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Norma Megardi investita con l’auto e poi bruciata per soldi, la confessione di Luca Orlandi

Resta in carcere Luca Orlandi, il 24enne reo confesso dell’omicidio di Norma Megardi. Oggi ha risposto alle domande del Gip che ne ha convalidato il fermo.
A cura di Antonio Palma
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È  stata investita e poi data alle fiamme nella sua stessa auto Norma Megardi, la pensionata 74enne di Sale, in provincia di Alessandria, scomparsa mentre andava nella cascina di sua proprietà e trovata poi completamente carbonizzata sui sedili posteriori della sua utilitaria in una striscia di boscaglia a Isola S.Antonio, sempre nell'Alessandrino. Lo ha raccontato Luca Orlandi, il 24enne reo confesso dell'omicidio dell'ex insegnante d'inglese.

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Il giovane, ascoltato oggi dal giudice per le indagini preliminari durante l'interrogatorio di garanzia, ha risposto alle domande e ha integrato così l'interrogatorio effettuato davanti al magistrato a cui aveva confessato il delitto. Il ventiquattrenne ha confermato il movente economico dietro l'omicidio, spiegando di aver avuto quel giorno l'ennesimo diverbio con la vittima relativo ai debiti che lui e la sua famiglia avevano contratto con la donna.

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Il 24enne l'avrebbe investita con la propria utilitaria, quindi avrebbe deciso di sbarazzarsi dell'Opel della donna e del corpo dandoli alle fiamme. L'assassino risalirebbe dunque alla stessa giornata della scomparsa della donna, lunedì 20 giugno. Solo dopo il ritrovamento del cadavere, però, il giovane si è presentato il 24 giugno al Comando provinciale dei carabinieri di Alessandria accusandosi di aver ucciso la donna.

Il ragazzo ha spiegato che da tempo era in lite con la donna che pretendeva il saldo dei debiti  della sua famiglia per l'affitto dei campi non pagato, circa 2600 euro, ma che la situazione si era esasperata dopo che Norma Megardi lo aveva informato della volontà di cedere i terreni ad altri.

Il gip Stefano Tacchino ha convalidato il fermo Luca Orlandi e applicato per lui la misura cautelare della custodia in carcere con le accuse di omicidio volontario, incendio e distruzione di cadavere. Per gli stessi reati sono indagati a piede libero per presunta complicità anche la madre, intestataria dell'azienda agricola poi fallita e passata al figlio, e il padre, poliziotto sospeso dal servizio in via cautelativa. Entrambi i genitori però respingono gli addebiti.

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