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Opinioni

Cambiare la Costituzione a colpi di slogan, insulti e tweet: ne siete proprio sicuri?

Due strade diverse per (ri)scrivere la Costituzione: attraverso il confronto ed il dibattito civile ma serrato fra le forze politiche oppure a colpi di slogan, insulti e hashtag. Indovinate quale abbiamo scelto?
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Per chi ancora non avesse chiaro il concetto: in queste settimane, con il disegno di legge costituzionale Boschi – Renzi, ci si appresta a riscrivere una parte essenziale della Costituzione della Repubblica. Inizialmente l'intenzione del Governo (e già il fatto che l'iniziativa sia dell'esecutivo dovrebbe essere un problema, ma tant'è…) era quella di cercare la più ampia convergenza possibile, con l'incontro del Nazareno e le faticose mediazioni con i centristi interni alla maggioranza (con il Movimento 5 Stelle le cose sono poi andate alquanto diversamente). Del resto, chi si azzarderebbe a fare una riforma della Costituzione a colpi di maggioranza? (Ehm, vabbeh…)

Come sia saltata la possibilità di una ampia maggioranza è cosa nota ed i prossimi giorni diranno quali sono i margini di manovra di cui gode il progetto dell'esecutivo. Quello che però è interessante notare è il clima nel quale ci si appresta a riscrivere le regole della democrazia nel nostro Paese. Non che gli allarmi sulla presunta svolta autoritaria o sull'esautorazione della volontà popolare siano necessariamente Vangelo, sia chiaro. Certo è che lo "spirito Costituente" si tiene tranquillamente alla larga dalle stanze e dai corridoi della politica italiana. O meglio, si è trasformato in qualcosa di molto più simile al tifo da stadio, con la solita, stucchevole, spettacolarizzazione caricaturale di contenuti, proposte, idee.

Ad esempio ci vengono in mente le parole di Umberto Terracini: "L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore".

E poi quelle di Matteo Renzi: "Noi le riforme le facciamo, è giusto farle perché l'Italia toni a essere leader. Piaccia o no a chi vuole frenarci, il risultato a casa sulla riforma costituzionale, sulla legge elettorale, sul lavoro, sulla giustizia, noi lo portiamo".

Così parlava invece Nilde Iotti: "Direi che ognuno di noi deve trovare gli argomenti più sentiti, più convincenti, per chiarire la propria opinione, il proprio punto di vista nella speranza che anche in voi possa sorgere una esitazione, un dubbio, che valga a farvi riflettere, a fermarvi, forse".

Un invito alla cautela, alla riflessione, a ponderare bene scelte e conclusioni. Come la Boschi, giusto? "La riforma del Senato arriverà in tempi brevi, anche prima dell'estate. Pur nel doveroso rispetto del confronto e dei cambiamenti che queste nostre riflessioni possono apportare al testo, c'è consapevolezza che c'è un'urgenza e la necessità di procedere in modo spedito".

Poi ci sarebbero i valori, del dialogo, della collaborazione, dell'incontro a metà strada, per dirla con Calamandrei: "La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".

Senza voler essere blasfemi, ecco invece che ne pensa quello che dovrebbe essere uno dei protagonisti del confronto politico: "Gente falsa e ipocrita, si va verso una dittatura di stampo legale dell'ebetino. Le palle di Renzi sono sul tavolo di Berlusconi e Verdini, stiamo scivolando verso una criminalità organizzata a norma di legge".

Che poi, anche sul tema della governabilità, si potrebbe citare Calamandrei: "Le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dall'impossibilità di governare dei governi democratici".

Più o meno lo stesso registro di Renzi, mi pare: "La palude non ci blocca! È proprio #lavoltabuona […] È assolutamente fondamentale che chi vince il giorno dopo governi".

Ecco, ora provate ad aggiungere la diatriba sull'immunità, la polemica sulle firme necessarie al referendum, le epurazioni dei dissidenti, i bluff in streaming, gli agguati col voto segreto; infine provate a ragionare con le presenze determinanti di un condannato in via definitiva per frode fiscale, del padre (consapevole) della "porcata" che ha prodotto lo stallo politico – istituzionale e di un esecutivo che sta evidentemente travalicando le proprie funzioni. Insomma, siete proprio ma proprio sicuri che questo sia il modo giusto per cambiare la Costituzione?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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