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L’orrore e il piacere di Cleopatra per il potere: “La verità su tutto” di Vanni Santoni

Il nuovo romanzo di Vanni Santoni è un la storia di una ricerca, di un viaggio di cui non si conosce la destinazione finale. Protagonista è Cleo (Cleopatra) che non si accontenta mai di conoscere la risposta. Un libro anomalo nel panorama letterario italiano.
A cura di Valerio Renzi
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In Un altro giro di giostra Tiziano Terzani racconta la sua malattia, il cancro. Con ironia e intelligenza, mentre affronta le cure e la chemioterapia, si interroga sulla natura stessa della malattia che finirà per ucciderlo, iniziando un viaggio senza pregiudizi nel mondo delle medicine alternative. Senza tracce di esotismo esplora risposte alternative, spogliandosi di ogni preconcetto riconosce i limiti e le virtù, con la consapevolezza costante però che non c'è cura miracolosa per lui. Terzani non cerca davvero una cura che funzioni, si accontenta di scoprire e viaggiare con curiosità e disincanto tra altri modi di affrontare il dolore e di pensare la propria condizione di malato.

Ma cosa accade quando chi si mette alla ricerca di un nuovo nocciolo di verità lo fa sul serio? Questa è la storia racconta da Vanni Santoni nel suo ultimo romanzo La verità su tutto (Mondadori). Cleopatra (Cleo) è una giovane donna con una vita solida: ha una compagna con cui convive e che ama, fa ricerca nel dipartimento di Sociologia dell'Università di Firenze, non ha molti rimpianti per gli anni che ha alle spalle spesi nell'organizzare rave e fare politica nel mondo dei collettivi universitari. Eppure un fatto banale, un accidente, le sconvolge la vita interrompendo quell'apparente normalità. Cleo ripercorre tutte le volte che ha fatto del male a qualcuno. Parliamo di un male "normale" come lasciare una persona facendola soffrire, tirare un brutto scherzo a un'amica del mare per competizione, piccole cattiverie da bambini. Come la caduta della prima tessera di un domino la valanga è però impossibile da fermare ormai.

L'autore dei Fratelli Michelangelo e di Muro di casse, mette in scena una ricerca febbrile che porta Cleo a studiare molto tralasciando i suoi impegni accademici fino ad abbandonarli. Cerca insomma delle risposte utilizzando il metodo che le è noto, i suoi strumenti intellettuali, in un itinerario potenzialmente infinito di letture, collegamenti, tra bibliografie che si espandono tra poesie, letteratura, mistica. Si comincia così ad avvicinare alla meditazione, poi imbocca con decisione la strada dell'Oriente. Nulla ormai ha più un senso: con la scusa di una nuova ricerca per l'università gira per comunità di freakkettoni e alternativi. Il panorama è però desolante: Cleo finisce così per mollare ogni ormeggio ritrovandosi in un eremo. I ponti sono tagliati non si torna indietro. Solo quelli che saranno i suoi nuovi amici la salvano dalla morte e lei finisce per ritrovarsi da punto a capo. L'esercizio del potere è una dote naturale, innata in lei e si trova nuovamente ad esercitarla aprendo nuove ferite e interrogativi. Il finale è una girandola in accelerazione che porta la protagonista al vertice di una comunità spirituale transnazionale che vale milioni di dollari, e alla sua successiva rovinosa caduta.

La storia è raccontata da Cleo con la sua stessa voce. Non sapremo mai la verità su questa storia. Se l'autorappresentazione che la protagonista ci offre sia o meno il vero. Ma addosso ci rimangono come autentiche le sue domande, la ricerca di una risposta non di comodo, il piacere e l'orrore che provoca l'esercizio del potere anche quando è esercitato a fin di bene. Vanni Santoni scrive un romanzo anomalo nel panorama letterario italiano, che respira oltre i quadrilocali delle case borghesi, i tramonti di provincia o i palazzoni delle periferie. Una storia di domande, dove non manca il gusto per l'elenco e la mappatura, e con una protagonista verso cui siamo attratti e allo stesso tempo diffidenti.

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