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In che modo i musei raccontano l’arte ai giovani su TikTok

TikTok non è solo social di ragazzini, ma è utilizzato da musei e art influencer per divulgare storia e cultura. Ecco alcuni dei profili più interessanti.
A cura di Cristina Somma
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Sandro Botticelli, La nascita di Venere (1485), Galleria degli Uffizi, Firenze
Sandro Botticelli, La nascita di Venere (1485), Galleria degli Uffizi, Firenze

I musei funzionano su TikTok? Qualcuno non ci è ancora arrivato, qualcun altro è sbarcato senza ancora ottenere riscontro positivo, altri hanno scelto invece di adottare il linguaggio dei giovani creator e hanno scoperto che funziona. Il modo giusto per fare appassionare i ragazzi all'arte e alla cultura è probabilmente quello di utilizzare il loro stesso gergo, insidiandosi nei social di tendenza e tra le tendenze di alcuni social. Come fare? Qualcuno ci è riuscito più di altri, sia in Italia che all'estero. Partendo dai più importanti musei italiani, un esempio emblematico di ‘comunicazione riuscita' su TikTok è quello della Galleria degli Uffizi di Firenze che usa il social cinese ‘come gli adolescenti', superando così i 143mila follower e un milione di like. Sul profilo TikTok del museo compaiono le più importanti opere d'arte della galleria trasformate in meme. Nei sottotitoli che accompagnano alcuni video viene utilizzato anche lo schwa per rispettare le inclinazioni moderne che propendono verso un linguaggio sempre più inclusivo.

I content creator del museo hanno aderito alle nuove tendenze, trasformando così le più grandi opere d'arte in manga con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. La testa di Medusa di Caravaggio si trasforma in Medusa-Chan, il Bacco dello stesso artista diventa Bacco-Chan, il ritratto di Maddalena Strozzi è Maddalena-sama e il ritratto di Agnolo Doni invece è Agnolo-sama, che in giapponese significa onorevole Agnolo. Tra i commenti emergono i tanti complimenti da parte dei follower che attraverso la pagina riescono ad avvicinarsi e appassionarsi all'arte e alla storia. Quello della galleria degli Uffizi però non è stato l'unico ad aderire alla tendenza della trasformazione in manga delle opere d'arte con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.

Il trend compare anche tra i contenuti del Victoria and Albert Museum di Londra che conta più di 80mila follower e supera i 2 milioni di like. Sul profilo del museo inglese che si occupa di design, storia della moda e tanto altro, vengono confrontati gli abiti moderni con quelli più antichi, non mancano le coreografie, i balletti e i contenuti da influencer.

Caravaggio, Amor vincit omnia (1600)
Caravaggio, Amor vincit omnia (1600)

Diverso, ma non troppo, è invece l'approccio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che fa ballare le sculture e prova il riconoscimento facciale sulle statue, ma non raggiunge ancora i numeri degli Uffizi. Oggi supera i 20mila follower e oltrepassa di poco i 600mila like totali.

In Europa invece il riscontro su TikTok è molto positivo per il Rijik Museum di Amsterdam, il museo nazionale che sul social cinese raggiunge i 124mila follower e supera i 669 like. Sul profilo compaiono molti video che raccontano il ‘dietro le quinte' del museo: come si pulisce un'opera d'arte, come si creano le borse che vengono acquistate dai turisti nel bookshop, come si montano e si smontano le installazioni dopo essere state trasportate da un polo museale all'altro. Non mancano spiegazioni delle opere, interventi di esperti e anche qualche contenuto più ‘giovane' caratterizzato da opere d'arte accompagnate da descrizioni ironiche o zoom sui volti dei personaggi. Una comunicazione che colpisce e attrae, riuscendo a mantenere l'attenzione dello spettatore anche oltre i 15 secondi previsti dalle storie sui social. Un successo sicuramente strepitoso, ma non confrontabile ai numeri raggiunti dal Museo del Prado di Madrid che ha superato i 430mila follower e i 3 milioni di like. Tra i video ci sono contenuti esplicativi in pillole che si lasciano guardare, risultano leggeri e interessanti, tra i tanti compare anche Tim Burton che durante una sua visita al museo racconta uno dei suoi quadri preferito: "Il Trittico del Giardino delle Delizie" di Hieronymus Bosch. I creator del museo del Prado mostrano spesso i dettagli dei quadri e le curiosità, tutto ciò che si potrebbe non conoscere e non cogliere nelle opere d'arte ospitate presso la struttura.

Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie (1480-90), Museo del Prado, Madrid
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie (1480-90), Museo del Prado, Madrid

Un approccio, quello dell'utilizzo di un linguaggio social, dei giovani, degli adolescenti e dei meme, che risulta molto diverso da quello adottato da altri colleghi italiani che, purtroppo, su TIkTok non sono riusciti a raggiungere gli stessi numeri, ma sono comunque presenti. La Reggia di Caserta, così come il Palazzo Ducale di Genova, con pochissimi follower, non certificati, su cui compaiono dei racconti, delle storie. Niente ironia, un viaggio immersivo tra i giardini e le bellezze conservate nella residenza settecentesca.

Altri siti culturali di fama internazionale invece non si sono ancora lasciati andare alle nuove tecnologie e agli strumenti adottati dai più giovani. Non compaiono, ad esempio, i famosissimi scavi di Pompei, oppure il MoMa di New York che ha un profilo TikTok, ma senza contenuti. Così come il Louvre, con soli tre contenuti. Ancora, il Pergamon Museum di Berlino che si è registrato sul social cinese, ma ha condiviso un solo video.

In tutto questo proliferare di contenuti artistici, sui social nel tempo sono nate anche nuove figure come gli art influencer. Rey Sciutto ad esempio parla di arte e di storia e su TikTok ha superato i 187mila follower e i 5 milioni di mi piace. Racconta curiosità su artisti contemporanei e non, creando contenuti capaci di suscitare l'interesse anche dei più giovani attraverso un linguaggio semplice e colloquiale.

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