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“Non si può fare niente”: Antonella e Iolanda non potranno essere entrambe mamme di Victoria

Antonella e Iolanda sono una coppia felice. Insieme da 7 anni, stanno per diventare mamme di una bambina, Victoria, la loro “vittoria”. Purtroppo però, per lo Stato italiano, una delle due non sarà riconosciuta come madre.
A cura di Daniele Balestreri
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Iolanda e Antonella
Iolanda e Antonella

Antonella e Iolanda si sono sposate civilmente nel 2019, a Casamassima, una piccola città in provincia di Bari. Dopo l’unione, hanno deciso di inseguire un altro sogno: una bambina. Si sono recate in una clinica di medicina riproduttiva, a Barcellona, e al secondo tentativo ce l’hanno fatta. La notizia ha portato grande gioia nella coppia e nelle rispettive famiglie, che all’improvviso però si sono trovate presto a dover affrontare un calvario burocratico: gli addetti ai lavori dell’anagrafe della loro città si sono rifiutati di dare il consenso alla registrazione del futuro atto di nascita con due mamme. “Non si può fare niente”, hanno risposto. Nel mentre, grazie ai suggerimenti dell’avvocata Pasqua Manfredi, Rete Lenford, la coppia si è data da fare per cercare una soluzione ma senza successo: anche il Sindaco, che poteva sbrogliare facilmente la pratica, nonostante una prima disponibilità, si è trincerato in un silenzio assordante.

Le abbiamo incontrate per saperne di più e Iolanda ci ha raccontato il loro percorso.

Come vi siete conosciute e quanto tempo fa?

Ci siamo conosciute 7 anni fa, io insegno inglese e Antonella era in uno dei miei corsi, dopo qualche settimana eravamo innamorate. È stato tutto inaspettato e veloce. Nel 2019 ci siamo unite civilmente e abbiamo comprato casa.

Quando avete pensato di avere una bambina? 

Dopo qualche anno dal nostro primo incontro abbiamo iniziato a pensare che sarebbe stato bello allargare la nostra famiglia. Ci siamo recate presso una Clinica di medicina riproduttiva, pensando che potessi portare io avanti la gravidanza ma me lo ha sconsigliato perché la percentuale di riuscita per me era troppo bassa. Abbiamo lasciato perdere promettendoci che ci avremmo ripensato. Nel 2021 poi, abbiamo deciso di riprovarci e Antonella ha fatto tutte le analisi e gli esami per verificare le probabilità di riuscita. Erano comunque intorno al 20% ma abbiamo deciso di provare.

Quali sono state le tappe fondamentali del vostro percorso?

Il percorso per la maternità è lungo e richiede tanta pazienza e tempo da dedicare soprattutto perché in Italia non si può fare, non è possibile per le coppie omosessuali né per i single ma solo per le coppie eterosessuali sposate. Siamo quindi andate a Barcellona e Antonella si è sottoposta ad esami e analisi e entrambe abbiamo firmato una serie di consensi e documenti. Il primo tentativo a Luglio non è andato a buon fine. Eravamo scoraggiate ma ci siamo concesse un ultimo tentativo. Nonostante le basse aspettative l’esito di Ottobre è stato positivo e ora Antonella è all’ottavo mese.

Ad un certo punto si sono presentati i primi ostacoli…

Dopo i primi mesi dal risultato positivo in cui eravamo ancora incredule e paralizzate dalla felicità, abbiamo iniziato a chiederci cosa sarebbe successo dopo la nascita di nostra figlia. Ci siamo confrontate con l’avvocata Pasqua Manfredi di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti lgbti+, che ci ha da subito spiegato la situazione e dato varie opzioni. In Italia non è possibile per le coppie omosessuali registrare alla nascita i loro figli, ma abbiamo sperato che l’ufficiale dell’Anagrafe o il Sindaco del nostro Comune ci dessero il consenso per la registrazione dell’atto di nascita con due mamme, così come è successo e succede in altre città italiane, anche in Puglia. Abbiamo chiesto un incontro con il Sindaco che si è dimostrato da subito disponibile a incontrarci. Purtroppo però, la disponibilità iniziale non ha avuto seguito. Ci ha organizzato un incontro con gli ufficiali dell’anagrafe ed è stato in quel momento che ho capito immediatamente che da lì sarebbe iniziato un percorso travagliato. Gli ufficiali dell’anagrafe hanno risposto con un secco “non si può fare niente”, senza lasciare alcuna speranza. Speravamo che il Sindaco avrebbe dato il suo consenso e abbiamo aspettato quasi un mese fiduciose, ma abbiamo ricevuto un rifiuto. Al momento non c’è una legge che lo consente e anche la giurisprudenza è contraria.

Come avete reagito a questo rifiuto? 

Una grande delusione. Non si può spiegare a parole tutto quello che provi quando qualcuno può decidere del futuro del tuo rapporto con tua figlia e ti nega il privilegio di essere registrata come mamma. È un semplice passaggio burocratico che ci avrebbe evitato la strada lunga e in salita dell’adozione. Una adozione per casi particolari che non è neanche una adozione piena e che comporta assistenti sociali, pareri sulla mia sanità mentale, fisica e patrimoniale. Tutto ciò solo per dimostrare di essere un genitore degno. Tengo a precisare che, se una coppia eterosessuale ricorre a un donatore di seme esterno o alla donazione degli ovuli da donna donatrice non incontra nessun ostacolo, né tantomeno deve affrontare il percorso dell’adozione per vedersi riconosciuta come genitore. Saranno mamma e papà del loro bambino.

Cosa avete intenzione di fare ora?

Aspettiamo che nasca e poi decideremo. Vorrei poter dire a mia figlia che sono sua madre perché l’abbiamo entrambe fortemente voluta, senza doverle raccontare che nel nostro paese io non esisto. E vorrei che qualcosa si smuovesse per noi ma anche per tutte le altre coppie omosessuali che hanno gli stessi nostri sogni. Una cosa è certa, nostra figlia Victoria sarà la nostra vittoria comunque, indipendentemente dall’incapacità di questo Paese di fare qualcosa di giusto.

 

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