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Via la scorta al Capitano Ultimo, lui twitta: “La mafia non c’è più, è stato un gioco”

Il Capitano Ultimo annuncia l’avvio della procedura per la revoca della scorta. “Nessun pericolo, la mafia non c’è più, è stato un gioco”, scrive in un tweet polemico il colonnello Sergio De Caprio, l’ufficiale dei carabinieri che arrestò Totò Riina, postando la notifica dell’atto di avvio del procedimento di revoca della scorta.
A cura di Susanna Picone
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Si torna a parlare della revoca della scorta al Capitano Ultimo, l’ufficiale dei carabinieri protagonista dell’arresto di Totò Riina e di altri capi mafiosi. Ad annunciare l’avvio delle procedure per togliergli la scorta è stato lo stesso carabiniere che ha scritto un tweet polemico e postato anche la foto della lettera ricevuta. “Nessun pericolo, la mafia non c’è più, è stato un gioco. Tutti invitati alla prossima cerimonia: via la tutela al Capitano Ultimo, in fondo se l’è cercata, e basta indagini, non servono più”, recita il tweet pubblicato dal colonnello Sergio De Caprio. Oggetto della lettera condivisa dal colonnello recita: “Comunicazione di avvio del procedimento di revoca, ai sensi dell’articolo 7 della legge 241/1990”. Nel testo, si legge come non ci sarebbero “specifici indicatori di rischio riferiti alle ipotesi di pericolo o minaccia”.

La scorta è stata ufficialmente restituita al Capitano Ultimo Sergio De Caprio lo scorso giugno dal Tar del Lazio, che ha giudicato illegittimo il provvedimento con il quale la Prefettura di Roma, nel settembre del 2018, aveva revocato al colonnello il dispositivo di protezione in suo favore disposto dall’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale. A dar notizia della restituzione della scorta al Capitano Ultimo era stato l’avvocato Antonino Galletti che si era detto orgoglioso del fatto che il Tar avesse accolto la tesi difensiva. La revoca della scorta, secondo l’avvocato, era stata frettolosa e non motivata in modo approfondito. L’avvocato di De Caprio aveva anche precisato che, senza la scorta, il suo assistito sarebbe stato esposto a gravi rischi. Anche quando lo scorso anno la revoca della scorta era stata resa nota, il colonnello aveva protestato pubblicamente contro la decisione.

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