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Scuola, gli insegnanti chiedono sicurezza sul concorso e bocciano il prolungamento del calendario

Nel programma del governo Draghi dovrebbero esserci la stabilizzazione degli insegnanti precari e l’allungamento dell’anno scolastico al 30 giugno. Nel frattempo riparte il concorso straordinario fermato lo scorso autunno. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda Insegnanti, ha spiegato a Fanpage.it perché quella di prolungare la fine della scuola è una pessima idea e ha chiesto chiarezza sullo svolgimento del concorso dal 15 febbraio.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La scuola dovrà essere una delle priorità del nascente governo Draghi. Lo ha detto lo stesso presidente incaricato alle delegazioni dei partiti politici durante le consultazioni. Tra le indiscrezioni emerse in questi giorni ci sarebbe anche un possibile allungamento dell'anno scolastico al 30 giugno, ipotesi che ha creato grande malumore tra insegnanti e studenti. Ma anche la stabilizzazione rapida dei precari, per non ripartire a settembre con cattedre vuote. In tutto ciò ieri è arrivato l'annuncio che la prossima settimana riprenderà il concorso straordinario interrotto lo scorso autunno, ma non c'è molta chiarezza. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda Insegnanti, ha fatto il punto su tutti questi temi aperti rispondendo alle domande di Fanpage.it.

Il 15 febbraio riprende il concorso straordinario…

Siamo in pandemia e per lo svolgimento dei concorsi ci sono delle regole, in particolare c'è un protocollo validato dal Comitato tecnico scientifico che vale per tutti i concorsi pubblici e che prevede alcune cautele, come il distanziamento di due metri o il tampone non antecedente 48 ore rispetto allo svolgimento del concorso. Il concorso straordinario non si svolge per tutti dietro casa, la gente si deve spostare, per esempio dalla Sardegna vengono sul continente, stamattina un collega mi diceva che da Pordenone va a sostenere l'esame in Lombardia. Le persone si spostano a loro spese e con dei disagi, dal ministero non abbiamo ottenuto ancora risposta, anche se lo abbiamo chiesto formalmente, su quali misure debbano seguire i candidati. Stavolta visto che c'è questo protocollo nuovo sembra che serva questo tampone, ma questo vuol dire che chi deve sostenere l'esame di lunedì deve fare un tampone di sabato o di domenica. Non sappiamo neanche quali distanziamenti abbia previsto il ministero, non so se siano stati in grado di tenere in conto che stavolta il parametro sono i due metri. C'è preoccupazione, mi sembrano in difficoltà. E poi la spesa è tutta a carico dei poveracci che devono fare il concorso, devono fare il tampone a spese loro e si devono spostare a spese e rischio loro.

Le notizie che stanno emergendo dalle consultazioni del presidente incaricato raccontano che Mario Draghi vorrebbe ripartire a settembre senza cattedre vuote.

Per noi è un'ottima notizia. Ho convocato la nostra direzione nazionale per elaborare delle proposte ufficiali sul tema reclutamento per venerdì pomeriggio. È assolutamente positivo perché non possiamo andare avanti con questo record del personale precario, siamo a quota 200mila e probabilmente a settembre se non si farà nulla saremo a 220mila. Il concorso che si sta facendo adesso è comunque un pannicello caldo, perché sono 32mila stabilizzazioni in tre anni, mica subito.

Il concorso pubblico è la strada migliore?

In tempi normali il concorso sarebbe la strada normale, è previsto dalla nostra costituzione ed è giusto che in tutti i posti pubblici si acceda per concorso. Ovviamente però, questo è nel mondo ideale, perché in quello reale ci sarebbe bisogno di un meccanismo meno farraginoso che facesse le selezioni per le assunzioni in modo quasi automatico quando si liberano i posti. Se guardiamo la storia del ministero dell'Istruzione vediamo che fare i concorsi è diventata un'impresa. Per le scuole superiori in vent'anni sono stati capaci di fare tre concorsi in tutto.

Si parla anche di un prolungamento dell'anno scolastico fino al 30 giugno.

Si può parlare di tutto, ma bisogna farlo approfondendo le cose. Il calendario scolastico non dipende dal comodo degli insegnanti: è stato tarato sulle esigenze delle famiglie dalle Regioni. Il nostro calendario scolastico è all'incirca come tutti quelli dei Paesi europei, ma forse anche un po' più lungo, la Francia ad esempio fa meno interruzione estiva ma fa un mese di pausa a Natale. Ogni Paese si basa sulle proprie condizioni climatiche e sulla propria organizzazione. In tempi normali l'interruzione estiva in realtà è solo ad agosto, perché a luglio si fanno gli esami di Stato, che non possiamo spostarli ad Agosto, provocherebbe l'insurrezione delle famiglie e degli operatori turistici. È un calendario che ha delle sue flessibilità perché le Regioni e le scuole possono adeguarlo, ma nessuno può fare miracoli. Poi, per quel che riguarda la situazione attuale della pandemia, far lavorare di più insegnati mi pare che sia una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché gli insegnanti hanno lavorato tantissimo, perché purtroppo la didattica a distanza è più pesante di quella normale e richiede più impegno e più tempo e ho ricordato anche che nella scuola dell'infanzia, nella scuola primaria, e nelle scuole medie non ci si è mai fermati.

Così alcuni studenti non rischiano di essere penalizzati?

Sappiamo benissimo che abbiamo anche dei grossi problemi, perché c'è chi resta indietro e non sono pochi, perché ci sono gli alunni stranieri, gli alunni che non hanno i devices, gli alunni che non hanno i collegamenti. Sono sicuramente tanti i ragazzi che restano indietro e non è che possiamo abbandonarli. A questi dobbiamo pensare non col prolungamento dell'anno scolastico, che trovo una cosa piuttosto fantasiosa, ma finanziando con urgenza dei corsi di recupero individualizzati che sono sicuramente più efficaci.

Sembra che al ministero dell'Istruzione, con il governo Draghi, ci sarà un tecnico, anche se certezze sul nome ancora non ce ne sono. Su cosa dovrebbe concentrarsi prioritariamente il nuovo ministro?

Il presidente incaricato ha fatto bene a dire che bisogna muoverci in modo che col primo settembre possano essere in cattedra tutti gli insegnanti, mi pare una cosa buona anche se sono molti anni che è diventata una chimera, perché siamo scivolati sempre più indietro. L'altra urgenza in contemporanea è risolvere il problema del pericolosissimo numero di precari e quello del reclutamento, sono due problemi paralleli. Dobbiamo trovare delle soluzioni d'emergenza per la situazione attuale, quindi procedere con una stabilizzazione più seria e più veloce dei precari. Risolto questo immediatamente bisogna mettere per il futuro dei meccanismi tali che impediscano di creare tutto questo precariato. Quindi intervenire su forme di reclutamento serie, stabili e ricorrenti.

E rispetto alla maturità?

Sulla maturità non abbiamo novità. A noi la maturità piace più seria, però in questa situazione di emergenza, ovviamente, come diceva il maestro Manzi, si fa quello che si può.

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