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Torino, il racconto dall’inferno: “Zero controlli, poi il panico: ci siamo feriti sui vetri di bottiglia”

Un testimone racconta al telefono a Fanpage.it della paura vissuta in piazza San Carlo durante il falso allarme bomba scoppiato nel corso della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid: “Ne sono uscito solo con qualche graffio, ma poteva andare molto peggio. Controlli inadeguati: sul pavimento c’erano pezzi di bottiglie di vetro che non sarebbero mai dovute entrare lì dentro”.
A cura di Ida Artiaco
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"Abbiamo sentito un forte rumore, come di un motore che comincia improvvisamente ad accelerare e una frenata, poi le urla. Siamo stati travolti da un'onda umana e c'è stato il panico". Sono queste le parole di R.D., 27 anni tifoso della Juventus, che la sera del 3 giugno era insieme ad altri tre amici a piazza San Carlo per tifare la squadra di Massimiliano Allegri impegnata nella finale di Champions League contro il Real Madrid, quando è scoppiato il falso allarme bomba, che ha fatto più di 1500 feriti. Un vero e proprio inferno, quello che il testimone racconta al telefono a Fanpage.it. "Ci hanno detto solo ore dopo che era stato probabilmente un petardo, ma in quel momento, almeno io ho pensato che un camion si sarebbe gettato sulla folla, per questo quando ho visto quell'onda umana avvicinarsi ho cominciato a correre per ripararmi. Ho anche lasciato in piazza il mio zaino con soldi e documenti, che poi non ho più ritrovato. Mi sarò anche impressionato, ma è questo quello che ricordo".

L'arrivo in piazza San Carlo e i controlli inadeguati

La giornata di R. e dei suoi amici comincia presto, quando all'alba di sabato 3 giugno insieme hanno preso un aereo da Napoli, città in cui risiedono, per andare a Torino a supportare la propria squadra del cuore. Arrivano in piazza San Carlo intorno alle 10:00. "Siamo entrati indisturbati, e vi siamo rimasti fino alle 12:00 circa – ci dice -. La piazza era andata via via riempiendosi di persone entrate senza nessun controllo. Andiamo a mangiare a Piazza Castello, per poi tornare davanti al maxischermo verso le 15:30: ci accolgono delle transenne con dei poliziotti che controllano le borse, come si fa all'ingresso degli stadi, facendo giustamente gettare via lattine e bottiglie di vetro. Purtroppo le persone entrate prima dell'inizio dei controlli avevano potuto portare con sé qualsiasi cosa, senza nessun disturbo, addirittura notiamo delle casse di birra. Alle bottiglie in vetro in una piazza stracolma di gente si sono aggiunti decine di fumogeni. Ora, se i controlli fossero stati fatti fin dall'alba, controllando tutti probabilmente staremmo parlando di un numero notevolmente inferiore di feriti, date le centinaia di persone andate all'ospedale con tagli vari causati dai cocci delle bottiglie rotte prima dall'entusiasmo per il pareggio della Juve e dopo per il panico scatenatosi all'improvviso".

Il panico tra la folla e l'impossibilità di trovare vie di fuga

"Ho sentito un forte rumore, come di un motore che comincia improvvisamente ad accelerare e una frenata, poi le urla. Una delle uscite principali era chiusa dal maxischermo. Il panico è iniziato proprio qui vicino, alla sinistra della piazza, e in un attimo tutti si sono trovati a correre disperati verso destra, andandosi a chiudere verso un imbuto. Il risultato è stato questo: persone a terra calpestate dalla folla terrorizzata, o chiusa da chi spingeva da dietro verso le transenne. Io ho pensato subito a un camion impazzito sulla folla e ho cominciato a correre", continua il tifoso. Le notizie che arrivano in quei secondi sono confuse. "Mi sono rifugiato in un negozio sotto ai porticati di piazza San Carlo, il proprietario a un certo punto ha tirato giù la saracinesca, all'interno eravamo una ventina di persone, e da fuori sentivo persone urlare e parlare di spari. Intanto, avevo perso i miei amici e il mio zaino che avevo lasciato in piazza. Con me avevo per fortuna il cellulare". R. ha scoperto che un suo compagno di viaggio era stato trasferito in ospedale: "Ha perso una scarpa cadendo più volte, e credo che sia stato per questo che si sia tagliato, ricevendo 7 punti di sutura, poi si è rifugiato in un palazzo dove la gente continuava a entrare e hanno provato a sfondare una porta in vetro per avere spazio. L'ho raggiunto in ospedale e così anche altri due ragazzi che erano partiti con noi".

Nessuno ancora sa dire cosa sia realmente successo in quegli attimi di agitazione in piazza, ma le testimonianze dei presenti si moltiplicano, ciascuno con una propria verità da aggiungere al tassello delle indagini. "Quella che doveva essere una festa – ha concluso il tifoso – si è trasformata in una serie di interminabili momenti di terrore, durante i quali ho avuto per la prima volta la paura reale di morire, e ringrazio Dio per esserne uscito con solo qualche graffio".

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