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NoTap contro M5s, bruciata la bandiera: “Siete peggio dei vostri predecessori”

Dura manifestazione di protesta degli attivisti no Tap davanti a Melendugno dopo le parole del Premier Giuseppe Conte che ha confermato ai sindaci pugliesi l’ok alla realizzazione del gasdotto tanto contestato. Per la prima volta a essere presi di mira sono stati anche gli stessi esponenti del M5s che in campagna elettorale avevano promesso lo stop al progetto approvato dai precedenti governi.
A cura di Antonio Palma
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Dopo l'annuncio da parte del Premier Giuseppe Conte che ha confermato ai sindaci pugliesi la volontà del governo di dare l'ok alla realizzazione del gasdotto Tap, riesplode la rabbia degli attivisti nei comuni  interessati dai lavori  dell'opera che porterà il gas in Italia dall'Azerbaigian. Tanta infatti è stata la delusione tra i comitati No Tap che contavano proprio sul nuovo Esecutivo per dare lo stop definito al progetto dopo le ripetute rassicurazioni del Movimento 5 Stelle in campagna elettorale circa l'annullamento dell'opera. Questa mattina  i manifestanti  hanno dato vita a nuove proteste  durante il sit-in organizzato a Melendugno, in provincia di Lecce, in cui approderà il gasdotto. Ribadendo ancora una volta la loro contrarietà alla realizzazione del gasdotto, per la prima volta a essere presi di mira sono stati anche gli stessi esponenti del M5s.

Durante la protesta sono state strappate le schede elettorali come già accaduto i passato ma è stato dato alle fiamme anche un manifesto con i volti dei parlamentari che avevano promesso impegno sul tema una bandiera dello stesso Movimento 5 Stelle. "Sdegno non solo per la decisione in sé e per sé di autorizzare il gasdotto Tap, ma soprattutto per le argomentazioni insostenibili che vengono portate per giustificare tale decisione", hanno spiegato dai movimenti No Tap, riferendosi alle parole del Presidente del consiglio. "Bloccare l’opera comporterebbe costi insostenibili. Ad oggi non è più possibile intervenire sulla realizzazione di questo progetto che è stato pianificato dai governi precedenti con vincoli contrattuali già in essere”, aveva spiegato infatti Conte incontrando i sindaci pugliesi coinvolti dalla costruzione dell’opera, sottolineando: "Non abbiamo riscontrato elementi di illegittimità. Interrompere la realizzazione dell'opera comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi di euro. In ballo ci sono numeri che si avvicinano a quelli di una manovra economica".

Parole che avevano spinto il Movimento No Tap  a chiedere subito "le dimissioni di tutti i politici che in campagna elettorale hanno fatto promesse sulla possibilità di bloccare il gasdotto Tap". I rappresentanti locali del M5s, presi di mira anche sui social, dal loro canto di difendono spiegando di aver fatto tutto il possibile. Gli attivisti comunque  promettendo però che la loro battaglia continuerà ancora sia a livello locale con manifestazioni di protesta in occasione dei tanti lavori previsti sul territorio sia con ricorso a giudici e istituzioni europee

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