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Torino, la spesa per i poveri: “Le famiglie che hanno bisogno sono aumentate del 30% con il Covid”

A Moncalieri, in provincia di Torino, abbiamo visitato uno dei molti centri che distribuiscono la spesa a chi non ha abbastanza. Sono disoccupati, pensionati con la minima, italiani e stranieri. I volontari del centro: “Da 3 settimane i nuclei familiari sono aumentati del 30%, passati da 130 a 170 famiglie. I magazzini si stanno svuotando”.
A cura di Gianluca Orrù
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Il centro Carità senza Frontiere di Moncalieri, 62mila abitanti al confine sud di Torino, distribuisce ogni settimana buste della spesa recuperata da grandi centri commerciali. La distribuzione avviene due volte alla settimana, comincia alle 9.30 ma già poco prima delle 8 c'è la fila ordinata. Prendono tutti un ticket come se fossimo dal salumiere.

Dentro mi accoglie Italo Gazzola, che da quando è in pensione ha costituito l'associazione di volontariato che ha in carico il progetto. Il comune ha concesso loro gli spazi in uso gratuito, paga le bollette e loro raccolgono il cibo in giro, da qualsiasi supermercato o realtà sul territorio che può dare qualcosa.

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"Da quando c'è la zona rossa – spiega Italo dietro una mascherina ffp2 – le società che si occupano delle mense scolastiche hanno smesso di rifornirci di frutta fresca e pane, in 3 settimane le nostre scorte si sono quasi azzerate, arrivano sempre nuove famiglie a chiedere aiuto". Fanno quello che possono, a Moncalieri come altrove, e ogni aiuto per queste persone sembra essere gradito. Mi racconta Marcello, pensionato con la minima, che "Si tratta di sopravvivenza, da quando sono stato operato al cuore e ho la pensione di invalidità, mi devo arrangiare con 690 euro al mese, pagando 450 più le spese per l'affitto. Che cosa posso fare?".  Il dramma è anche quello delle badanti straniere, anche se sono straniere solo per modo di dire. "Sono qui da 20 anni, da quando avevo 30 anni e ora ne ho 50. Anche se lavoro 6 ore alla settimana cosa faccio? Torno in Romania? La mia vita è qui".

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Sfilano altri pensionati con la minima, famiglie straniere, disoccupati, tutti che prendono il loro biglietto. Poi arriva la protezione civile che prende la temperatura all'ingresso e i volontari distribuiscono ordinatamente il pacco alimentare. I nuclei bisognosi sono segnalati direttamente dal comune, con un database condiviso vengono identificati e la spesa viene differenziata a seconda che la famiglia abbia o meno dei minori o dei bambini.

Verso le 10.30 finisce tutto e il sole è già alto. Sembra una bella giornata in questo pezzo di Piemonte e il sole sembra ignorare la povertà crescente che l'emergenza Covid in Piemonte e questo secondo lockdown ha fatto emergere come rocce dal mare durante una secca. Alcuni si emozionano quando parlano, molti non fanno vedere il volto, perchè insieme al dolore per la povertà c'è anche la vergogna di non potersi permettere la spesa, di non essere più autonomi, di essere costretti a chiedere aiuto.

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