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Brasile, Bolsonaro ringrazia Salvini: “Se sarò presidente Cesare Battisti sarà estradato”

Nella corsa alle elezioni presidenziali brasiliane Bolsonaro, il candidato di estrema destra è in testa nei sondaggi. E promette a Salvini: “Riaffermo qui il mio impegno di estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra favorito per il ballottaggio nelle elezioni presidenziali in Brasile, ha assicurato che se verrà eletto ordinerà "immediatamente" l'estradizione di Cesare Battisti, l'ex membro di Proletari Armati per il Comunismo (Pac), formazione armata della sinistra extraparlamentare, condannato a diversi ergastoli in Italia. Battisti vive sul litorale di San Paolo, sottoposto ad alcuni obblighi di residenza. Non ha il passaporto e deve presentarsi una volta al mese alla polizia per rendere conto dei propri spostamenti.

"Riaffermo qui il mio impegno – ha scritto Bolsonaro su Twitter in lingua italiana – di estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni. Mostreremo al mondo il nostro totale ripudio e impegno nella lotta al terrorismo. Il Brasile merita rispetto!".

Oltre ad aver garantito una estradizione "immediata" di Cesare Battisti verso l'Italia, Bolsonaro, a meno di due settimane dal secondo turno delle elezioni presidenziali in Brasile, Jair Bolsonaro ha pubblicato poi un secondo messaggio in italiano su Twitter, inviato personalmente a Matteo Salvini. "Grazie per la vostra considerazione, vice primo ministro italiano! Un grande abbraccio qui dal Brasile!", si legge nel tweet inviato in risposta a quello con cui il vicepremier leghista ha celebrato la vittoria di Bolsonaro al primo turno delle presidenziali scrivendo che "anche in Brasile si cambia! Sinistra sconfitta e aria nuova!". Secondo i sondaggi i Bolsonaro è in testa: avrebbe il 60% dei voti, contro il 41-42% del suo rivale Fernando Haddad, l'erede politico di Lula da Silva.

Non è la prima volta che il candidato presidente manifesta pubblicamente i suoi piani su Battisti: nell'aprile scorso aveva già affermato durante un incontro con diplomatici europei che se fosse eletto presidente "aveva pronto un regalo per l'Italia", riferendosi appunto alla situazione dell'ex terrorista.

Battisti è stato arrestato nell'ottobre dell'anno scorso a Corumbà, nello stato di Mato Grosso del Sud, mentre, secondo l'accusa, tentava di attraversare il confine boliviano portando con sè 6 mila dollari e 1.300 euro non dichiarati. Liberato dopo tre giorni, è rimasto comunque sotto processo per esportazione illegale di valuta. Condannato all'ergastolo in via definitiva in Italia per quattro omicidi commessi durante gli anni di piombo, l'ex terrorista è oggetto di una richiesta di estradizione da parte della giustizia italiana, malgrado l'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva gli abbia concesso lo status di rifugiato politico, nel dicembre del 2010. Lo scorso 13 marzo la procuratrice generale brasiliana, Raquel Dodge, ha stabilito che la decisione finale sulla questione spetta al capo dello Stato. L'attuale presidente, Michel Temer, ha ribadito la volontà di estradare Battisti, ma si attende una decisione del Supremo Tribunale Federale (Stf) che confermi il parere espresso dal procuratore generale, autorizzando così il capo dell'esecutivo, e dunque Bolsonaro, se risultasse eletto, a modificare la decisione di concedere lo status di rifugiato politico all'ex terrorista.

Oggi in candidato favorito alle presidenziali brasiliane ha rimandato al mittente l'endorsement ricevuto dal Ku Klux Klan, l'organizzazione razzista degli Stati Uniti, partito da David Duke, noto ex dirigente del KKK in Louisiana. Duke nel suo programma radiofonico, ha dichiarato che Bolsonaro "è uno di noi", perché "è un nazionalista" e "un completo discendente di europei, come tutti gli uomini bianchi".

Bolsonaro ha però risposto con un messaggio in cui respinge "qualsiasi appoggio proveniente da gruppi della supremazia bianca", suggerendo al gruppo di appoggiare piuttosto il suo avversario di sinistra Fernando Haddad, del Partito dei Lavoratori, "a cui piace segregare la società".

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