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“Sono un pusher mi assolva”, si confessa e regala un chilo e mezzo di droga al prete a Piacenza

Il singolare episodio dopo la consueta messa domenicale quando il parroco di Borgotrebbia,, don Pietro Cesena, si è ritrovato davanti un giovane che si è detto pentito per quello che aveva fatto e a dimostrazione del suo rimorso ha lasciato al prete tutta la droga in suo possesso, circa un chilo e mezzo di marijuana.
A cura di Antonio Palma
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Fermamente pentito per le sue azioni, è entrato in chiesa con un sacco pieno di marijuana e, dopo aver ammesso di essere un pusher in confessionale, ha regalato un chilo e mezzo di droga al parroco che lo aveva assolto dai peccati. È quanto accaduto nei giorni scorsi nella chiesa della parrocchia di Borgotrebbia, un piccolo quartiere alla periferia di Piacenza. Il singolare episodio dopo la consueta messa domenicale quando il parroco, don Pietro Cesena, si è ritrovato davanti un giovane che si diceva pentito per quello che aveva fatto e a dimostrazione del suo rimorso ha lasciato al prete tutta la droga in suo possesso, consapevole di essere protetto dal segreto del confessionale. Dopo averlo assolto, a Don Pietro non è rimasto altro da fare che chiamare le forze dell'ordine per consegnare la marijuana. La droga  che al dettaglio avrebbe potuto fruttare circa 20mila euro, è stata sequestrata dalla polizia che ha avviato le indagini sul caso. Ovviamente il prete non ha fatto il nome del peccatore e la Procura ha dovuto pure un fascicolo contro ignoti.

Non si sa se il pusher sia un fedele occasionale della chiesa piacentina o un parrocchiano abituale di don Pietro Cesena. In quest'ultimo caso potrebbe essersi convinto a cambiare vita ascoltando uno dei tanti sermoni del parroco di Borgotrebbia che da tempo dal pulpito della chiesa si batte contro la droga e tutti promotori di messaggi sbagliati e ingannevoli verso i più giovani. “I ragazzini dovrebbero avere il diritto alla spensieratezza, invece spesso questo non accade e per un giovanissimo allo sbando emotivo certe parole possono portarlo sulla strada delle violenze, del bullismo, di un'apertura al mondo della droga e a quanto di peggio possa esserci nella nostra società” aveva spiegato il parroco nell'estate scorsa scagliandosi contro i rapper "che a ragazzini di 12 anni, che si affacciano alla vita con tutti gli ormoni in circolo, dicono che tanto la vita finisce in niente". "Se ne incontro uno lo picchio, poi mi picchia lui, ma io mi ci butto dentro perché non è possibile che i nostri ragazzi ascoltino da questi stronzi che ciò che vale è solo la carriera, i soldi, il sesso, la droga” aveva messo in chiaro il parroco.

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