USA, il governo ammette responsabilità nel disastro aereo in cui a gennaio morirono 67 persone

Il governo degli Stati Uniti ha riconosciuto per la prima volta una propria responsabilità diretta nella collisione aerea avvenuta lo scorso gennaio nei cieli di Washington, il più grave disastro aereo sul suolo americano da oltre vent’anni. Nell’incidente morirono 67 persone, dopo lo scontro tra un jet di linea e un elicottero militare Black Hawk nei pressi dell’aeroporto Ronald Reagan.
L’ammissione è contenuta nella risposta ufficiale alla prima causa civile presentata da una delle famiglie delle vittime. Nel documento, l’amministrazione federale attribuisce parte della colpa sia alla Federal Aviation Administration (FAA) sia all’esercito, sottolineando che il controllore di volo in servizio quella notte non avrebbe rispettato le procedure che regolano l’uso della separazione visiva. A questo si aggiunge, secondo l’atto, la “mancata vigilanza dei piloti dell’elicottero dell’esercito nel vedere ed evitare” l’aereo di linea in fase di atterraggio.
Il governo, tuttavia, non esclude responsabilità concorrenti. Nella ricostruzione dei legali si lascia intendere che anche altri soggetti, inclusi i piloti del jet e le compagnie coinvolte, possano aver contribuito alla tragedia. La causa cita esplicitamente American Airlines e la sua controllata regionale PSA Airlines, che hanno però chiesto al giudice di essere estromesse dal procedimento.

L’incidente si è verificato mentre il jet regionale di American Airlines stava atterrando al Reagan National Airport, nella Virginia settentrionale, a pochi chilometri da Washington. Secondo le autorità, l’elicottero militare avrebbe attraversato la sua traiettoria di volo. A bordo dell’aereo viaggiavano 60 passeggeri e quattro membri dell’equipaggio, mentre sull’elicottero si trovavano tre soldati.
Robert Clifford, avvocato della famiglia di Casey Crafton, una delle vittime, ha sottolineato che il governo ha ammesso “la responsabilità dell’esercito per l’inutile perdita di vite umane” e le mancanze della FAA nel rispetto delle procedure di controllo del traffico aereo, “giustamente” riconoscendo che anche American Airlines e PSA Airlines avrebbero avuto un ruolo nell’accaduto. Le famiglie, ha aggiunto, “restano profondamente addolorate e ancorate al dolore causato da questa tragica perdita di vite umane”.
Nel documento giudiziario, i legali dell’amministrazione scrivono che “gli Stati Uniti ammettono di avere avuto un dovere di diligenza nei confronti dei ricorrenti, dovere che è stato violato, causando direttamente il tragico incidente”. American Airlines, da parte sua, non ha commentato l’ammissione del governo. In un’istanza già presentata al tribunale, la compagnia sostiene che “l’appropriato ricorso legale dei ricorrenti non è contro American. È contro il governo degli Stati Uniti… La corte dovrebbe quindi respingere l'American Airlines da questa causa", ribadendo di essersi concentrata, dopo l’incidente, sul sostegno alle famiglie delle vittime.
L’inchiesta tecnica è ancora in corso. Il National Transportation Safety Board (NTSB) renderà pubblico il rapporto finale all’inizio del prossimo anno, ma ha già individuato una serie di fattori critici. Tra questi, il fatto che l’elicottero volasse circa 78 piedi (24 metri) sopra il limite consentito di 200 piedi su una rotta caratterizzata da margini di separazione minimi tra elicotteri e aerei in atterraggio sulla pista secondaria del Reagan. L’NTSB ha inoltre evidenziato come la FAA non abbia affrontato adeguatamente i rischi legati a uno degli aeroporti più trafficati del Paese, nonostante 85 quasi collisioni registrate nei tre anni precedenti.
Dalle audizioni investigative è emerso che il controllore aveva chiesto due volte ai piloti dell’elicottero se avessero il jet in vista. I militari avevano risposto affermativamente, chiedendo l’autorizzazione alla separazione visiva. La FAA ha poi ammesso che, negli anni, i controllori del Reagan erano diventati eccessivamente dipendenti da questa pratica, successivamente abbandonata.
Restano anche interrogativi operativi: alcuni testimoni hanno espresso dubbi sulla capacità dell’equipaggio dell’elicottero di individuare correttamente l’aereo indossando visori notturni e sul fatto che i piloti stessero osservando il settore di cielo corretto. Gli investigatori ritengono inoltre che i militari possano non essersi resi conto dell’altitudine effettiva, poiché l’altimetro barometrico indicava valori fino a 100 piedi inferiori rispetto a quelli registrati dai dati di volo.
Tra le vittime figuravano giovani pattinatori artistici di alto livello, insieme a genitori e allenatori di ritorno da una competizione in Kansas, e quattro operai specializzati del settore steamfitting dell’area di Washington.
