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Opinioni

Caro cattolico che va al Family day: sei davvero felice?

Ideologia gender e lobby gay non esistono, i figli degli omosessuali sì. Non negare diritti e felicità: semplicemente ama e lascia amare.
A cura di Roberta Covelli
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Caro partecipante al Family day,
i giornali spesso ti definiscono semplicemente cattolico, ma a me questo linguaggio un po' disturba perché siamo davvero troppo diversi, tu e io, per condividere la stessa religione. Forse hai più ragione tu a chiamarti cattolico: per natura, non ho molte certezze, e dunque pure la mia fede è costellata di dubbi, mentre mi pare di intuire una certa convinzione nel tuo professarti cristiano. Però “cattolico” vuol dire “universale” e l'etimologia di “chiesa” dovrebbe condurre direttamente al significato di “accoglienza”, quindi una qualche ragione per provare a credere ce l'avrei pure io.
Al di là delle etichette di culto, chi ti scrive è una ragazza. Il mio orientamento sessuale e il modello di famiglia che ho alle spalle non dovrebbero essere rilevanti, ma so che potrebbero interessarti, quindi sappi che vengo da quella che definiresti una coppia “tradizionale”, sposata in chiesa trent'anni fa. E che sono eterosessuale. Quindi, no, quella che leggerai non è una difesa corporativa della fantomatica lobby gay.

Tornando al tema, caro partecipante al Family day, tu forse non sai che la tua paura che i gay si sposino e abbiano figli non è un pericolo, ma è realtà: i gay già si sposano e già hanno figli. Nel 2005, in Italia, erano centomila i figli di genitori omosessuali. Sono bambini non diversi dai tuoi, quelli che magari hai pure portato in piazza, non lontano dalle bandiere di Forza Nuova, che si ispira a modelli storici che, quelli sì, hanno offeso e offendono l'umanità, bambini compresi. L'unica differenza tra i tuoi figli e quelli di una coppia gay sta nei diritti: specie in momenti di difficoltà, come in caso di problemi di salute o di lutti, i figli di omosessuali avrebbero meno tutele dei tuoi. Eppure, la Costituzione è piuttosto chiara, sul punto: “La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale.” E mentre tu, spesso, ti riempi la bocca dell'articolo sulla famiglia, probabilmente nemmeno sai che la differenza di sesso tra i coniugi non è specificata nel testo della nostra Carta; secondo la Costituzione, la famiglia è una “società naturale fondata sul matrimonio”, cioè su una costruzione normativa, modificabile con la semplice volontà politica di riconoscere diritti a tutti.

Caro partecipante al Family day, tu hai solo paura. Non temere. Non esiste ideologia gender, né lobby gay: sono solo scuse per rendere temibile la libertà altrui, bugie per non farti accettare l'altro. Se dunque i tuoi figli avranno la fortuna di incontrare degli insegnanti che proporranno loro il “gioco del rispetto” alla scuola materna, non preoccuparti: non verranno sottoposti a un corso di masturbazione collettiva, ma si metteranno semplicemente a disegnare bambine che giocano a calcio e papà che stirano. E sappi che se il Signore in cui credi ti ha donato dei figli, saranno gay o etero a prescindere dai progetti educativi che vivranno durante l'infanzia. L'orientamento sessuale non è una scelta, ma una preferenza innata: c'è chi gradisce la vaniglia e chi il cioccolato, c'è chi si innamora di una donna e chi di un uomo.
Caro partecipante al Family-day, non hai bisogno di difenderti da nulla: i gay non ti aggrediscono, non sono dei maniaci in crisi di astinenza da sesso come nelle barzellette, non hanno alcuna intenzione di distruggere il tuo matrimonio, né di prendere il controllo sul mondo per provocare l'estinzione della specie umana. Scrivi sui tuoi cartelli che i gay mettono in pericolo la famiglia, ma non sono loro a voler impedire ad altri di sposarsi.

E quindi ora, caro partecipante al Family day, ti devo porre una domanda. E no, non è necessario che tu risponda a me, ma cerca di essere sincero con te stesso: tu sei davvero felice?
La felicità è vera se è condivisa, basta a sé stessa ma si diffonde: e se tu ami tua moglie o tuo marito, e per questo sei felice, che bisogno hai di impedire l'amore e i diritti ad altri? In base a quale messaggio cristiano dovresti vietare ai gay la felicità? Se il Dio in cui credi li ha creati con un orientamento sessuale diverso dal tuo, per quale motivo non dovrebbero provare il bene che tu provi per tua moglie o tuo marito, e vederselo riconosciuto davanti alla società? Forse non ti hanno informato, caro partecipante al Family day, ma nemmeno il matrimonio canonico ha più come fine esclusivo la procreazione: il centro delle nozze, dal Concilio Vaticano II in poi, è il bonum coniugum, l'amore che lega gli sposi. E perché bisognerebbe vietare un legame naturale come quello che unisce una persona a un'altra?
Nessun Dio buono potrebbe imporre alle sue creature di non essere felici.

Caro partecipante al Family day, ancora non si è trovata una regola universale per la crescita equilibrata dei figli. In assenza dei padri, per guerra o emigrazione, erano solo le madri a crescere i bambini; in alcune comunità e periodi storici i fanciulli erano affidati a precettori maschi, in altre sono gruppi di donne a occuparsi della loro educazione; negli stessi seminari per la formazione dei sacerdoti, fino a qualche decennio fa, entravano bambini che crescevano di fatto in assenza di figure femminili. Esistono infinite variabili nella crescita di un bambino che non dipendono dai genitori, men che meno dal genere a cui essi appartengono: gli stimoli, gli educatori, le compagnie, i traumi, le esperienze. E allora perché difendere a priori il modello di famiglia maggiormente diffuso?

Caro partecipante al Family day, guarda i tuoi figli e accettali per quello che sono. Ama tua moglie o tuo marito e non impedire ad altri di provare la tua stessa gioia. Godi dei doni che hai e nutriti di gioia e non di intolleranza.
Sono educatrice nel mio oratorio. E se ti stai preoccupando per quel che potrei dire ai ragazzi che mi sono affidati, stai tranquillo: per scelta, con loro, non parlo di politica, anche se ora hanno sedici anni e potrebbero avere l'età per comprendere. Però non ne discuto: e non per paura di litigare o per vergogna, ma perché educare significa lasciare che si sviluppi il pensiero e la capacità critica, non imporre verità preconfezionate, pronte per l'uso, assolute. “Assoluto”, in latino, significa “slegato”: e i modelli dogmatici che urli in piazza con i fascisti sono avulsi dalla realtà che dovresti vivere.
Ricorda, caro partecipante al Family day, che sta scritto: “Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

Accendi la luce: vedrai meglio tutto l'amore che c'è.
Roberta

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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