tempo offerta al passante.

restaurant blanc. Mandarin Hotel

Dell’edificio storico, risalente alla prima metà degli anni ’50, solo l’austera facciata su strada conserva l’aspetto originario. La parte restante è integralmente reinventata dal lavoro congiunto di Carlos Ferrater e Juan Trias de Bes (progetto architettonico), Patricia Urquiola (interni) e Bet Figueras (progetto di paesaggio). Il foyer, nuovo fulcro compositivo dell’edificio in cui la luce proveniente dal grande pozzo luminoso a tutt’altezza inonda gli spazi comuni, si colloca in posizione baricentrica sull’asse longitudinale che, a partire dal Paseo, allinea tutti i principali ambienti aperti al pubblico: la strada pubblica sfuma nell’atrio d’accesso, che prosegue in una rampa a lieve pendenza che, attraverso lo stesso foyer, conduce al mezzanino e poi al giardino terrazza, all’interno dell’isolato. Novantotto camere nei toni del crema e bianco, tocchi orientali, pavimenti in rovere e grandi tappeti che rendono gli spazi più accoglienti; bagni con grandi cabine-doccia, concepiti come magiche scatole di vetro colorato; gli arredi sono quasi tutti realizzati su misura per l’hotel o riadattati nei rivestimenti da Urquiola: il progetto è orientato a suscitare una sensazione di comodità e accoglienza, senza rinunciare a piacevoli effetti scenografici.

CONSERVATORIUM HOTEL

L’Arlov Conservatorium Hotel, meraviglioso edificio di fine ‘800 progettato dall’architetto olandese Daniel Knuttel nel cuore turistico di Amsterdam, è diventato un prestigioso albergo cinque stelle. Fino al 2008 era sede del Conservatorio Sweelinck e ancora prima era il palazzo della banca Rijkspostspaarbank, è stato recentemente ristrutturato dallo studio Lissoni Associati. Affascinato dalla modernità dell’edificio e dalla sua atmosfera neo-gotica, Lissoni ha puntato sul contrasto tra eredità e contemporaneità, nel rispetto dell’edificio originario, della storia e dello spirito della città di Amsterdam. Cassa di risonanza dell’intero progetto è il grande volume vetrato ricavato dalla copertura della corte esterna, uno spazio incredibilmente suggestivo in cui, come altrove nell’hotel, la maggior parte degli arredi è disegnata dallo stesso architetto milanese. La sinuosa rampa di scale in acciaio costituisce l’accento scultoreo dell’intera composizione: collegando la lobby con il resto dell’hotel, crea una sorta di passerella di transizione tra l’atrio aperto al pubblico e gli spazi riservati agli ospiti.

CONSERVATORIUM HOTEL

In omaggio agli alti soffitti dell’edificio originario, quasi la metà delle stanze, i cui arredi sono in gran parte firmati Cassina, presenta una sorprendente conformazione a duplex con pratiche finestre sovradimensionate e travi strutturali a vista. La scelta dei materiali, dai pavimenti in quercia non trattati alla pietra bianca utilizzata per le sale da bagno, dimostra la volontà di creare un’atmosfera accogliente, che permetta agli ospiti di sentirsi istantaneamente e naturalmente a casa. In un armonico gioco di contrappunti, il design si accompagna indissolubilmente alla cultura olandese attraverso l’uso nelle camere e negli spazi comuni di vasi, maschere africane, tappeti di origine asiatica, sculture e oggetti di culture diverse forse per sottolineare la natura mercantile della città; e, ancora, fotografie di giovani artisti olandesi che reinterpretano la pittura fiamminga del ‘500 e ‘600 e altri pezzi dell’artigianato e della tradizione locale. Nel cuore del quartiere dei musei e delle gallerie, a due passi dal Rijksmuseum e dal Van Gogh Museum, il Conservatorium Hotel di Amsterdam rappresenta una finestra sulla città, e in esso risuonano gli echi della Golden Age Olandese mixati con il miglior design contemporaneo italiano.

Rare Architecture_Town Hall Hotel_

A Londra, infine, il Town Hall Hotel ha sede nell’ex municipio Art Déco di Bethnal Green, ultimato negli anni trenta e oggi tutelato. Lo studio responsabile della ristrutturazione, il Rare Architecture, si è dovuto confrontare con una preesistenza delicata: la Town Hall edoardiana, costruita originariamente nel 1910 e poi ampliata nel 1937; negli anni l’edificio di 7500 metri quadrati, sede degli uffici dell’amministrazione municipale, è stato vittima di numerose alterazioni, poco sensibili al suo carattere originario, fino a cadere in disuso nel 1993. L’immobile esistente è messo in valore dal restauro conservativo dei principali ambienti che lo compongono (tra i quali la sala consiliare, oggi affittata per riunioni e convention) e dei dettagli decorativi. Il volume edilizio di nuova concezione, che gli si affianca ed in parte lo sovrasta, è caratterizzato da un rivestimento in pelle d’alluminio verniciata a polvere e tagliata al laser (nessuna porta o finestra è visibile dall’esterno) in modo che il nuovo corpo di fabbrica si configuri come una sorprendente architettura ex-novo. Un pannello originario dell’edifico Art Déco, ritrovato nella sala consiliare, ha ispirato Rare per il pattern ritagliato nella pelle d’alluminio, stabilendo così un dialogo sottile con l’esistente attraverso una modalità evocativa.

Questi sono solo tre progetti di vincente recupero edilizio e potremmo elencarne tanti altri ma in conclusione potremmo solo constatare che, oggi, la vera risorsa su cui lavorare e sperimentare sta nelle migliaia di scheletri di edifici antichi e moderni, di architetture sotto-utilizzate e di relitti abbandonati che attendono un pensiero nuovo, visionario e coraggioso. Non si tratta di avviare progetti faraonici, che non avrebbero né le risorse né la spinta ideale e politica per essere immaginati, quanto, piuttosto, di fornire strumenti amministrativi e progettuali diversi, per attuare la rigenerazione minuta di tutti quei frammenti utili, ma dimenticati, sparsi sul nostro territorio.

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