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Opinioni

Boldrini si smarca da LeU: “Progetto oggi senza futuro. Bisognava azzerare tutto e poi aprire”

Intervista all’ex Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini sul fallimento del progetto Liberi e Uguali: “Da indipendente non ho avuto nessun ruolo dirigenziale in Liberi e Uguali, paradossale che alcuni giornali utilizzino la mia foto come persona di riferimento di quella esperienza. Io adesso continuerò, come ho sempre fatto, a lavorare per un’area progressista aperta”.
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L'abbandono di Mdp è stato solo l'ultimo atto della lenta implosione di Liberi e Uguali, la creatura politica nata a ridosso delle elezioni politiche 2013 sotto la guida dell'ex Presidente del Senato Pietro Grasso. Un epilogo forse prevedibile e sicuramente non inatteso, di cui abbiamo parlato con l'ex Presidente della Camera Laura Boldrini.

L'esperienza di Liberi e Uguali è finita, lei che idea si è fatta sulle cause che hanno determinato questo epilogo?

Il risultato del 4 marzo ha sancito una inequivocabile sconfitta del centrosinistra, compresa la lista di LEU che ha superato a stento il 3%. Come si poteva pensare di trasformare una sconfitta di quelle dimensioni in un partito? Era un progetto senza futuro, per questo subito e in totale trasparenza alla prima assemblea nazionale dissi che non credevo nel processo costituente del partito LEU. E dissi quello che secondo me bisognava fare.

Cosa?

Bisognava andare oltre quella esperienza bocciata alle urne anziché volerla ostinatamente trasformare in un partito.

Che cosa intende con "andare oltre" LeU?

Bisognava rimettere in discussione un modo di fare politica, anzi, quel modo di fare politica. Bisognava aprire a mondi che non si erano sentiti rappresentati: l’ambientalismo, il mondo LGBT, il femminismo, l’associazionismo laico e cattolico, i giovani precari che vivono di lavoretti. Bisognava incontrare le associazioni, i comitati, i laboratori che in questi anni hanno aggregato migliaia di persone nello sforzo di risolvere i problemi quotidiani. Bisognava quindi occuparsi e concentrarsi sulle persone, non sulle tessere.

Persone che in realtà sono anche in altri luoghi, in altre piazze. Penso alla rete, su cui LeU probabilmente si è mosso poco e male…

Le ultime elezioni ci hanno dimostrato come sia essenziale comunicare sulla rete oltre che nelle piazze e nei luoghi dell’incontro e della militanza politica. LEU non ha adeguatamente sviluppato questo ambito sottovalutandone la portata. La comunità digitale è fatta di persone in carne ed ossa che vuole partecipare e a cui bisogna saper parlare.

Lei che ruolo ha avuto in LeU?

Io, come sapete, da indipendente non ho avuto nessun ruolo dirigenziale in LEU dove le decisioni sono state sempre prese dalle tre componenti politiche che l’hanno fondato, oltre che dal suo leader, Pietro Grasso.

La foto che suggellò la nascita di LeU era tutta al maschile: i tre segretari di partito più Grasso. Era un segnale, no?

L’assenza di donne venne notata ma assolutamente ignorata. È paradossale che ora che l’esperienza di LEU è terminata, alcuni giornali utilizzino la mia foto come persona di riferimento di quella esperienza.

E adesso?

E adesso continuerò, come ho sempre fatto, a lavorare per un’area progressista aperta a ciò che si muove nella società civile e unitaria perché le elezioni europee sono vicine e troppo importanti per andare alla spicciolata.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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