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Cappella della Sindone di Torino, il capolavoro del Guarini riapre dai Mondiali del ’90

Dopo il crollo del 1990 e l’incendio del 1997 che ne compromise la struttura portante, torna alla luce dopo un lungo restauro la Cappella della Sindone di Torino. Capolavoro dell’arte barocca che giovedì 27 settembre sarà restituita al pubblico con due importanti novità: non conterrà più la Sindone e si accederà dai Musei Reali.
A cura di Redazione Cultura
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È chiusa al pubblico dal maggio del 1990, il Paese si preparava ad ospitare i Mondiali di Calcio. Torino era una delle città prescelte per ospitare alcuni importanti match della competizione sportiva più seguita la mondo delle Olimpiadi. Da allora, sembra passata un'era geologica. Forse per questo desta ancora più impressione sapere che il restauro della Cappella della Sindone, capolavoro assoluto dell’architetto Guarino Guarini, nonché uno dei monumenti barocchi più importanti della storia dell’arte, riaprirà al pubblico al termine di un lungo e difficile restauro il prossimo giovedì 27 settembre.

Il crollo, l'incendio

La Cappella della Sindone è chiusa al pubblico il 4 maggio 1990, quando crollò sul pavimento un frammento di marmo da un cornicione interno. Da allora l’ingresso venne interdetto al pubblico. Così l’accesso a questo incredibile ambiente, ignoto alla gran parte dei torinesi sotto i 40 anni, è rimasto interdetto da un lungo restauro, interrotto dall’incendio dell’11 aprile 1997, che ne aveva quasi compromesso la struttura portante.

Le novità: il nuovo ingresso e la Sindone

Adesso finalmente i visitatori potranno ammirare la Cappella della Sindone da venerdì 28 a domenica 30 settembre al prezzo speciale di 3 Euro. Da martedì 2 ottobre l’accesso sarà compreso nel biglietto dei Musei Reali. Infatti l’accesso di visita alla Cappella non avverrà più attraverso le scale del Duomo di Torino, ma dai Musei Reali, di cui ne farà parte integrante nel futuro. La Cappella non conterrà più la Sindone, ma sarà restituita ai visitatori, ai turisti, e ai torinesi più giovani, nella sua straordinaria struttura architettonica, così come immaginata a fine Seicento dal Guarini.

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