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Timbravano e lasciavano l’ospedale, nove dipendenti dell’azienda ospedaliera indagati a Palermo

L’inchiesta, denominata non a caso “Caffè lungo”, è nata per contrastare comportamenti di assenteismo dal lavoro tenuti da alcuni dipendenti negli ospedali Civico di Palermo e all’ospedale dei Bambini. Ad incastrarli i furbetti del cartellino i video delle telecamere nascoste piazzate dai carabinieri.
A cura di Antonio Palma
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Dopo aver timbrato il cartellino di ingresso, avrebbero lasciato l'ospedale in cui lavoravano pur risultando in orario di lavoro e si sarebbero intrattenuti fuori dalla struttura ospedaliera per un lungo periodo non giustificabile recando un danno alle attività dell'azienda ospedaliera. Queste le accuse nei confronti di nove dipendenti dell’azienda ospedaliera Arnas Civico di Palermo, indagati ora dalla Procura del capoluogo siciliana con le accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. Ad otto di loro oggi i carabinieri di Palermo hanno notificato anche altrettante misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari su richiesta dei pm mentre il nono è indagato a piede libero.

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Nel dettaglio, per tre dipendenti dell’azienda ospedale Civico è scattata la sospensione dal pubblico ufficio per dodici mesi, per gli altri cinque, inseriti nei piani di occupazione regionale, c'è invece l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ad incastrarli i video delle telecamere nascoste piazzate dai carabinieri per contrastare comportamenti di assenteismo dal lavoro tenuti da alcuni dipendenti negli ospedali Civico di Palermo e all’ospedale dei Bambini. Le indagini infatti sono state condotte attraverso l’osservazione di video riprese, pedinamenti e acquisizione di documenti da cui sono emersi diversi casi di allontanamenti dall’ospedale pur risultando in orario di lavoro.

L'inchiesta denominata non a caso "Caffè lungo", si riferisce a episodi avvenuti tra ottobre e novembre 2019 e tra le altre cose ha fatato emergere anche un caso in cui un degli indagati ha utilizzato il badge di una collega per fare risultare la presenza in servizio di quest'ultimo. "Una prassi illecita che, anche se nel caso in esame fa registrare percentuali di assenteismo minori rispetto ad altre indagini ,rimane certamente grave per la ricaduta che ha in termini di compensi economici non dovuti versati dalla sanità pubblica e, soprattutto, per i disservizi e i disagi arrecati all’utenza e ai colleghi che, invece, rispettano rigorosamente l’orario e i doveri di servizio" ha spiegato il tenente colonnello Angelo Pitocco, comandante Gruppo Carabinieri Palermo, rivelando: "Non è un caso, infatti, che l’attività abbia avuto inizio proprio dalla denuncia di un cittadino sconfortato e preoccupato per la salute di un proprio congiunto".

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