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Pensioni, arriva la quota 100: assegni dall’1 aprile, ma c’è il rischio di doverli restituire

L’Inps inizierà a liquidare gli assegni pensionistici per chi ha aderito alla quota 100 a partire dal primo aprile. Anche senza verificare che il richiedente abbia realmente lasciato il lavoro. Il rischio, quindi, è che da verifiche successive si scopra che la persona che ha ricevuto l’assegno non ne abbia diritto e dovrà quindi restituire le somme.
A cura di Stefano Rizzuti
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Mentre alla Camera dei deputati è in corso la discussione sul decretone riguardante reddito di cittadinanza e quota 100 in tema di pensioni, arriva la conferma che i primi assegni previdenziali per chi aderisce alla riforma voluta dal governo verranno liquidati dal primo aprile. I cosiddetti quotisti – coloro i quali hanno almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati – vedranno quindi liquidare le proprio domande di pensione già dal primo aprile. Ma si tratta di una liquidazione provvisoria, perché partirà senza una verifica di avvenuta cessazione di attività dei lavoratori dipendenti. Parliamo dell’Unilav, la Comunicazione obbligatoria unificata Lav: si tratta di un modulo che il datore di lavoro deve compilare per comunicare l’assunzione del dipendente, la cessazione di un rapporto di lavoro ed eventuali proroghe e trasformazioni. La decisione viene confermata dal messaggio inviato l’11 marzo dal direttore generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, a direzioni regionali, direzioni di coordinamento metropolitano e strutture territoriali dell’istituto di previdenza.

Il messaggio dell’Inps riporta: “Esclusivamente per le pensioni quota 100 con decorrenza 1° aprile 2019, atteso il meccanismo della prima finestra utile, si ritiene opportuno consentire in via straordinaria di procedere alla liquidazione provvisoria sulla base delle dichiarazioni di cessazione contenute nella domanda, a ricorrere dei prescritti requisiti, in mancanza di un dato certificato dal datore di lavoro attraverso le comunicazioni obbligatorie Unilav, attestante l'avvenuta cessazione del rapporto di lavoro dipendente”. Ma si pone un problema: “Rimane fermo che, successivamente alla disponibilità nell'archivio Unilav dei dati relativi alla cessazione, le liquidazioni delle pensioni effettuate in via provvisoria dovranno essere verificate e si dovrà procedere al recupero degli eventuali ratei indebiti corrisposti al richiedente nel caso di difformità tra la dichiarazione resa nella domanda e le informazioni presenti in Unilav”.

In sostanza, gli assegni verranno liquidati per i quotisti ma se poi questi non dovessero aver lasciato realmente il lavoro dovranno restituire le somme. Galeazzo Bignami, deputato di Forza Italia, accusa: “Un fatto insolito, singolare, a seguito del quale ho presentato un'interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro. Il rischio è che possano essere liquidate pensioni in modo non conforme alla normativa con la conseguenza che le stesse possano essere non dovute e dovranno essere pertanto recuperate gestendo dei reincassi. È verosimile infatti che numerose persone abbiano presentato domanda solo in via cautelativa in attesa della conversione in legge del decreto e non è detto che le stesse si licenzieranno davvero. Oltre a generare situazioni potenzialmente non conformi alla legge, la richiesta giunta ai dipendenti Inps costituirà per gli stessi un ulteriore aggravio lavorativo e si ritroverebbero a trascurare altre prestazioni ordinarie che i cittadini, legittimamente, si attendono che vengano erogate”.

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