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Stamina, giudice concede cure a 46enne: “I malati hanno diritto alla speranza”

Il tribunale di Roma ha concesso le cure con il metodo stamina ad una donna 46enne malata di sclerosi multipla ritenendo che “il diritto alla speranza dei malati non può essere irragionevolmente limitato o soppresso”.
A cura di Antonio Palma
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Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso di una donna malata di sclerosi multipla e ha  ordinato all'azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia la somministrazione del trattamento con cellule staminali secondo il protocollo Stamina Foundation. Secondo il tribunale le cure con questo metodo non vanno vietate perché i malati “hanno diritto alla speranza”. La 46enne, affetta da sclerosi multipla dal 1982, si era già sottoposta a tutte le terapie convenzionali e a settembre aveva deciso per il ricorso  dopo una prescrizione del medico specialista che indicava con urgenza il trattamento con cellule staminali in mancanza di alternative valide. Nell'ordinanza, che è stata emessa con un provvedimento d’urgenza data la situazione di gravità delle condizioni della donna,  i giudici hanno spiegato che “il diritto alla speranza dei malati non può essere irragionevolmente limitato o soppresso”.

Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato della donna, Emanuele Ruggeri, per questa decisione del Tribunale. Secondo il legale "si tratta dell'ordinanza più autorevole sul territorio nazionale che di fatto ha disapplicato il decreto Balduzzi”. Il legale ha ricordato infatti che “il ricorso non nasce da un rifiuto al trattamento da parte dell'azienda, perché il decreto Balduzzi non consente di presentare la richiesta”, aggiungendo che l'azienda sanitaria  non si è costituita parte nel processo ma ha mandato una lettera con cui si è rimessa alle decisioni del giudice. La donna comunque potrà iniziare le cure solo dopo il parere del comitato etico come richiesto dal giudice.

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