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“Mussolini ha fatto cose buone”: Tajani elogia il Duce, poi ritratta e se la prende con l’italiano

“Mussolini ha fatto anche cose positive”” ha dichiarato Antonio Tajani, che poi ritratta e sostiene di essersi “sbagliato con l’italiano”. Capita a tutti di saltare un congiuntivo, di lisciare una concordanza, di scambiare una parola per un’altra. Ma le dichiarazioni di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, sulla dittatura fascista in Italia si possono derubricare a confusioni grammaticali, a problemi di stile?
A cura di Giorgio Moretti
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Quello di "giustificazione" è un concetto interessante: con un'aggiunta di informazioni, ciò che in un primo momento veniva giudicato sbagliato, viene riconsiderato giusto. Non cambia il fatto, non cambia il metro di giudizio, si procede solo a un'integrazione di informazioni che lo mettono in una luce diversa. Non sono venuto a scuola, ma ho la giustificazione: ero malato.

Antonio Tajani, a La Zanzara, rende la seguente dichiarazione: "Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, e a parte la vicenda drammatica di Matteotti ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche". Il caso in sé delude, disgusta e dispiace ma non fa alzare un sopracciglio: l'adagio di Mussolini che ha fatto anche cose buone è un luogo comune sudicio e consunto, e al massimo vertice la parte politica da cui proviene Tajani (Forza Italia) ha sempre mostrato un occhio di indulgenza benevola verso il fascismo. Ciò che è curioso è il modo in cui in un'intervista su La Repubblica, incalzato, il presidente Tajani è poi tornato sulla questione: "Ho sbagliato con l’italiano forse. Avrei dovuto dire ‘per non parlare del delitto Matteotti’. E’ più forte, suona meglio come condanna."

Ho sbagliato con l'italiano forse. Una questione linguistica, quindi. Molti potrebbero pensare, e in effetti hanno scritto, che si tratta di una giustificazione, ma no. Si tratta di una spiegazione. Tajani con le sue dichiarazioni ulteriori non ha ristrutturato il contesto del precedente, circoscritto elogio del fascismo, aggiungendo informazioni che lo rendono corretto: ha dichiarato che è stato causato da un fantomatico problema, se non grammaticale, stilistico. Intendeva usare l'italiano in un altro modo, dice. Peraltro si è mostrato anche stizzito, stava parlando del bene fatto dal fascismo alle infrastrutture di rilievo nazionale, non voleva parlare di Matteotti, siete veramente fissati.

Lasciamo perdere l'argomento su cui intendono spostarsi queste affermazioni (vogliamo davvero parlare di infrastrutture? Figuriamoci, se con un dittatore si fanno bonifiche e belle strade, con un Dio-Re faremmo piramidi e templi eterni, un'altra categoria). Parliamo del merito della spiegazione: che senso ha dire che si è trattato di un errore linguistico? Che senso ha parlare a valle di un malinteso quando si è stati chiari in maniera così cristallina?

Un problema con l'italiano ce lo hanno quelli che non riescono a mettere insieme l'inizio di una frase con la sua fine, e non è il caso di Tajani. Il suo è piuttosto un lapsus: nel parlare si dice per sbaglio una cosa che si pensa. E non è un problema con l'italiano. Chiamare l'omicidio Matteotti una "vicenda drammatica" da tenere "a parte" per fare un discorso lucido, svela la considerazione che ne ha Tajani quando parla in maniera meno sorvegliata del dovuto, più libera: è stato un accadimento impersonale, certo non piacevole, ma si deve badare che non distolga dalla questione generale di cui si deve prendere il buoni. Hai voglia poi a tornarci dopo per dire che l'omicidio Matteotti è stato la fine della democrazia; parlando in modo sciolto Tajani ha indicato due o tre spiacevolezze irrimediabili che hanno macchiato un percorso che tutto sommato positivo. Questo non è un problema linguistico, di italiano, questo è un problema concettuale. Non è un'incomprensione dell'uditore che poi "si sente offeso". Si capisce tutto benissimo.

Purtroppo, delle due l'una: o Tajani ha detto cose che in una certa misura pensa davvero ma che col senno di poi non avrebbe voluto dire (si afferma antifascista e ci crediamo, anche se ci ricordiamo da che partito viene, e che il suo capo Silvio Berlusconi afferma che "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno"), oppure ha un'incompetenza di pensiero profondissima, del tutto sorprendente. Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale: proprio per questo è inutile cercare di circoscrivere la questione alle infrastrutture, precisando che invece Mussolini dei diritti delle persone se ne infischiava (coi Faraoni uguale, è l'assolutismo, grandi opere e tutti sotto al tacco). Il fascismo, oggi, è un rischio concreto: chi intende distinguere il bene e il male del fascismo, per riconsiderare o vagheggiare, deve capire che il male perpetrato pone nell'assoluta irrilevanza il fatto che i treni arrivassero in orario.

Ogni uomo pubblico può fare le affermazioni del presidente Tajani: ma si renda conto che si deve aspettare sempre una bordata di critiche compatte e severe. E che poi non invochi l'incomprensione linguistica, lo scivolone stilistico, lo sbaglio con l'italiano, perché diventa una presa in giro di sé. Si prenda la bordata, renda le sue scuse (come in una forma un po' scivolosa Tajani ha effettivamente fatto), e poi avanti tutti insieme senza astio. Dopotutto, Tajani ha fatto anche cose buone.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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