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Salman Rushdie accoltellato, l’agente: “Rischia di perdere un occhio”

Dopo l’aggressione, lo scrittore Salman Rushdie è in ospedale. Dovrebbe essere fuori pericolo ma rischia di perdere un occhio a causa delle ferite riportate.
A cura di Redazione Cultura
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(Hannelore Foerster/Getty Images)
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Salman Rushdie è in ospedale, attaccato al ventilatore, dopo l'aggressione con un coltello di cui è stato vittima durante una conferenza che stava tenendo a New York e in cui avrebbe parlato dell'importanza degli Stati Uniti per gli scrittori esiliati. Un uomo, infatti, lo ha accoltellato mentre lo scrittore britannico era sul palco, pochi secondi dopo l'inizio dell'incontro, ferendolo all'addome e al collo, fermato solo dall'intervento di alcune persone che erano lì vicino e dall'intervento di un ex poliziotto. Dai video che sono stati pubblicati poco dopo si vede lo scrittore a terra, attorniato da alcune persone, e successivamente il trasporto dello scrittore in ospedale.

Sebbene non dovrebbe essere in pericolo di vita, le conseguenze per Rushdie non sono da poco. Il New York Times scrive, citando l'agente, che lo scrittore è attaccato al respiratore e non può parlare: "Le notizie non sono buone, Salman probabilmente perderà un occhio, i nervi del suo braccio erano recisi e il suo fegato è stato pugnalato e danneggiato". All'incontro erano presenti circa 4000 persone che dopo l'aggressione sono state portate fuori dall'aula dove si stava tenendo l'incontro: tra di loro c'era un medico che ha aiutato lo scrittore fino all'arrivo dei soccorsi.

La Polizia ha arrestato l'aggressore, identificato come Hadi Matar di 24 anni, ma per adesso non hanno reso noti i motivi del gesto. Quello che si sa è che Salman Rushdie ha vissuto per anni sotto scorta a causa di una fatwa che era stata emessa dall'ex ayatollah Ruhollah Khomeini pochi mesi dopo l'uscita del libro "I versi satanici" ritenuto blasfemo. Sulla testa dello scrittore pendeva una ricompensa di vari milioni di dollari, costringendolo a vivere per anni sotto scorta e nascosto. Ci volero anni affinché l'Iran, grazie al Presidente Mohammad Khatami, smise di supportare quell'editto che, però, una fondazione religiosa mantiene ancora in vita. A metà degli anni '90, però, Rushdie tornò a vivere in società, continuando a scrivere e parlando della fatwa nel libro "Joseph Anton".

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