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Coniugi uccisi a Ferrara con l’ascia: per il figlio 16enne e l’amico perizia psichiatrica

Per il 16enne e il 17enne, accusati di omicidio premeditato in concorso, il giudice ha disposto la perizia psichiatrica così come richiesto dai legali della difesa prima di accedere al rito abbreviato.
A cura di Antonio Palma
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Sono accusati di aver ucciso a sangue freddo con un'ascia i due genitori di uno di loro, sorpresi di notte in camera da letto della loro abitazione, ma potrebbero averlo fatto a causa di gravi condizioni psicologiche o infermità mentali. Per questo sarà una perizia psichiatrica a valutare la situazione mentale dei due ragazzi di 16 e 17 anni imputati davanti al tribunale per i minorenni di Bologna per il delitto di Pontelangorino, in provincia di Ferrara, dove nella notte tra il 9 e il 10 gennaio i coniugi Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni furono uccisi a colpi di scure. A stabilirlo è stato il giudice Anna Filocamo, accogliendo la richiesta di rito abbreviato condizionato alla perizia, avanzata dall'avvocato Gloria Bacca, difensore del figlio 16enne della coppia durante l'udienza preliminare.

Alla richiesta di perizia psichiatrica per i due minori si era associata anche l'accusa, sostenuta dal Procuratore Silvia Marzocchi, anche se secondo gli inquirenti i due ragazzi non sono infermi di mente ma avrebbero messo a punto il macabro piano omicida nei minimi dettagli sperando di farla franca. Messi di fronte e alle prove raccolte dagli inquirenti, i due ragazzi avrebbero sostanzialmente ribadito anche davanti al giudice la confessione rilasciata ai carabinieri dopo gli arresti, aggiungendo nell'udienza, durata circa quattro ore, anche dettagli secondari prima tralasciati.

Secondo il loro racconto, l'esecutore materiale del delitto fu l'amico del figlio della coppia, fatto entrare dal 16enne di nascosto in casa dopo una premeditazione del delitto il cui movente sarebbe da ricondurre all'aspro conflitto in corso da mesi tra l'adolescente e i genitori. Come concordato tra di loro, a dare l'allarme fu il 16enne, fingendo di essere tornato a casa dopo una serata con l'amico e di aver ritrovato i genitori cadaveri in un pozza di sangue. Le prove raccolte sul luogo del delitto e le contraddizioni nel racconto dei due, però, alla fine convinsero i due adolescenti ad ammettere i fatti

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