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Ci penserà la storia a seppellire i Family Day

Il popolo del Family Day, in piazza con innumerevoli contraddizioni, ha potuto dire democraticamente la sua. Ora torni a casa e la politica italiana senza farsi impressionare da questa minoranza dia al Paese un modello di società più giusto, garantendo diritti a chi oggi non ne ha.
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Roma, Family Day al Circo Massimo
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La Storia non si ferma davvero davanti a un portone, cantava Francesco De Gregori. E non sarà un Circo Massimo (due milioni in piazza? Ma per piacere) a sviare processi storici, sociali, culturali. È il mondo occidentale che si muove e non da ora, ma da decenni, sulla strada dalla tolleranza e dell'uguaglianza. Chi è sceso in piazza gridando al «ritorno ai valori tradizionali?» e poi dandosi appuntamento al Circo Massimo era pieno di contraddizioni fin dalla location: è stato come organizzare un Party "Viva gli anni 50" sul bus di Rosa Parks. Dei "valori" tradizionali che abbiamo accantonato per un paio di smartphone a buon mercato cosa vorremmo conservare, il peggio del peggio? L'oscurantismo, la chiusura dogmatica, il fanatismo religioso, i totalitarismi che in Italia pure hanno avuto loro maledetti anni di gloria?

La piazza del Family Day 2016 ha avuto il suo spazio, ha potuto democraticamente esprimere le sue ragioni, ha raggiunto Roma col treno a alta velocità (pure con lo sconto!) si è goduta una giornata di cielo sereno e poi è tornata a casa dopo aver ascoltato la favoletta della famigliola. La democrazia è salva, Voltaire può riposare in pace.

Ora, però, tocca alla politica italiana. Che deve ascoltare tutti e poi però deve decidere e deve farlo per il meglio, per assicurare uguaglianza e diritti a tutti, nessuno escluso. E garantire alle future generazioni italiane una società non arretrata rispetto alle principali democrazie del mondo. Se non lo si fa, semplicemente si decide di lasciare il Paese nel limbo dei «vorrei ma non posso».

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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