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Trento, licenziarono la prof per il suo orientamento sessuale: condannato Istituto scolastico cattolico

la sezione lavoro della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un Istituto scolastico cattolico di Trento che nel 2014 aveva licenziato un’insegnante per via del suo orientamento sessuale. La scuola dovrà pagare le spese legali sostenute dalla docente e risarcire i danni morali e materiali.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La sezione lavoro della Corte di Cassazione ha stabilito che licenziare un docente per il suo orientamento sessuale è discriminatorio. Così si pone la parola "fine" alla vicenda giudiziaria che vedeva coinvolta un'insegnante trentina che nel 2014 fu licenziata da un Istituto religioso cattolico per via del suo orientamento sessuale. La professoressa, infatti, viveva da tempo con una compagna. Con una sentenza del 7 marzo 2017 la Corte di appello di Trento aveva condannato l'Istituto scolastico anche per via del carattere ritorsivo e diffamatorio delle sue condotte. La scuola avrebbe dovuto risarcire la docente per 30.000 euro a titolo di danno morale e per 13.329 euro a titolo di danno patrimoniale. A Cgil Trentino e Associazione radicale Certi diritti l'Istituto deve in totale 20.000 euro a titolo di risarcimento.

La scuola aveva fatto ricorso in Cassazione nel 2017 proponendo cinque motivi rigettati dalla Suprema Corte. La Sezione lavoro ha ritenuto in particolare che la libertà di insegnamento di un ente religioso non giustifica le discriminazioni nei confronti di persone per etnia, religione, genere e orientamento sessuale. Il ricorso è stato infatti respinto ponendo così la parola fine al procedimento giudiziario. La vittima ha espresso tramite l'avvocato Alexander Schuster sollievo per la conclusione della vicenda. "Siamo contenti che si sia raggiunta la chiarezza – spiega il legale – e che finalmente sia stato appurato che le scuole cattoliche possono avere libertà di insegnamento senza ledere la libertà dei singoli docenti che, a prescindere dalla loro vita privata, vanno rispettati nella loro dignità. Per la docente questa conclusione è importante anche perché fa emergere l'erroneo giudizio dell'allora presidente della Provincia autonoma di Trento. Ugo Rossi, infatti, indagò i fatti e concluse che non sussistevano illeciti. Le indagini sono state fatte sulla base delle stesse informazioni delle quali disponevano i giudici". L'Istituto è stato condannato anche al pagamento delle spese legali sostenute fino ad ora per 9.870 euro, accessori inclusi

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