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Consip, la rivelazione di un teste: “Romeo e Tiziano Renzi pranzarono assieme di nascosto”

Alfredo Mazzei, commercialista napoletano sentito dagli inquirenti nel caso Consip conferma i rapporti tra l’imprenditore e il padre del segretario del Partito Democratico. La replica di Tiziano Renzi: “Nulla da nascondere, mi interroghino”.
A cura di Redazione
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Dopo l’arresto di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano al centro del caso Consip (l’azienda pubblica che si occupa degli acquisti della Pubblica Amministrazione, l’attenzione della politica si concentra intorno al coinvolgimento di Tiziano Renzi. Il padre del segretario del Partito Democratico, come noto, è indagato per traffico di influenze e l’ipotesi degli inquirenti è che abbia ricevuto da Romeo, per il tramite di Carlo Russo, consistenti somme di denaro. Una possibilità esclusa con fermezza da Tiziano Renzi, che ha parlato di "attacco vergognoso" e ha ribadito la sua estraneità ai fatti contestati dalle procure di Napoli e Roma.

Stando a quanto conferma a Repubblica il commercialista napoletano Alfredo Mazzei, Tiziano Renzi e Romeo si sarebbero anche incontrati a pranzo, sempre grazie all’intercessione di Russo. “Romeo mi riferì che si videro in una sorta di "bettola", una trattoria senza pretese; non avevano interesse a farsi vedere”, spiega Mazzei, aggiungendo che “l’imprenditore entrò da un ingresso riservato, attraverso il cortile di un palazzo che aveva due uscite”. L’incontro sarebbe servito a “parlare di strategie”, come confermato dallo stesso Mazzei anche ai pm John Woodcock e Celeste Carrano.

Repubblica ricostruisce anche il “modo” in cui i carabinieri sarebbero risaliti al nome di Tiziano Renzi: “La tesi della procura si regge sulla base di quei pizzini con la cifra "30" e l'iniziale "T". Fogli che risultano strappati da Romeo, poi addirittura sequestrati in discarica e infine ricomposti dal certosino lavoro dei carabinieri del Nucleo tutela ambiente guidati dal capitano Giampaolo Scafarto”. Mazzei non conferma questa tesi, ma si limita a segnalare come Carlo Russo “vantava con tutti la possibilità di avvicinare il padre di Renzi” e “spingendo sul tasto dell'amicizia” con il padre dell’ex Presidente del Consiglio, convinse Rome a saldare una fattura da 70mila euro a una ditta di catering di Firenze.

Tiziano Renzi ha invece rilasciato una nota in cui respinge le accuse e ribadisce di non aver nulla da nascondere: "Sono stato indagato due anni fa per la prima volta in vita mia e mi hanno assolto ma la notizia è stata riportata in qualche trafiletto. Spero solo che il giorno in cui tutto questo finirà ci sarà lo stesso spazio sui giornali che c'è oggi. Vivo perché i miei nipoti sappiano che io sono quello che hanno sempre conosciuto e non ciò che i giornali scrivono oggi".

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