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Treviso, brucia in casa la moglie per l’assicurazione: Miglioranza scarcerato per problemi di salute

Sergio Miglioranza è uscito dal carcere ma rimane agli arresti con la pesante accusa di aver premeditato l’omicidio della moglie malata, la 67enne Franca Fava, e la sua badante e amica, la 74enne Fiorella Sandre. Per lui Gip ha disposto i domiciliari per problemi di salute su istanza dei suoi legali.
A cura di Antonio Palma
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È stato scarcerato Sergio Miglioranza, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie e la badante amica di famiglia appiccando il fuoco alla sua abitazione di Paese, nel Trevigiano, per incassare il premio assicurativo di circa 950mila euro e rifarsi una vita. Il 70enne è uscito dal carcere dopo diciannove giorni di reclusione a causa dei gravi problemi di salute di cui soffre ma rimane agli arresti. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Treviso infatti ha accolto l’istanza presentata dai legali dell’uomo per revocare la custodia cautelare in carcere che lo stesso gip aveva firmato lo scorso 5 marzo e gli ha concesso gli arresti domiciliari a casa di un amico, in provincia di Treviso.

A pesare sulla decisione del giudice oltre i problemi di salute, che sarebbero peggiorati in carcere, anche il fatto che non vi è alcun pericolo di fuga né di reiterazione del reato da parte dell’imputato. La scelta però ha destato molto sgomento tra i famigliari delle due vittime: la moglie di Miglioranza, la 67enne Franca Fava, inferma, e la sua badante e amica, la 74enne Fiorella Sandre. “Per me questa è un’altra batosta” ha raccontato al Corriere della Sera la figlia della settantaquattrenne, aggiungendo: “Già scoprire che Sergio le avrebbe uccise e che non si è trattato di un incidente è stato per me un colpo terribile, Io non lo voglio in carcere a tutti i costi. Però se è stato lui deve pagare e deve farlo in carcere”.

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L’uomo rimane comunque in arresto deve rispondere delle pesanti accuse di incendio aggravato, omicidio delle sue donne aggravato dalla premeditazione e violazione di sigilli. I fatti contestati risalgono al 10 giugno scorso quando, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti dopo lunghi mesi di indagini, l'uomo avrebbe appiccato l'incendio ala sua abitazione intrappolando nel fuoco le due donne che hanno trovato una morte orribile. Il movente sarebbe da ricercare nei premi assicurativi sui danni provocati dal rogo: una cifra pari a 950mila euro.

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Per l’accusa quel giorno Miglioranza avrebbe piazzato all'interno e all'esterno della casa una decina di inneschi, tra i quali un paio di bombole di gas, e poi avrebbe aperto i rubinetti del gas: la benzina cosparsa ovunque avrebbe fatto il resto. L’uomo dal suo caso continua a negare di aver dato fuoco alla casa e sostiene che le fiamme si sarebbe propagato da un fornelletto posto all’esterno della casa alimentate poi dall’ammasso di materiali all’esterno dell’abitazione.

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